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Salute e Benessere : La Malattia di Parkinson
Inviato da Angela Vivo il 19/4/2024 8:30:00 (2053 letture)

gifcuoreChe cos’è la malattia di Parkinson? La malattia di Parkinson è la malattia neurologica degenerativa più diffusa dopo la Malattia di Alzheimer: si stima che in Italia ogni anno ci siano 6000 nuovi casi di M.d.P., mentre la prevalenza (numero totale di casi nella popolazione) a livello internazionazionale è dell’1% nella popolazione con età superiore ai 65 anni.




donna34Alcuni studi hanno dimostrato che la malattia di Parkinson (M.d.P.) colpisce principalmente la razza bianca, in particolare la popolazione Europea e Nord Americana, mentre è meno comune nelle razze asiatiche e africane.




La M.d.P. ha un considerevole impatto sul piano sociale e emotivo in quanto limita il paziente dal punto di vista motorio e intellettivo, diminuendone l’autonomia: il paziente perde la sicurezza in se stesso, nelle sue capacità lavorative e sociali. Diventano quindi di fondamentale importanza il supporto familiare e un corretto approccio terapeutico.



Cosa si intende con il termine patologia neurodegenerativa?




La M.d.P. viene definita come una malattia degenerativa del sistema nervoso centrale. Il termine degenerativo significa che nel corso della malattia si verifica la morte delle cellule cerebrali di una zona ben specifica del cervello e che la patologia ha un’evoluzione lenta e progressiva.

Nella M.d.P. infatti, la zona che va incontro a questo processo di morte neuronale è la sostanza nera, una zona situata in profondità nel cervello che controlla principalmente i movimenti del corpo.




La substantia nigra viene così chiamata perchè si presenta più scura rispetto al tessuto nervoso che la circonda e ciò è dovuto al fatto che i neuroni che la compongono contengono la neuromelanina, un pigmento scuro che conferisce loro il caratteristico colore nero.

Le cellule della substantia nigra producono dopamina, un neurotrasmettitore fondamentale per il controllo dei movimenti. Un neurotrasmettitore è una sostanza che viene rilasciata da una cellula per trasferire un’informazione a un’altra cellula vicina. Nel caso dei neuroni della substantia nigra, la dopamina permette in condizioni normali di far comunicare questa struttura con un’insieme di cellule nervose situate alla base del cervello, chiamate gangli della base, che potremmo considerare come “il motore” di tutta la nostra attività motoria.




La perdita di dopamina causata dalla morte dei neuroni della sostanza nera, determina che la comunicazione con i gangli della base sia interrotta e di conseguenza induce problemi nel controllo del movimento che sono caratteristici della malattia di Parkinson.



Quali sono i sintomi caratteristici della Malattia di Parkinson?




I sintomi cardine della M.d.P. sono i seguenti:

· Tremore

· Bradicinesia

· Rigidità muscolare

· Instabilità posturale




A mano a mano che i livelli di dopamina diminuiscono nel cervello con il progredire della malattia, i sintomi diventano via via più gravi.



Il Tremore




Il tremore è il sintomo più comune della M.d.P., dal momento che colpisce circa il 70% dei pazienti. E’ un’oscillazione ritmica involontaria che si nota principalmente quando il soggetto è a riposo: il tremore tipico del paziente parkinsoniano infatti, tende a sparire o comunque a diminuire quando il soggetto fa dei movimenti o durante il sonno. Tende invece ad aumentare quando il paziente è sotto stress.

Nella fase iniziale della patologia il tremore colpisce tipicamente un solo lato del corpo (emisoma): i gruppi muscolari più colpiti sono la parte distale degli arti (soprattutto dita e mani), il capo, la lingua o la mascella, raramente il tronco.

E’ importante sottolineare che il tremore del paziente parkinsoniano è diverso dal cosiddetto “tremore essenziale”, una forma di tremore molto comune negli anziani che tuttavia non è un sintomo della M.d.P., e che non è correlato alla mancanza di dopamina nella sunbstantia nigra.



La bradicinesia




La Bradicinesia è il sintomo più invalidante per il paziente con M.d.P.. Con il termine bradicinesia si indicano diversi aspetti:

- la difficoltà nell’iniziare un movimento o la latenza tra il comando e l’esecuzione dello stesso

- la perdita di piccoli movimenti volontari e automatici (ipocinesia), come per esempio il pendolamento delle braccia durante la marcia, la capacità di deglutire con conseguente scialorrea (produzione eccessiva di saliva), l’ammiccamento palpebrale e la mimica facciale. Una conseguenza della perdita di questi due ultimi movimenti è il volto inespressivo tipico del paziente con M.d.P., simile a una maschera.

- la lentezza del movimento percui il paziente impiega molto tempo per svolgere le normali attività quotidiane a causa del movimento rallentato



Con bradicinesia si intende anche:

- la mancanza totale di movimento (acinesia): il paziente si può bloccare improvvisamente, incapace di compiere alcun movimento e solo dopo un periodo di tempo riesce nuovamente a muoversi. Un esempio di acinesia è il “freezing on the gate” fenomeno percui durante la marcia, il paziente si blocca improvvisamente e soltanto dopo diversi tentativi riesce di nuovo a mettersi in movimento, dando l’impressione che abbia i piedi attaccati al suolo.



La rigidità




Per rigidità si intende la resistenza degli arti al movimento passivo, caratteristica che può essere osservata per esempio, quando un’altra persona muove il braccio apparentemente rilassato del paziente. La rigidità interessa gli arti, ma anche la schiena e il tronco e causa quasi sempre dolore. La rigidità porta il paziente ad assumere una postura con il capo flesso sul tronco, gli avambracci e le coscie flesse e il tronco piegato in avanti.




Una conseguenza invece della rigidità dei piccoli muscoli delle mani è la micrografia, ovvero il paziente con M.d.P. inizia a scrivere con dei caratteri grandi ma durante la scrittura i caratteri diventano sempre più piccoli e illeggibili.




Un’altra conseguenza della rigidità della lingua e della faringe è l’alterazione della voce: il paziente con M.d.P. parla in modo monotono, con voce flebile e ha spesso difficoltà nell’articolare correttamente le parole.



L’instabilità posturale




Per instabilità posturale si intende l’incapacità del paziente di mantenere la postura e l’equilibrio a causa della perdita dei riflessi posturali. Esistono diversi test neurologici che valutano questo aspetto, poichè l’instabilità posturale è la causa delle frequenti cadute caratteristiche delle fasi più avanzate della malattia. Il paziente parkinsoniano cammina quasi di corsa a piccoli passi con il tronco piegato in avanti, come se cercasse di inseguire il proprio baricentro durante la marcia: questa andatura caratteristica è chiamata festinazione.



Altri sintomi




Oltre ai sintomi motori caratteristici della M.d.P., il paziente parkinsoniano può sperimentare spesso sintomi non motori che contribuiscono a peggiorare la sua qualità di vita.



Tra i sintomi neuropsichiatrici troviamo per esempio:

· Deficit di memoria e capacità cognitive

· Ansia e depressione

· Confusione

· Dolore

· Disturbi del sonno



Altri sintomi non motori caratteristici della malattia sono:

· Eccessiva presenza di saliva in bocca (scialorrea)

· Disturbi urinari

· Problemi gastrointestinali e stipsi

· Disfunzioni sessuali

· Vertigini

· Ipersudorazione, soprattutto nella parte superiore del corpo



Si conoscono le cause della M.d.P.?




Ad oggi non sono ancora conosciute le cause della degenerazione dei neuroni della substantia nigra.

In una piccola percentuale di casi precoci di M.d.P. (che si manifestano sotto i 40 o 50 anni), sembrano essere coinvolti alcuni geni mutati il che dimostra che alla base della patologia non sembra esserci una forte componente genetica.

Oggi si pensa piuttosto che alcuni soggetti presentino una predisposizione genetica che unita all’esposizione a sostanze tossiche ambientali (erbicidi, pesticidi, metalli pesanti) possa aumentare il rischio per loro di sviluppare la malattia. Esistono anche sostanze come la nicotina contenuta nelle sigarette e il caffè che invece diminuerebbero il rischio di sviluppare la M.d.P.

 




 




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