Qualche anno fa, mentre cercavo qualche cosa da scoltare saltando da una stazione radio all’altra, mi imbattei casualmente in una trasmissione su Radio Maria che catturò la mia attenzione: «la bestemmia è un peccato gravissimo», predicava la voce dagli altoparlanti della macchina. Oh, vediamo un po’ se nella dottrina ufficiale è riconosciuto come peccato qualcosa che non sospettavo nemmeno lontanamente, pensai in preda a una sincera curiosità scientifica. «L’omicidio è un peccato gravissimo», continuava intanto la voce.
Oddio, l’omicidio messo sullo stesso piano della bestemmia… il mio spirito laico si ribellava a un’idea del genere ma, alla fin fine, magari in una interpretazione rigorosa della dottrina ci può anche stare. «La masturbazione è un peccato gravissimo», continuò la voce; e qui smisi di ascoltare, perché ero troppo assorto nei miei pensieri.
Ok, alla fin fine potevo anche arrivare a concepire l’idea che bestemmia e omicidio fossero sullo stesso piano.
Dopotutto, sono entrambi espressamente proibiti da Dio in persona nel decalogo scritto sulle Tavole della Legge: «non nominare il nome del Signore, Iddio tuo, invano, perché il Signore non riterrà innocente chi proferisce invano il suo nome» e «non uccidere» (Esodo 20, vv. 7 e 13; ripetuti praticamente identici in Deuteronomio 5, vv 11 e 17).
Ma la masturbazione?
In base a che cosa darsi del piacere da soli dovrebbe essere «gravissimo» come uccidere un’altra persona? A catechismo si insegna che il sesto comandamento è «non commettere atti impuri», ma questo è semplicemente falso. Se si va a leggere la Bibbia, non è un mistero che le parole di Dio sono state piuttosto «non commettere adulterio» (Esodo 20, 14 e Deuteronomio 5, 18), il che è molto diverso.
Tuttavia, pensai, un’affermazione così forte e apparentemente assurda come quella di paragonare la gravità di masturbazione, bestemmia e omicidio, non poteva che essere fondata in qualche altro luogo dei Testi Sacri. Sapevo, per fortuna, che un termine aulico per riferirsi alla masturbazione è “onanismo”, parola derivata da Onan, un personaggio biblico. Eh, vuoi vedere che è spiegato tutto nella sua storia? (Genesi 38, 1-10), pensai.
E invece no. La storia di Onan, dell’unico Onan presente nei Testamenti, è probabilmente la prima attestazione letteraria della pratica del coitus interruptus, ma con la masturbazione non ha niente a che fare.
Giuda, figlio del patriarca Giacobbe, aveva tre figli: Er, Onan e Sela.
Quando Er morì senza lasciare figli, Onan fu chiamato dal padre e gli fu ordinato di sposare la vedova di suo fratello e metterla in cinta. Il figlio primogenito di questa unione sarebbe stato considerato a tutti gli effetti primogenito ed erede di Er. A Onan questa imposizione però non piaceva.
Nella Bibbia non si accenna ai suoi motivi.
Sappiamo soltanto che non gli andava giù l’idea che il figlio di quell’unione non sarebbe stato suo, ma perché? Forse nutriva qualche rancore nei confronti del fratello maggiore e intendeva fargli uno sgarbo postumo. Oppure già si fregava le mani pensando che, senza un erede di Er tra i piedi, alla morte di Giuda sarebbero stati soltanto in due a spartirsi l’eredità.
Fatto sta che sposò, sì, la cognata, ma quando erano a letto insieme lui si sfilava sempre via sul più bello, spargendo il suo seme sul pavimento.
A Dio il suo comportamento non piacque, e così lo fece morire.
Attenzione però! È assai difficile che Dio abbia inteso punirlo per il coitus interruptus in sé. Per bocca sua, l’Altissimo non ha mai posto divieti in tal senso, mentre l’ordine di sposare la vedova di un fratello maggiore morto senza figli per dargli una discendenza è una legge che promulga chiaramente sul Sinai davanti a Mosé, la cosiddetta legge del levirato (Deuteronomio 25, 5-10).
Certo, nella versione del Sinai la pena per tale infrazione è l’infamia e non la morte ma, a parte le argomentazioni che si potrebbero sollevare per sostenere che sul comportamento di Onan pesassero delle aggravanti, bisogna anche ricordare che la Bibbia non è certo un testo che brilla per coerenza e limpidità.
Altrimenti non ci sarebbe mai stato bisogno di darne una lettura allegorica, metodo che Sant’Agostino considerò l’unico possibile per togliere i dubbi dai cuori dei cristiani.
'L'onanismo, o trattato sulle malattie causate dalla masturbazione', frontespizio di uno dei tanti tomi dedicati all'argomento nel XVIII sec. Immagine di pubblico dominio
Però, appurato che Onan non si masturbava, allora chi è l’onanista dalle cui vicende i cristiani hanno scoperto che procurarsi piacere in solitudine è un peccato gravissimo?
La risposta è piuttosto sorprendente: in nessun luogo né del Vecchio né del Nuovo Testamento si fa mai alcun riferimento implicito o esplicito a pratiche autoerotiche, né in tono di approvazione né di condanna. Stando alle Sacre Scritture né Dio né il Cristo si sono mai espressi al riguardo.
E allora?
Si comincia a discutere della questione in manira esplicita soltanto attorno al VI secolo, in cui l’orientamento prevalente è quello di classificare la masturbazione tra i peccati minori di natura sessuale. È soltanto nel XIII secolo, nella classificazione dei peccati operata da San Tommaso d’Aquino, che si comincerà a ritenerlo come un peccato contro la generazione della vita secondo per gravità soltanto all’omicidio stesso.
Insomma: dove non mette i paletti Dio, ci pensano gli uomini
Onanismo
Onanismo è un termine che fu coniato nel Settecento per indicare la pratica di impedire la generazione della prole mediante l'uso del coito interrotto utilizzando il nome del personaggio biblico Onan.
Onan aveva utilizzato la pratica anticoncezionale del coitus interruptus per vanificare la legge ebraica del levirato ed evitare volontariamente la nascita di un figlio che non avrebbe potuto portare il suo nome:
| « Giuda scelse per il suo primogenito Er una moglie, che si chiamava Tamar. Ma Er, primogenito di Giuda, si rese odioso agli occhi del Signore e il Signore lo fece morire. Allora Giuda disse a Onan "Va' con la moglie di tuo fratello, compi verso di lei il dovere di cognato e assicura così una posterità a tuo fratello". Ma Onan sapeva che la prole non sarebbe stata considerata come sua; ogni volta che si univa alla moglie del fratello, disperdeva il seme per terra, per non dare un discendente al fratello. Ciò che egli faceva era male agli occhi del Signore, il quale fece morire anche lui. » (Genesi 38,6-10) | | |
"Onanismo", quindi, indica più propriamente ogni atto diretto a impedire la generazione della prole mediante l'uso del coito interrotto o altre pratiche antifecondative. L'effetto finale dell'atto consiste nella dispersione del seme, e tale atto può riguardare solo gli individui di sesso maschile (i quali, appunto, hanno la capacità di produrre il seme e quindi, anche, la possibilità di disperderlo).
Nell'uso corrente - ma talvolta anche nella terminologia, medico-psicologica - alla parola onanismo resta accostato il significato di pratica dellamasturbazione, mentre il significato più corretto è utilizzato, ad esempio, nella teologia morale.
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