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Rubriche > MISTERI NASCOSTI > Francobolli del periodo bellico 1943/1946: la Storia, la Posta
Francobolli del periodo bellico 1943/1946: la Storia, la Posta
Articolo di Celeste Stella pubblicato il 1/6/2011 (3459 Letture)
VERSO LA FINE DELLA II GUERRA MONDIALE - Tra il 14 e 24 gennaio 1943, gli alleati indicono la conferenza di Casablanca per negoziare la fine della II guerra mondiale. Le condizioni proposte all'Italia sono durissime: resa incondizionata. Il 10 luglio, truppe anglo-americano sbarcano in Sicilia. Il 25 luglio 1943, con la sfiducia votata a Mussolini da parte del Gran Consiglio del fascismo e la nomina, da parte del Re, di Badoglio come nuovo capo del Governo, ha di fatto termine il regime fascista. Mussolini viene arrestato immediatamente, all'uscita da Villa Savoia dopo il suo colloquio con il Re che gli comunica la sua destituzione. 


Francobolli del periodo bellico

1943/1946: la Storia, la Posta

Si ringrazia Laura Corsini Canella ed il sito Francobollitalia per aver concesso

l'autorizzazione a riportare informazioni storiche e immagini.

 

VERSO LA FINE DELLA II GUERRA MONDIALE

Tra il 14 e 24 gennaio 1943, gli alleati indicono la conferenza di Casablanca per negoziare la fine della II guerra mondiale. Le condizioni proposte all'Italia sono durissime: resa incondizionata. Il 10 luglio, truppe anglo-americano sbarcano in Sicilia. Il 25 luglio 1943, con la sfiducia votata a Mussolini da parte del Gran Consiglio del fascismo e la nomina, da parte del Re, di Badoglio come nuovo capo del Governo, ha di fatto termine il regime fascista. Mussolini viene arrestato immediatamente, all'uscita da Villa Savoia dopo il suo colloquio con il Re che gli comunica la sua destituzione. Le sovrastrutture istituzionali di tale regime vengono quindi soppresse. Lo Statuto, concesso nel 1848, esprimeva un regime parlamentare con l'affermazione del principio della responsabilità del Governo dinanzi alle Camere anziché dinanzi al Re ed è, almeno formalmente, ancora in vigore: ciò determina nella dinastia reale e nel governo di Badoglio la convinzione della continuità istituzionale.
Il 26 luglio vengono soppressi il partito fascista e il Gran Consiglio, e il 28 luglio ha fine il Tribunale Speciale. Il 2 agosto 1943 viene ufficialmente dichiarata chiusa la 30ª legislatura, con l'annuncio che entro quattro mesi dalla fine delle ostilità (fine fortemente desiderata da Badoglio, nonostante le sue dichiarazioni alla radio che "la guerra continua" e le sue assicurazioni di fedeltà ai tedeschi), si sarebbero svolte le elezioni per la formazione di una nuova Camera, si sarebbe proceduto al riordino del Senato e al ripristino di tutte le garanzia statutarie.
Alla dittatura del regime si è di fatto sostituita, sotto il controllo della monarchia, una dittatura militare.

L’ARMISTIZIO

Una nuova situazione si determina con l’armistizio dell'8 settembre 1943, firmato a Cassabile, in Sicilia, il giorno 3, ma reso noto solo alle 19,30 di cinque giorni più tardi tramite un comunicato radio. All'alba del 9 settembre, la famiglia reale, il capo del governo Badoglio, il capo di Stato Maggiore Generale Ambrosio e alcune decine di altri gerarchi militari abbandonano Roma, che verrà invasa dalle truppe germaniche il giorno seguente, e si imbarcarono a Pescara sulla corvetta "Baionetta". L'episodio viene da alcuni storici definito "fuga di Pescara" e da altri giustificato con la spiegazione che il Re voleva semplicemente evitare d’essere catturato dai tedeschi che da fratelli erano divenuti nemici, allo scopo di preservare con questa precauzione i simboli dello Stato. Ma a noi interessa la parte "amministrativa" e non prettamente storica, se non per spiegare il susseguirsi degli avvenimenti, quindi non ci soffermeremo sui giudizi.
Il 10 settembre 1943, alle ore 10,30, la corvetta entra nel porto di Brindisi, che era stata evacuata dai tedeschi ma non ancora occupata dagli anglo-americani. Nasce il "Governo del Sud". In realtà, da quella data furono gli Alleati ad amministrare le province meridionali, tramite i loro governi militari AMGOT (Allied Military Government Occupied Territory) e la Commissione Alleata ACC (Allied Commission Control) che aveva posto, in base alle pesanti condizioni poste dall’armistizio, gli atti del governo della Corona sotto il proprio controllo.
I mezzi di comunicazione terrestri e marittimi vengono perciò posti sotto il diretto controllo degli alleati, che dispongono del diritto di censura sulla radio, la stampa, gli spettacoli. Sono a carico dell'Italia le spese di guerra degli Alleati, che esercitano altresì il controllo delle banche e impongono la circolazione di una moneta di occupazione. Viene vietato al Governo italiano di avere rappresentanze diplomatiche nei paesi neutrali. Più che di un governo, si tratta di una debole rappresentanza politica dello Stato Italiano formata da Badoglio e dai ministri della Marina e dell’Aeronautica, senza strutture né apparato.
In seguito a forti pressioni degli Alleati, Vittorio Emanuele III firma la dichiarazione di guerra alla Germania. E’ il 13 ottobre 1943.

LE POSTE NEL SUD DALLO SBARCO ALLEATO AL SETTEMBRE 1944

In Sicilia la posta viene sospesa con l'avanzare degli alleati, sbarcati il 10 luglio 1943, che la ripristineranno solo il 23 agosto, limitatamente alla città di Palermo, emettendo un francobollo di occupazione da 15 c. per l'affrancatura dell'unico oggetto ammesso: cartolina postale entro il distretto. Altri valori appariranno a metà settembre e in ottobre, seguendo la graduale ripresa di alcuni servizi postali.
I francobolli di occupazione hanno corso soltanto in Sicilia, dove gli Alleati istituiscono l'Ispettorato Generale delle Poste e Telegrafi, con funzioni e prerogative di Direzione delle Poste alle dipendenze del governo militare, che avrà vita fino al 10 febbraio 1944, quando l'isola sarà restituita al governo italiano. Alla riconsegna, l'amministrazione postale italiana è sprovvista di francobolli e lascia quindi in corso i francobolli di occupazione, che anzi fino al 31 agosto saranno gli unici riconosciuti validi: per oltre sei mesi le corrispondenze dalla Sicilia affrancate con francobolli italiane non hanno corso e vengono tassate.
Il 1° settembre 1944 viene concesso l'uso anche delle emissioni italiane, con la liberazione di Roma è infatti stato possibile disporre delle scorte rimaste dei sovrastampati P.M. (Posta Militare) e rimettere in produzione la stampa di alcuni tipi di francobolli. Per tutto il mese restano in corso anche i nove valori del governo militare alleato, la cui validità cessa il 30 settembre. Non è quindi improbabile trovare lettere con affrancature miste Regno d'Italia/AMG Sicilia spedite durante il settembre 1944, unico mese in cui entrambe le emissioni hanno uguale validità postale. Napoli è stata evacuata dai tedeschi durante le "Quattro Giornate di Napoli", dal 27 al 30 settembre 1943. Le truppe anglo-americane vi giungono, senza spargimenti di sangue né episodi di violenza, il 1° ottobre 1943, e 10 dicembre il servizio postale viene ripristinato. Per l'occasione, vengono sovrastampati tre valori della serie Imperiale, e fu per la prima volta allestite le FDC (First Day Covers, cioè Buste Primo Giorno).
Per quanto le affrancature miste con emissioni sono permesse, esse sono molto rare, così come lo sono le buste effettivamente viaggiate dopo il 1° ottobre 1944.

L'ATTIVITA’ DEL GOVERNO ITALIANO SOTTO IL CONTROLLO DEGLI ALLEATI

Dell'amministrazione civile del governo Badoglio a Brindisi se ne occupa, fin dall'11 settembre 1943, il prefetto di Taranto Innocenti, nominato capo dell'Ufficio Affari Civili alle dirette dipendenze del Capo del Governo. Deve occuparsi di tutti gli affari, escluso quelli militari, di competenza delle amministrazioni centrali. Ai prefetti viene conferita la più ampia autorità consentita dalla legge.
L'impossibilità di riunire il Consiglio dei Ministri e quindi di emanare decreti legge è un grosso ostacolo che blocca il lavoro dell’Ufficio Affari Civili: viene superato ricorrendo alla facoltà di emettere bandi, conferita dalle leggi di guerra al comandante supremo delle Forze Armate, figura ancora istituzionalmente impersonificata in Vittorio Emanuele III. In tal modo si viene però ad attribuire al Re un compito legislativo in contrasto con la linea costituzionale del regno. Il problema è risolto con un bando delle stesso Re del 30 settembre 1943 che delega il potere di ordinanza al capo di Stato Maggiore Generale: il generale Ambrosio.

LA COMMISSIONE ALLEATA DI CONTROLLO E I GOVERNI MILITARI ALLEATI

Il 10 novembre 1943 l'AMGOT assume il nome di AMG (Allied Government of Enemy Territory). Nella impossibilità di costituire un governo con la partecipazione dei partiti politici, Badoglio forma il 16 novembre 1943 un secondo ministero e nomina ai vari dicasteri sottosegretari con funzioni statali: il Re infatti non aveva revocato il mandato ai vari ministri nominati il 25 luglio e che erano rimasti a Roma. I nuovi ministeri vengono dislocati a Bari, Lecce, Taranto, Vietri. Lentamente e faticosamente, sta prendendo corpo una struttura statale, a cui contribuisce anche il rientro a Napoli, il 27 marzo 1944, di Palmiro Togliatti.
L'11 febbraio 1944 il governo viene trasferito a Salerno e nell'occasione gli viene affidata ufficialmente l'amministrazione civile di una parte dei territori occupati: Sicilia, Sardegna, e territori a sud del confine settentrionale delle province di Salerno, Potenza e Bari. In quegli stessi giorni il Re revoca l'incarico ai ministri nominati il 25 luglio dell'anno precedente e nomina ministri i sottosegretari. Nasce un nuovo governo, il 3° Badoglio, costituito con esponenti politici antifascisti, tutti ministri senza portafoglio: è il 22 aprile 1944

UN PASSO INDIETRO: LA REPUBBLICA SOCIALE ITALIANA

Il 12 settembre 1943 un commando di soldati tedeschi aveva liberato Mussolini dal suo rifugio coatto sul Gran Sasso. Per quanto probabilmente riluttante e più desideroso di ritirarsi che di rientrare nella vita politica attiva, l'ex duce diviene il capo della Repubblica Sociale Italiana, con sede a Salò, sul lago di Garda, dandone annuncio il 18 settembre 1943 da Monaco: il suo amico Hitler, sottraendolo ai badogliani, aveva trovato il modo di utilizzarlo come proprio vassallo, disseminando poi i vari ministri, tutti ex militari e burocrati, fascisti fanatici, in varie città del nord.
Il territorio della R.S.I. comprende dapprima tutta l'Italia centro-settentrionale sino alla "Linea Gotica" (da parte a parte della penisola, da Sant'Anna di Stazzena, sotto Massa, a poco sotto Rimini), che segna il fronte della occupazione tedesca e il confine con il Regno del sud, e viene poi circoscritto alle regioni delle Tre Venezie, del Piemonte, della Liguria e di parte dell'Emilia e della Toscana. Tale rimarrà fino all'aprile del 1945, epoca in cui verrà ricongiunto al resto dell'Italia sotto la luogotenenza di Umberto.
Mentre gli alleati risalgono la penisola dal Sud (entreranno e libereranno Roma il 4 giugno 1944, praticamente in contemporanea con lo sbarco in Normandia), nell'Italia soggetta ai tedeschi si sviluppano i movimenti partigiani. La lotta contro questi movimenti condotta dai tedeschi stessi e da una miriade di formazioni e reparti fascisti si tramuta in una vera e propria guerra civile, che, come tutte le guerre civili, assume connotati atroci.  
Già agli inizi del 1945 vengono avviate le trattative di resa tra gli emissari tedeschi e gli Alleati. La resa definitiva viene però sottoscritta a Caserta solo il 29 aprile ed entra in vigore il 2 maggio 1945. La data della fine ufficiale della Repubblica Sociale Italiana è comunque stata convenzionalmente fissata per il 25 aprile 1945, giorno dello sfondamento da parte degli Alleati della Linea Gotica, anche se in realtà essa cessa di esistere nell'arco di 12 giorni, dal 21 aprile con l'occupazione di Bologna, fino al 2 maggio con l'occupazione, da parte di Tito, di Trieste, Gorizia e dell'Istria, ultimo baluardo del territorio.
Mussolini viene fermato a Dongo, sul lago di Como, mentre tenta di mettersi in salvo, e fucilato il 28 aprile 1945.

 I VALORI POSTALI IN USO NELLA R. S. I.

Tutti i valori del Regno ancora validi al 18 settembre 1943 mantengono la loro validità per tutto il tempo di vita della Repubblica Sociale Italiana, tranne due emissioni: i commemorativi "Rossini" che rimangono in corso sino al 31 dicembre 1943 e tutti i valori con l'effigie del Re che terminano la loro validità al 15 marzo 1944, per evidenti motivi "etici", dato che la ormai la RSI e il Re sono sui due fronti opposti della guerra.
La RSI procede alla sovrastampa di numerosi valori con la dicitura "G.N.R." (Guardia Nazionale Repubblicana) con quattro tipo di sovrastampe per i francobolli e uno per gli interi postali, che restano in corso fino al 15 agosto 1944.
Si sovrastampano vari valori con l'icona del "fascetto" e la dicitura "Repubblica Sociale Italiana" di vario tipo che restano in corso per tutta il periodo di esistenza della RSI. Non hanno invece corso i francobolli con la dicitura "P.M.".
Si emettono inoltre i seguenti valori postali:

  • 6.6.44: la serie "Monumenti distrutti" composta da 4 valori di posta ordinaria e da un espresso da Lire 1,25.

  • ottobre 44 / febbraio 45: nuova emissione "Monumenti distrutti" con aggiunta di valori complementari, in totale 10 valori, su carta senza filigrana

  • 6.12.44: la serie "Fratelli Bandiera" composta da 3 valori dedicati al centenario della morte di Attilio ed Emilio Bandiera, che nel giugno del ‘44 erano stati fucilati dal tribunale militare di Cosenza in seguito al loro rifiuto di rientrare nei ranghi della marina austriaca, che avevano lasciato per seguire le idee di Mazzini.

  • luglio '44: cartolina postale da cent. 30 con l'effigie di Giuseppe Mazzini.

I valori emessi restano in corso nei territori militari della RSI ufficialmente fino al 2 maggio 1945, ma in realtà quelli già in circolazione continuano spesso ad essere ancora adoperati non essendo sufficienti, o non ancora pervenute, le scorte di nuovi francobolli provenienti dal sud.
A seconda delle zone, tale uso tardivo è in alcuni casi autorizzato temporaneamente tramite apposite circolari di alcune direzioni provinciali; in altri solo tacitamente tollerato e in altri ancora, infine, non viene proprio ammesso e la corrispondenza recante i francobolli dichiarati decaduti è rigorosamente tassata.
Data la tragica situazione di guerra, è comunque difficile poter sempre reperire i francobolli adeguati, si ha quindi spesso l’uso di "affrancature di emergenza", ossia corrispondenza affrancata con diversi valori destinati, in teoria, ad altri usi: francobolli per pacchi, marche da bollo, segnatasse; oppure con francobolli "frazionati" - ad esempio un francobollo da originali 20 centesimi di cui ne viene utilizzata solo metà considerandola come un francobollo da 10 centesimi. Queste affrancature sono possibili anche miste con francobolli regolari, e sono generalmente pregiate.

LE EMISSIONI C.L.N.

Sia in precedenza che in concomitanza con la data delle Liberazione (25 aprile 1945), in quelle stesse zone sorgono comitati di resistenza, ossia Comitati di Liberazione Nazionale (C.L.N.), più o meno espressione dei partiti politici che si erano già istituiti nell'Italia del sud, riuniti nel C.L.A.N. (Comitato di Liberazione Alta Italia), e quasi ogni singolo comitato emette propri francobolli o sovrastampa localmente francobolli "nazionali" già esistenti.
A causa delle controverse interpretazioni riguardo a queste emissioni locali, esse non sono elencate in un unico catalogo ma disseminate a seconda del giudizio interpretativo del singolo autore o editore del catalogo stesso.
Il Sassone, a cui in più occasioni ho avuto modo di precisare io faccio personalmente riferimento, ne riporta alcune, optando per le sole che siano state espressamente convalidate da comitati provinciali di C.L.N. o da altre autorità quali prefetti, direzioni postali, comandi alleati o giunte comunali.
Ricordando quindi che esistono molte altre emissioni, tra cui le "sovrastampe gotiche" di Torino, indico quelle "ufficiali": Aosta, Arona, Barge, Cuvio, Domodossola, Imperia, Maccagno, Mantova, Parma, Ponte Chiasso, Savona, Sesto Calende, Valle Bormida.

 

LUOGOTENENZA, ABDICAZIONE, NUOVA MONARCHIA, REPUBBLICA

Il 12 aprile 1944, Vittorio Emanuele III annuncia con un proclama la decisione, il giorno in cui gli Alleati fossero entrati in Roma, di ritirarsi a vita privata e di nominare il figlio Umberto suo luogotenente. Il decreto viene quindi firmato il 5 giugno, il giorno seguente alla liberazione di Roma (che viene dichiarata "città aperta", con tutte le conseguenza che sono note), e ha così inizio il periodo delle Luogotenenza.
Pochi giorni più tardi, il 10 giugno 1944, il governo Badoglio viene sostituito da una nuova compagine con a capo Bonomi.
Il 25 giugno 1943, un decreto Luogotenenziale del principe Umberto, firmato dietro pressione delle forze politiche e degli Alleati, stabilisce che dopo la liberazione affiderà alla volontà popolare, tramite un referendum a suffragio universale, la scelta della forma istituzionale dello Stato: monarchia o repubblica.
Il 10 marzo 1946 un decreto del governo sancisce per il 2 giugno seguente la data del referendum e, contemporaneamente, dell’elezione dei deputati della Costituente.
Il decreto stabilisce anche che, nell'ipotesi di scelta della forma repubblicana, l'assemblea costituente eleggerebbe il capo provvisorio dello Stato, e provvisoriamente le sue funzione verrebbero svolte dal capo del governo.
Il 9 maggio 1946, pochi giorni prima del referendum, Vittorio Emanuele III abdica in favore del figlio e immediatamente parte per l'esilio egiziano.
Umberto, che da quel momento assume il nome di Umberto II sarà, per poche settimane, l'ultimo Re d'Italia, il "Re di maggio".
Il 2 e il 3 giugno 1946 il referendum si svolge, con un risultato finale a favore della maggioranza repubblicana, contro le previsioni favorevoli alla prevalenza monarchica risultante, pare, dai conteggi iniziali.
La polemica immediatamente innescata dai sostenitori monarchici che contestano questo risultato accusando brogli nello spoglio delle schede, è ormai largamente retrospettiva e ha comunque poca importanza. Tuttavia Umberto II rifiuta di riconoscere la validità dell'esito e di giurare quindi fedeltà alla costituzione, e pur esprimendo con un proclama l'intendimento di voler evitare nuovi lutti al paese e dichiarando perciò sciolti funzionari e militari dal giuramento di fedeltà alla corona, parte per il Portogallo raggiungendo la principessa Maria Josè e i principi, che avevano lasciato l'Italia una settimana prima.
Il 18 giugno alle ore 18 la Corte di Cassazione dà lettura del giudizio definitivo del referendum: 12.717.923 voti a favore della repubblica, 10.719.284 quelli a favore della monarchia. 

Manca in effetti, come era invece avvenuto per il Regno d'Italia, una data solenne della proclamazione della Repubblica, anche perché la situazione politica e le tensioni sociali del momento sono assai aspre. Pur considerando "moralmente" la data del 2 giugno come punto del passaggio dalla monarchia alla repubblica, dal punto di vista amministrativo il Re Umberto II continua ad espletare le sue funzioni di sovrano sino al 13 giugno, quando in seguito a un ordine del giorno del governo, viene affermato il passaggio dell'esercizio delle funzioni di capo dello Stato al Presidente del Consiglio Alcide De Gasperi.
Il Re abbandona il Quirinale diretto all'aeroporto di Ciampino e, mentre l'aereo decolla alla volta dell'esilio portoghese, dal pennone del Palazzo scende la bandiera tricolore con lo stemma reale, lo scudo sabaudo. Giuridicamente quindi, la nascita della Repubblica avviene solo in questa data. E' il 13 giugno 1946.
 

LA CAOTICA SITUAZIONE DEI SERVIZI POSTALI IN ITALIA DAL 1943 AL 1946

La storia dei servizi postali in Italia in questi anni è ovviamente segnata dai drammatici avvenimenti politici e militari.
Alla vigilia dell'invasione alleata il servizio postale era basato su un complesso di leggi e regolamenti in gran parte consolidati da diversi decenni di applicazione, dalla nascita delle "Istruzioni sul Servizio delle Corrispondenze" nel 1908, in seguito modificate e aggiornate con vari provvedimenti, all'introduzione nel 1936 del Codice Postale, alla regolamentazione della sua esecuzione avvenuta con regio Decreto nel 1940.
Dopo l'armistizio il territorio italiano si trova diviso sotto la giurisdizione di diversi governi e amministrazioni civili e militari.
Principalmente bisogna considerare la presenza contemporanea di due Stati, il Regno Sabaudo nel sud e la Repubblica Sociale Italiana nel nord, divisi dalla "Linea Gotica", ambedue con i requisiti necessari per l'esistenza quali il territorio, la popolazione e il governo, quindi entrambi in grado di esercitare la sovranità (seppure nei limiti imposti dalla ACC nel Regno e dagli interessi militari e strategici nella RSI), anche attraverso l'esercizio e la regolamentazione del servizio postale - con tutto ciò che esso comporta: dall'emissione di valori postali al recapito della corrispondenza alla facoltà di riscuotere tasse sul servizio medesimo.
Tuttavia, vi sono situazioni particolari in cui i poteri non vengono esercitati da uno Stato, bensì da entità giuridiche diverse, come nel caso del Regno del sud, che è in effetti sotto l'occupazione Alleata. Ciò non ostante, fra le singole amministrazioni governative militari istituite dagli Alleati solamente quella della Sicilia emette francobolli: gli altri preferirono confermare, caso mai sovrastampandoli, la validità dei valori in corso e adottare la legislazione postale in vigore. 

Il caos totale che si verifica, specialmente nei territori del nord (che non dimentichiamo già in quei tempi sono il fulcro della vita commerciale e industriale del paese), in ogni forma di comunicazione e di trasporto in seguito alla divisione dell'Italia lungo la Linea Gotica, e agli incessanti bombardamenti, da parte dei tedeschi da una parte e degli alleati dall'altra, che si combattono sul territorio italiano, bombardamenti che coinvolgono e sconvolgono, tra l'altro, le linee ferroviarie, i ponti e le strade, rendono sempre più problematica l'attività del servizio postale.
Questa situazione raggiunge l'apice della confusione nell’inverno 1944/45, rendendo quanto mai difficoltoso il semplice spostamento da un luogo all'altro, e di conseguenza la reperibilità di francobolli e l'inoltro della corrispondenza, senza tralasciare naturalmente le motivazioni stesse per l'utilizzo dei servizi postali: la maggioranza della popolazione stremata dalla guerra ha spesso altre priorità che non lo scrivere lettere o cartoline.
Ciò non ostante, se questa è la spiegazione logica della carenza di posta in quel periodo, e del suo conseguente pregio dal punto di vista collezionistico, la necessità di avere un servizio postale attivo è comunque un'esigenza a cui bisogna fare fronte.
Diverse sono le iniziative private, tra le quali va menzionata quella della Banca Commerciale Italiana che ricorre al recapito con mezzi propri. Due società, la Corrieri Alta Italia (CORALIT) e la Società Anonima Barbera Editore (SABE) ottengono l'autorizzazione ad effettuare un servizio postale e l’emissione di propri francobolli, che vengono pagati a parte e poi applicati sulla busta in aggiunta alla normale affrancatura.
La CORALIT, con collegamenti ciclistici Lombardia-Veneto-Piemonte è attiva dal febbraio al 30 giugno 1945, quando nell'alta Italia il Governo Militare Alleato ripristina il regolare servizio postale. La SABE effettua invece con mezzi propri un collegamento postale nei due sensi tra Firenze e la Venezia Giulia e il Friuli ed è attiva dall'agosto del 1945 al gennaio del 1946. 

LA RICOSTRUZIONE DELLE POSTE

Le strutture centrali dell'amministrazione postale sono rimaste a Roma e il governo Badoglio, rifugiatosi a Brindisi, deve affrontare la ricostruzione dei vari apparati dell’amministrazione. Nelle province di Bari, Brindisi, Taranto e Lecce (non sottoposte al governo militare, ma all'ACC - Allied Commission Control) le disposizione riguardanti la posta civile vengono emanate dall'11 settembre al 15 novembre 1943 dal prefetto Innocenti. In questo periodo manca anche nominalmente la Direzione Generale delle Poste e le singole direzioni provinciali si comportarono in modo autonomo.
La direzione provinciale di Bari assume la funzione di Direzione Superiore. Solo dal 16 novembre (2° governo Badoglio) con la nomina dell'ing. Fano a sottosegretario con funzioni di Ministro delle Comunicazioni, essa eserciterà la funzione di Direzione Generale delle Poste (anche se in questo periodo aveva alle dipendenze solo le direzioni di Brindisi, Taranto e Lecce) costituendo così un embrione di struttura ministeriale.
Il movimento della posta dal settembre al dicembre 1943 è molto ridotto specialmente all'interno della Calabria e della Sardegna, mentre è più consistente in Puglia per la maggiore efficienza della rete stradale favorita anche dal terreno maggiormente pianeggiante.
Il servizio postale resta limitato a livello locale sino al 10 febbraio 1944 allorché vengono restituite al governo italiano - trasferitosi in quella data a Salerno - la Sicilia, la Calabria e la Lucania. Viene costituito un nuovo organismo di censura (ACS) e ripristinati i collegamenti interregionali e con l'estero, che erano mancati dall'8 settembre 1943 alla metà di febbraio, fatta eccezione per alcuni dispacci della Croce Rossa, di prigionieri e internati di guerra, posta militare e qualche (raro!) caso sporadico di corrispondenza privata.
Dall'11 febbraio anche la Direzione Generale delle Poste viene trasferita a Salerno e infine riportata, dal 10 giugno 1944 (governo Bonomi) a Roma.

 

 


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