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News : IL VOLTO DI GESU'
Inviato da Giuseppe Piccolo il 8/10/2023 9:30:00 (11304 letture)

croceDa due millenni ci si interroga sull’aspetto di Gesù, a dispetto della massificazione del suo volto presente in tutto il mondo occidentale nelle fattezze che conosciamo. Il Gesù storico è davvero l’uomo che siamo abituati a vedere oppure vi sono elementi che ne cambiano o ne modificano l’aspetto? La ricostruzione più probabile del suo volto.



                                                        IL VOLTO DI GESU'






apertura jesus .jpg





Dopo la visita del papa Benedetto XVI a Manoppello avvenuta nelll’estate del 2006, in molti si lanciarono nel pubblicizzare la reliquia riproducente il volto di Gesù conservata nella basilica come l'immagine reale di Gesù risorto. Se la Sindone era l'immagine acheropita del Messia nel sudario successiva alla Passione, la reliquia conservata nella provincia abruzzese di Chieti rappresentava la prova della sua resurrezione, avendo questa gli occhi aperti e le labbra dischiuse, in un oggetto che per molti studiosi è, come la Sindone, cioè non dipinto da mani umane. Un'idea già divulgata da padre Heinrich Pfeiffer della Pontificia Università Gregoriana, sostenitore degli studi sulla reliquia di suor Blandina Paschalis Schlömer, e da diversi anni portavoce dell’idea che proprio quella reliquia sia la Veronica, rubata dai luoghi Vaticani nel XVII secolo. In seguito alla visita del pontefice, e al consequenziale clamore suscitato dalla reliquia di Manoppello, la rivista spagnola Más Allá ha realizzato un identikit del volto del Paraclito (il nome che gli gnostici davano al Cristo) grazie all’esperto di grafica computerizzata Alejandro Bahamonde, basandosi sull’immagine presente su quel telo. Ne è scaturita una ricostruzione certamente realistica, che risponde ai canoni classici del volto di Gesù, sebbene più rotonda nell’ovale del viso. Un lavoro che potrebbe definirsi “storico”, se non fosse che la rivista suddetta non è a conoscenza degli studi del fotografo romano Roberto Falcinelli, che ha esaminato dietro permesso ufficiale il velo di Manoppello con le sue apparecchiature fotografiche fin nelle più profonde maglie del suo tessuto. Ne è scaturita una totale stroncatura della sua natura acheropita, essendo presenti sul telo tracce di colori impiegati da un ignoto artista (che Falcinelli ipotizza essere il Dürer) per realizzare un ritratto erroneamente creduto quello di Gesù e che, sempre per il Falcinelli, potrebbe essere quello del Maestro italiano Raffaello. Ne consegue che l’identikit realizzato da Bahamonde è privo di consistenza storica essendo derivato da quella che si considera, oramai a torto, la reale immagine di Gesù e che invece gli è solo somigliante.



manoppello.jpg




il volto di Mannoppello



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il volto di Gesù ricostruito da Alejandro Bahamonde




Il Gesù della BBC



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profilo BBC.jpg




il volto neadertaliano di Gesù secondo la ricostruzione della BBC. questo sarebbe il volto di un uomo posseduto dallo Spirito Santo?




img946.jpg








Tentativi di ricostruire il volto del Paraclito sono stati operati anche in un passato recente. Forse la più aberrante operazione in questo senso è quella scaturita in seguito ad un programma televisivo della BBC dal titolo Son of God (Figlio di Dio) mandato in onda nel 2001. La produzione del programma coinvolse l’antropologo forense Richard Neave della Manchester University, che riprodusse il viso del Figlio di Dio impiegando la tecnica in uso per ricostruire le fattezze di un individuo coinvolto in crimini polizieschi. Neave è tuttora molto accreditato, negli ultimi vent’anni ha ricostruito dozzine di volti noti del passato, tra cui Filippo II di Macedonia e Re Mida di Frigia, e questo avrebbe dovuto garantire accuratezza al lavoro finale. Avrebbe potuto essere, in effetti, un’operazione “rivelatrice” se non fosse per il fatto che il tutto si basò su presupposti completamente aleatori che nulla avevano a che vedere con le testimonianze storiche. Infatti, il cranio usato per la ricostruzione del viso di Gesù faceva parte di un gruppo di scheletri portati alla luce nei pressi di Gerusalemme. Gli archeologi israeliani avevano identificato il cranio come quello di un ebreo del I secolo. A questo cranio, una volta studiatene le caratteristiche somatiche, furono aggiunti man mano i muscoli in creta e il tutto coperto di pelle artificiale e capelli.  Giovanna Claude Bragard, produttore del documentario disse: "Non è il viso di Gesù, perché non abbiamo lavorato col cranio di Gesù, ma è l'inizio per riconsiderare quello a cui Gesù avrebbe somigliato." Quest’affermazione servì solo a coprire il fatto che, in realtà, ciò che era stata realizzata era la ricostruzione di quello specifico ebreo del I secolo (essendo suo il cranio) e certamente non quella di Gesù.




Purtroppo la ricostruzione, più vicina a un “cavernicolo ” e molto lontana dalle fattezze del Gesù, ricevette ampia eco a livello mondiale. Pierluigi Baima Bollone, esperto Sindonologo e patologo forense dell’Università Cattolica di Torino criticò apertamente il risultato di questo lavoro, ottenuto a suo dire (e noi ne conveniamo) attraverso “una selezione arbitraria di un cranio qualsiasi e che pertanto non può essere considerata quale significativa replica del viso di Cristo”. Vi sono, poi, altre considerazioni da fare su questo lavoro.




Si decise di accorciare la lunghezza dei capelli e scurire la pelle perchè si pensò che “una persona con le comuni fattezze somatiche attribuite al Cristo sarebbe molto diversa da chiunque altro presente nella regione (la Galilea) dove visse e operò Gesù”. Ragion per cui viso e capelli lunghi sparirono lasciando il posto a un irrealitico “uomo preistorico” cui fu associato il nome di Gesù. Molti si chiederanno il perchè della infondatezza dei presupposti su cui si è basata la BBC, essendo Gesù un ebreo e pertanto caratterizzato da pelle scura e tratti più medio-orientali. In realtà le cose non stanno proprio in questo modo e fra breve spiegheremo il perché, essendo queste stesse motivazioni alla base dell’immagine più “veritiera” di Gesù. Intanto prendiamo atto che anche il lavoro della BBC è ancor più lontano dall’immagine di Gesu di quello recentemente realizzato da Alejandro Bahamonde per la rivista Más Allá.




cristo pantocrator dal monastero di santa caterina sul Sinai.jpg





il volto di Cristo Pantocrator nel monastero di Santa Caterina sul Sinai



icona christ_acheiropoietos mosca.jpg




icona di Cristo acheiropoietos nel museo Tretyakov a Mosca



Sindone Guerreschi.jpg




il volto della Sindone di Torino




calco da sindone.jpg



calco da Sindone




vultas sindonis- olio su tela-40x50.jpg




tela ispirata alla Sindone



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ricostruzione in 3D del volto sindonico




sindone blujpg.jpg





un'interpretazione del velo sindonico










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ritratto di Gesù ispirato alla Sindone












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volto sindonico ricostruito dalla Nasa nel 1988




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volto sindonico ricostruito dalla Nasa nel 1988




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ricostruzione 3D del volto sindonico su busto (Juan Manuel Minarro,2002)




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profilo di Cristo (Juan Manuel Minarro, 2002)




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l'opera completa di Minarro




volto secondo minarro.png





Minarro e il volto più aderente alla Sindone




Taller Juan Manuel Minarro 08 Alberto (2).jpg



ulteriore ricostruzione di Minarro dalla Sindone, da cui si evince l'estrema violenza subita dal Messia





luigi mattei.jpg





il Cristo sindonico di Luigi Mattei




luigi mattei frontale.jpg





il cristo sindonico di Luigi Mattei




luigi mattei 3.jpg





primo piano del Cristo sindonico di Luigi Mattei




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altra interpretazione sindonica





















La Sindone, il termine di paragone





Per capire principalmente se Gesù avesse davvero i capelli lunghi e viso ariano, bisogna rifarsi alla storia e alle testimonianze più antiche oggi disponibili.  Le prime raffigurazioni del Cristo risentirono di alcune influenze iconografiche pagane orientali come, ad esempio, la rappresentazione del Cristo Elio, conservato nella tomba dei Giulii, in Vaticano, risalente al III sec., in cui Gesù assume le fattezze di Sol invictus: posto sul cocchio trainato da due cavalli, nella veste di dio Sole ascende allo Zenith. In un secondo momento quest’iconografia viene sostituita da un giovane imberbe nelle vesti di buon pastore o di taumaturgo. Sappiamo però che si tratta di rappresentazioni “ideali” e attinenti alla funzione spirituale del Cristo incarnato da Gesù. E’ invece nel IV secolo che sul volto di Gesù compare la barba. E’ proprio durante l’epoca teodosiana che sui sarcofagi appare la figura di un uomo con una barba non troppo lunga, baffi, con un volto lungo, i capelli che arrivano a coprire le spalle, con discriminatura centrale che divide la chioma. Questi elementi per lo studioso Paul Vignon erano insoliti per l’iconografia diffusa nell’area paleocristiana e bizantina, e fatto interessante, tali peculiarità si riscontrano anche sul viso dell’Uomo della Sindone. Ciò rappresenta una chiave di volta dell’intera questione essendo proprio la Sindone ad ispirare tale raffigurazione. Si giunge così al VI secolo quando in corrispondenza del ritrovamento del cosiddetto Mandylion di Edessa, (il termine greco deriva dall’arabo “mandil”, ovvero “panno”), che oggi si può identificare con la Sindone di Torino, in Oriente si consolida la raffigurazione di un particolare Cristo, che in queste icone assume un aspetto maestoso, con barba e baffi, il Pantocrator, il creatore del cosmo. Dunque, il ritrovamento, anche se sarebbe meglio dire “l’emergere”, di una Reliquia autentica, forse come vuole l’ipotesi storica, all’interno della mura di Edessa, oppure passata di mano in mano, generazione dopo generazione, all’interno di una giara di tipo esseno, come dimostrerebbero le analisi dei sindonologi italiani Michele Salcito e Aldo Guerreschi svolte su alcuni aloni presenti sul telo, fece scaturire l’immagine che tutti oggi conosciamo. L’autenticità della Sindone, nonostante il risultato visibilmente errato delle analisi al C-14 svolte nel 1988 che la datarono al medioevo, non solo a nostro modesto parere ma anche da parte di rinomati studiosi internazionali, non è in discussione. Questa Reliquia risale al tempo di Gesù e l’unico individuo cui può riferirsi è proprio Gesù, essendo su di essa presenti tutte le caratteristiche leggibili nel narrato evangelico, dalla fustigazione, alla corona di spine, sino alla modalità della crocifissione e della morte.



sansone.jpg




Sansone il Nazirita, celebre per la sua lunga chioma, sinonimo di Forza



geroglifico.jpg




il geroglifico di Osiride indica chiaramente un uomo lungichiomato e barbuto




Il voto di Nazireato

Inoltre è la stessa Bibbia ad indicarci la realtà dei capelli lunghi di Gesù. Gesù era chiamato in aramaico “Jeshua Nazira” che non voleva dire “Gesù di Nazaret” (autorevoli studi dimostrerebbero che il villaggio di Nazaret non era ancora sorto quando nacque Gesù. Il luogo di nascita è Betlemme, in Giudea) ma “Gesù Nazireo”. Il nazireato era un voto speciale di consacrazione al Signore i cui membri portavano obbligatoriamente i capelli lunghi (sia Sansone che Paolo ne facevano parte). La loro regola imponeva il divieto di tagliarli in quanto erano simbolo di regalità sacra e voto divino. Già in “Numeri 6.1” il Signore si rivolge a Mosé affermando “Quando un uomo o una donna farà un voto ‘speciale’, il voto di Nazireato per consacrarsi al Signore (…)” In Giudici 13.3” la nascita di Sansone è annunciata ad una donna “sterile” della tribù di Dan, proprio come avvenne tempo dopo per Gesù. Poco dopo si legge “Mai il rasosio toccherà la sua testa perché il bambino sarà un Nazireo consacrato a Dio sin dal seno materno”. Una frase applicabile anche alla posizione di Gesù, chiamato il “Figlio di Dio” e “Nazira”, quindi dotato di capelli lunghi con discriminatura centrale. Dunque Jeshua Nazira, cioè Gesù il Nazireo, essendo consacrato a Dio sin dal seno materno doveva necessariamente portare i capelli lunghi e barba. Questo particolare, come detto, era anche un simbolo nobiliare e più specificamente regale. In tutte le dinastie reali occidentali, a partire dalla sacra stirpe merovingia, i capelli dovevano necessariamente essere lunghi con discriminatura centrale e barba folta. Non si dimentichi inoltre che il cristianesimo originario ha forti attinenze con l’antica religione egizia osiridea, dove un dio muore e risorge. Gli stessi esseni, da cui il cristianesimo deriva, avevano profonde connessioni con l’Egitto e per alcuni studiosi erano i diretti eredi di quel popolo di fuoriusciti dall’Egitto a causa della restaurazione che abbattè la riforma monoteista di Akhenaton. Secondo i fratelli Sabbah, autori de I Misteri dell’Esodo (Tropea editore) questo popolo non era composto da schiavi ma dai sacerdoti di Amarna che venivano chiamati Jahud, da cui il termine Giudei. Se Gesù era il Maestro o Re di Giustizia degli Esseni allora la definizione Re dei Giudei è perfettamente calzante. Ciò spiegherebbe anche il perchè il viso di Gesù (il risorto) e il suo aspetto regale con capelli lunghi e barba, sarebbero assimilabili al geroglifico che indica il dio egizio risorto Osiride, cioè un uomo seduto di profilo con capelli lunghi e barba, il prototipo stesso dei Re nilotici. Non è fantasia. Isaia, nel Vecchio Testamento, definisce il futuro Messia con il termine ebraico “Netzer” (virgulto), sospettosamente analogo al termine egizio “Neter” che indica una divinità, di cui Osiride era la più antica. A seguito di ciò possiamo essere certi che la chioma corta e spettinata della BBC è completamente fuori luogo mentre resta valida l’immagine classica e sindonica di Gesù.  Qualcuno potrebbe obiettare che Paolo nella Prima Lettera ai Corinzi al passo 11.14 affermi: “Non è forse la natura stessa a insegnarci che è indecoroso per l’uomo lasciarsi crescere i capelli, mentre è una gloria per la donna lasciarseli crescere?”. Ma Paolo, che aveva fatto voto di Nazireato e pertanto aveva portato i capelli lunghi, non poteva contraddire se stesso. Pertanto qui egli parla al popolo, e offre una serie di regole di buona condotta che servono solo ed esclusivamente al popolo. Infatti il voto di Nazireato era riservato agli “uomini consacrati”, di cui Paolo faceva parte, e di conseguenza non poteva essere allargato ai profani. Dunque il passo citato non smentisce quanto detto sui capelli lunghi di Gesù, bensì lo conferma. Inoltre poco dopo, circa i capelli lunghi della donna, Paolo afferma: “La chioma le è stata data a guisa di velo” (1Cor. 11.15). Questo ci permette di capire che per i Nazirei i capelli lunghi erano associati al velo, tipico elemento che identifica la sposa divina, la Iside, o Vergine Nera (i Nazirei vestivano di nero), di conseguenza il Nazireo consacrato, nella fattispece Gesù, in questo modo esprimeva in quest’elemento femminino la sua androginia, quindi la sua divinità e regalità.



Giudeo, quindi ariano

Quanto appena detto ci ha già introdotto al discorso relativo alle fattezze somatiche di Gesù inerenti il colore dei capelli e la forma del viso, caratteristiche che ne definiscono il ceppo razziale di appartenenza. Poco sopra abbiamo accennato alla fatto che Gesù non era propriamente ebreo ma più precisamente un Giudeo. La Giudea era la terra di Canaan e la terra di Canaan era l’antica terra dei Fenici, così chiamati per essere caratterizzati da viso lungo, pelle chiara e capelli rossi (al di là del fatto che la Fenice, che muore e risorge, è simbolo primario del Cristo), quindi una popolazione ariana. Nella Bibbia in 1 Maccabei  12,23 inoltre troviamo un passo in cui il re di Sparta Areo scrive al Sommo Sacerdote Onia in questi termini: “Areo, re degli Spartani, a Onia, Sommo Sacerdote, salute. Si è trovato in una scrittura riguardante gli Spartani e i Giudei, che essi sono fratelli e discendono dalla stirpe di Abramo”. Si sa che gli Spartani erano ariani dai capelli rossi. Dunque se Gesù era Re dei Giudei, era fulvo? Un ariano? Possibile? La risposta non può essere che affermativa. Non è il solo luogo di nascita a indicarlo. Egli era di stirpe reale, davidica per la precisione, come affermato da Giovanni nel suo Vangelo (Giuseppe con ogni probabilità non era un falegname ma il suo lavoro viene indicato così nei Vangeli ad indicare il suo stato di “costruttore” o “architetto”). Un re, non era solo di sangue puro, quindi non si mescolava con il popolo, ma si distingueva proprio per le sue caratteristiche ariane, come avvenuto in Egitto (Tuthmosis III e Ramses I e II erano fulvi, lo provano le loro mummie, ma con grande probabilità anche Akhenaton) e questa antica tradizione non è presente solo nel Vecchio Mondo ma passando per l’antica India, la si ritrova persino in Perù, dove gli antropologi stanno scoprendo che i sovrani Inca avevano pelle chiara e capelli rossi (forse incarnando il Dio Bianco Viracocha, descritto proveniente da occidente, con barba folta e rossa, capelli lunghi e fulvi con discriminatura centrale).Dunque, diamo un’occhiata alla stirpe davidica per capire se la Bibbia confermi quanto stiamo affermando. Se Gesù era della stirpe di David è proprio dal capostipite che bisogna iniziare. In 1 Samuele 16, il Signore parla a Samuele ordinandogli di andare da Iesse di Betlemme (ancora un importante riferimento a questa città per la scelta del luogo di nascita dell’uomo consacrato) perchè tra i figli di questi Egli si è scelto il suo Re. “Iesse presentò a Samuele i suoi sette figli ma nessuno di questi “era stato scelto dal Signore” leggiamo nel narrato. Dunque Iesse disse “rimane il più piccolo che ora sta a pascolare il gregge”. “Manda a prenderlo…” ordinò Samuele. “Quegli mandò a chiamarlo e lo fece venire. Era fulvo, con begli occhi e gentile aspetto. Disse il Signore: ‘Alzati e ungilo: è lui!’ (1 Sam 16.12). Dunque i primi sette figli vengono scartati perchè mancanti di quella caratteristica regale che li avrebbe rivelati “sovrani divini” alla prima occhiata, come invece accade con David. E la Bibbia è chiara nel sottolineare che è proprio l’aspetto di David a sancirlo Re divino, cioè i suoi capelli fulvi (rossi), i suoi “begli occhi” (con tutta probabilità chiari, belli proprio perchè differenti dalla norma) e “gentile aspetto” (gentile vuol dire nobile, aggraziato, elegante). Anche Salomone, figlio di David e antenato di Gesù, nel Cantico dei Cantici, descrive se stesso attraverso le parole della sua amata in questo modo: “Il mio diletto è bianco e vermiglio, riconoscibile fra mille e mille”. Dunque Salomone fa riferimento alla sua pelle chiara e ai capelli rossi che lo rendono immediatamente riconiscibile. Ma, come ha dimostrato anche l’ammiraglio Flavio Barbiero con i suoi approfonditi studi biblici, questa caratteristica regale era detenuta già da Abramo, capostipite della stirpe reale messianica, ed espressamente descritta nella Bibbia per suo nipote Esaù. Dunque, in base a ciò possiamo affermare che la descrizione di un Gesù di aspetto ariano è più che un’ipotesi ed è un dato che stranamente sembravano conoscere molti pittori medievali e rinascimentali che lo hanno così raffigurato, come il Giorgione nel “Cristo Portacroce” (1490-1500), il Bramante in “Gesù alla colonna” (1455), Michele di Ridolfo in “Battesimo e tentazione di Cristo” (1540) sino ai Preraffaelliti del XIX secolo. Dunque, stabilito che Gesù doveva avere i capelli lunghi e la barba folta, entrambe di colore rosso e che è nella Sindone che possiamo vedere il suo aspetto è possibile ricostruire un’immagine veritiera del Messia.



fasi.jpg



volto.jpg




      Ricostruzione di Juan Manuel Minarro da cui si è poi ricavato il busto della foto più sopra



Ecco com’era il suo Volto




La realizzazione di immagini tridimensionali del viso dell’Uomo della Sindone è stata impiegata dallo scultore spagnolo Juàn Manuel Miñarro Lopez nel 2002 per realizzare un identikit di come Egli appare sul Lino e di come doveva essere in vita, privo di contusioni e ferite. Non si è trattato di realizzare una rappresentazione artistica dell’Uomo attraverso la destrezza manuale dell’artista, ma dell’applicazione di un metodo di sovrapposizione che ha impiegato proprio le immagini digitali tridimensionali sviluppate in passato applicate per realizzare un modello attraverso il computer mediante il programma Live-Pix. Lo scultore ha utilizzato oltre alle immagini classiche della Sindone anche le immagini fotografiche a isodensità, quelle tridimensionali sviluppate da Whanger, da Tumbarelli e da Leo Vala. L’opera è stata possibile grazie alle tecniche di scultura, infografia, fotometria e ai numerosi studi sulla Sacra Sindone consultati. Il lavoro è stato preparato generando al computer il supporto osseo del ritratto. A questo scopo Miñarro Lopez  ha utilizzato un cranio tridimensionale, introdotto nel programma attraverso una foto digitale. L’obiettivo era quello di ottenere un cranio virtuale dell’Uomo della Sindone. Perciò bisognava trasformarlo sino a farlo combaciare perfettamente con l’immagine in positivo della Sacra Sindone. I parametri di trasformazione sono stati dati dalla ricerca della coincidenza dei punti di inserimento dei principali muscoli della mimica facciale con i corrispondenti punti ossei di inserimento. Così le parti molli del viso hanno iniziato a depositarsi sugli spigoli delle ossa. Alla fine di questo processo si è ottenuto un cranio corrispondente al tipo che doveva appartenere all’Uomo della Sindone. Quindi è iniziata la collocazione dei tratti somatici e delle loro proporzioni. Il modello in argilla, basato su questo cranio, è stato perfezionato generando al computer fotografie in negativo e in positivo del viso della Sindone, controllando la corrispondenza sulla base di meccanismi di sovrapposizione e di traslazione delle distinte sequenze di immagini sino alla corretta sovrapposizione di tutti i tratti. Per ultimare il modello delle parti molli sono state inserite sequenze di sovrapposizione delle immagini fotografiche di isodensità e quelle di Tumbarelli. Per la collocazione dei capelli e della barba Miñarro Lopez ha cercato la coincidenza di alcuni punti di riferimento, sino a raggiungere forme perimetriche accettabili. L’argilla ha permesso in qualsiasi momento la correzione e l’adattamento delle forme, sulla base delle sequenze di controllo. Per i profili sono state utilizzate le rotazioni tridimensionali del viso della Sindone realizzate da Leo Vala.  Il risultato di questo interessante lavoro è stata la scultura-identikit, realistica quasi al 100%, del viso dell’Uomo della Sindone prima in argilla, poi in bronzo, così come doveva apparire una volta deposto nel Lenzuolo e una seconda scultura-identikit del viso dell’Uomo della Sindone come doveva apparire in vita, privo di lacerazioni contusioni e ferite. La somiglianza con il Gesù che conosciamo è sorprendente.  Se a questo punto, a tale modello aggiungiamo i colori agli occhi, ai capelli e alla barba secondo le indicazioni bibliche del suo albero genealogico giudaico, allora otteniamo ciò che è forse la più realistica immagine di Gesù mai realizzata sinora. Il viso di un uomo che cambiò definitivamente la storia del mondo.







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