Una delle domande più frequenti quando si parla di etica, è quale sia la differenza tra etica e morale. In accordo con le definizioni dei rispettivi termini fornite dal glossario, possiamo spiegare la differenza come segue. Innanzitutto bisogna dire che i due termini possono essere usati come sinonimi, cosa che fa la maggior parte della gente, comprese le persone più istruite - La morale come sequela, imitazione e identificazione con Cristo - Differenza tra vissuto etico dettato dalla filosofia e vissuto morale dettato dalla Rivelazione.
Tuttavia, specialmente negli ambienti intellettuali e scientifici, i due termini sono normalmente usati con accezioni diverse, intendendo per "morale" l'insieme delle consuetudini sociali legate ad una certa tradizione culturale o gruppo sociale o individuo particolare, e per "etica" lo studio filosofico universale del bene e del male e quindi della morale. In tal modo, "etica" ha un livello di astrazione più alto rispetto a "morale".
In questo sito "etica" viene usato sia come sinonimo di "morale" (nel senso delle consuetudini sociali) sia come "studio della morale", e non dovrebbe essere difficile al lettore capire di volta in volta, in base al contesto, il significato applicabile.
DIFFERENZE TRA MORALE ED ETICA
Definizione di Morale e di Etica. La riflessione etica ha accompagnato sempre il sapere umano. Infatti, almeno sin dai tempi di Socrate (V secolo a.C.) la filosofia si è dedicata allo studio del comportamento morale dell’uomo. Già Socrate, infatti, ragionava sul fatto che la decadenza che subiva la Grecia dei suoi tempi era dovuta alla crisi della vita morale degli ateniesi. Lo stesso Aristotele, qualche tempo dopo, scrisse che «la persona umana si distingue dall’animale perché conduce una vita morale» e definì l’uomo “un animale etico”.
A partire dalla loro comune radice etimologica, sia la morale che l’etica potrebbero inizialmente definirsi allo stesso modo: “la scienza dei costumi e del comportamento umano”. Infatti: - il termine “morale” deriva dal latino “mos, moris” e significa “modo di agire, comportamento, costume”. - il termine “etica” deriva dal greco “éthos” che significa ugualmente “costume, abitudine”.
Eppure c’è differenza tra etica filosofica e morale cristiana: differenze di approcci, di metodo, di fine e di antropologia.
Approcci diversi all’agire umano. Questi due termini, in sé sinonimi, vengono usati solitamente per indicare approcci diversi all’agire umano: - il termine “morale” viene usato per indicare un approccio confessionale ispirato anche dalla Rivelazione divina, - mentre il termine “etica” indica un approccio laico, guidato dalla sola ragione umana.
Differenze di metodo e di fine. Se per etica e morale si intendono scienze quali l’ “etica filosofica” e la “teologia morale” cristiana, allora esistono anche differenze di metodo e di fine.
- In relazione al metodo delle due scienze o l’etica impiega il metodo filosofico, vale a dire “deduce e argomenta” a favore della vita morale solo in base alla ragione; o invece la teologia morale, sebbene deduca le sue prove anche dalla ragione, tuttavia “assume i valori etici e argomenta” a partire dai dati che le offre la Bibbia, specialmente la vita e gli insegnamenti di Gesù.
- In relazione al fine delle due scienze, o l’etica filosofica si propone che l’uomo, attraverso un agire eticamente corretto, raggiunga un duplice fine: si perfezioni come persona e sia felice nella sua esistenza terrena; o invece la teologia morale persegue la perfezione soprannaturale, perché considera che il cristiano è figlio di Dio per grazia e dunque cerca di orientarlo a conseguire non solo la felicità temporale, ma soprattutto la beatitudine della vita eterna.
Differenti antropologie.
Sempre in merito all’approccio scientifico, la differenza tra etica filosofica e teologia morale non
sta solo nel metodo o nel fine (come abbiamo visto sopra), ma è dovuta anche alla concezione che
dell’uomo hanno la filosofia e la teologia (la cosiddetta “antropologia”). Vediamo insieme alcuni
passaggi al riguardo.
1) L’uomo è creato a “immagine e somiglianza di Dio”
- Mentre la filosofia si fonda sull’idea di uomo come “animale razionale” e come “essere
sociale”,
- la teologia concepisce la “razionalità” e la “socialità” come qualità umane che traggono
origine dal fatto che l’uomo è stato creato a “immagine e somiglianza di Dio” (Gn 1,26-27).
2) Il Battesimo configura l’uomo a Cristo
Il Nuovo Testamento insegna che il battezzato è figlio di Dio e, attraverso il Battesimo, ha
ricevuto una nuova vita che lo configura a Cristo stesso.
In poche parole, come dice San Paolo, il cristiano deve sforzarsi, con l’aiuto dello Spirito Santo, di «arrivare allo stato di uomo
perfetto nella misura che conviene alla piena maturità di Cristo» (Ef 4,13).
3) La morale come sequela, imitazione e identificazione con Cristo
Ecco perché la morale cristiana è concepita come “sequela, imitazione e identificazione con
Cristo”. Espressioni come “vivere in Cristo”, “in Cristo siamo nuova creatura”, etc non sono
per noi semplici metafore, ma esprimono delle realtà soprannaturali che la grazia di Dio
produce nell’uomo che riceve il Battesimo. Ecco perché l’enciclica Veritatis Splendor al
n.19 così recita: «Seguire Cristo è il fondamento essenziale e originale della morale
cristiana. Non si tratta soltanto di mettersi in ascolto di un insegnamento e di accogliere
nell’obbedienza un comandamento: si tratta, più radicalmente, di aderire alla persona stessa
di Gesù, di condividere la sua vita e il suo destino».
4) Differenza tra vissuto etico dettato dalla filosofia e vissuto morale dettato dalla Rivelazione
Come conseguenza di questa nuova concezione dell’uomo, della sua dignità soprannaturale
che lo fa essere figlio di Dio, in virtù della nuova vita in Cristo ricevuta nel Battesimo, è
logico che la condotta morale del cristiano non abbia come traguardo soltanto una vita
onesta, né un’esistenza corretta dal punto di vista etico, ma che egli è obbligato a
comportarsi in modo tale che tutte le sue azioni lo portino a identificarsi con Cristo: «Non
sono più io che vivo, ma Cristo vive in me» (Gal 2,20).
Ogni cristiano è tenuto non solo ad evitare il male, ma anche a perseguire la propria perfezione, a raggiungere la verità del
proprio essere in Cristo, aiutato dalla grazia e dai sacramenti.
Questo cammino viene chiamato nella Chiesa “vocazione universale alla santità”.
Questa vocazione alla santità è ben sintetizzata nel discorso della Montagna (Mt 5) e soprattutto
nella “magna charta” della morale evangelica (VS, 15), le Beatitudini, che si concludono
con la massima «siate voi perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste» (Mt 5,48).
Le Beatitudini sono il modello di vita al quale ogni cristiano deve aspirare, dato che, dovendo imitare Gesù Cristo, trova in esse l’autentico ritratto della vita di Gesù.
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