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Rubriche > RUBRICA MEDICA > Virus e malattie umane
Virus e malattie umane
Articolo di Dott. Gianni Fusco pubblicato il 1/4/2009 (6570 Letture)
In questa pagina: Vaiola - Parotite - Encefaliti - Herpes - Rosolia - Influenza - Mononucleosi - Febbre gialla - Poliomielite - Morbillo - Dengue - Rabbia - Varicella 


VIRUS E MALATTIE UMANE


VAIOLO: Il Vaiolo è un’affezione tipica della specie umana ormai quasi del tutto sradicata nel mondo. Il contagio è interumano ( attraverso la cute o per via respiratoria) ed è favorito da una certa resistenza del virus nell’ambiente esterno.La malattia è molto grave e può raggiungere il 50% di mortalità.
Il periodo di incubazione è di circa 12-15 giorni ed i primi sintomi morbosi sono: febbre, malessere, cefalea, tossicosi, inizio delle lesioni cutanee. Nella cute il virus del vaiolo (come tutti i poxvirus) coinvolge l’endotelio dei capillari e delle venule del derma e quindi diffonde all’epidermide provocando lesioni degenerative che evolvono nella formazione delle vescicole e delle pustole che , in caso di guarigione, lasciano cicatrici permanenti.



PAROTITE: Il virus della parotite è un tipico paramixovirus ed è l’agente eziologico della parotite epidemica, una malattia caratteristica dell’infanzia e che clinicamente si presenta con il sintomo dell’ingrossamento molto evidente delle ghiandole parotidi che conferiscono al malato un aspetto caratteristico.
L’infezione si contrae per contagio interumano, attraverso la saliva ed il periodo di incubazione è di circa 15 giorni. L’affezione è moderatamente febbrile e passa a guarigione spontaneamente. In alcuni casi sono possibili complicanze a carico del pancreas e del sistema nervoso e nei maschi in età postpuberale è relativamente frequente la comparsa di orchite mono o bilaterale, molto dolente, cui può seguire atrofia testicolare e impotentia generandi.


ENCEFALITI VIRALI: Le varie encefaliti sono tra le infezioni più gravi causate dai virus.

La malattia insorge con i sintomi tipici : febbre cefalea, sonnolenza, nausea,vomito e talora si esaurisce in questa fase. Dopo un breve periodo di apiressia, la sintomatologia, a seguito della localizzazione del virus nel sistema nervoso centrale, è caratterizzata da letargia, disturbi del linguaggio,tremori, convulsioni, paralisi, coma e talora morte. Tutte le encefaliti sono causate da virus trasmessi da zanzare o da zecche.



HERPES: Detto anche fuoco di S.Antonio, e’ un infezione acuta dei gangli nervosi dorsali, dovuta al virus della varicella-zoster (che puo’ rimanere latente anche decine di anni).

Puo’ insorgere a ogni eta’, ma e’ piu’ frequente dopo i 50 anni. Ogni anno circa 1 individuo su 1000 subisce un attacco di herpes zoster. Predilige soggetti con sistema immunitario depresso.

La malattia e’ detta zostes (in grecocintura) perche’ di solito interessa i nervi intercostali, e le eruzioni (gruppi di piccole vescicole su base arrossata che persistono un paio di settimane residuando piccole cicatrici) e il dolore sono appunto disposti a cintola; ma possono anche estendersi . Esordisce, una volta reattivata, dopo un periodo di incubazione di 10-30 giorni, con malessere , modifica febbre, tumefazione di linfoghiandole locali. Il dolore puo’ essere anche molto intenso e non risentire dei comuni analgesici. In taluni casi l’infezione interessa il nervo oftalmico e puo’ astendersi alla cornea ( herpes oftalmico); oppure coinvolgere altri nervi cranici. Il dolore e l’erusione possono persistere anche anni, con fasi alterne di asacerbazione e di remissione. Non esiste una terapia specifica. L’uso precoce di antivirali e di corticosteroidi puo’ apportare notevoli miglioramenti e anche risolvere la malattia. Gli impacchi caldo-umidi mitigando di solito il dolore, come anche i preparati a base di vitamina B1.






ROSOLIA: E’ un’ infezione virale lieve che ricorre spesso sotto forma epidemica. E’ meno contagiosa del morbillo e della varicella, e lascia immunità permanente. E’ piu’ grave negli adulti, specie in gravidanza. Il periodo di incubazione è di 12-21 giorni, quello prodromico, non sempre presente,(lieve malessere e modico rialzo termico) dura solo poche ore. Il primo segno di malattia puo’ esser dato dall’ esantema(periodo esantematico) che puo’ anche mancare: l’ eruzione è costituita da elementi rosei con zone interposte di cute normale, poco confluenti, che compaiono prima sul viso e successivamente si estendono al tronco ed agli arti. Scompare di solito al 3° giorno. La febbre o manca o di rado supera i 38°.Vi è tumefazione ghiandolare generalizzata con prevalente caratteristico interessamento dei linfonodi della nuca( spesso visibili e palpabili). Nel sangue si riscontra talora diminuzione dei leucociti e delle piastrine; durante l’ eruzione la prova di fissazione del complemento diviene positiva entro 1 settimana dopo l’ eruzione, e puo’ persistere per mesi od anni. Compaiono anticorpi neutralizzanti 1-3 giorni dopo l’ eruzione e raggiungono l’acme entro 2 settimane; la prova puo’ rimanere positiva per piu’ di 20 anni.

Non esiste una terapia specifica, ma solo sintomatica. La VACCINAZIONE con il vaccino antirosolia assicura un periodo di immunità: viene di solito attuata nei bambini di circa 15 mesi, combinato con il vaccino antimorbillo ed antiparotite.



INFLUENZA: E’ una malattia infettiva dovuta a tre tipi principali di virus denominati A,B e C,il cui contatto con l’organismo provoca in questo produzione di anticorpi che lo immunizano contro il singolo virus. Mentre il B ed il C sono piuttosto stabili, l’A mostra un’estrema variabilità (per cui è più difficile prevedere la comparsa di nuovi ceppi ed allestire contro di essi un vaccino ),ed è il virus che si rende responsabile della maggior parte delle grandi epidemie come la recente influenza asiatica,Hong Kong,ecc.(la spagnola del 1918 fece oltre 20 milioni di morti).

La malattia esordisce con brividi,febbre,tosse,dolori muscolari,perdita dell’appetito,ai quali seguono tosse,sternuti,mal di gola,secrezione nasale di materiale sieromucoso.


Tali sintomi regrediscono di solito nel termine di 4-5 giorni,ma in alcuni casi - specie nei soggetti debilitati e negli anziani-possono evolvere in polmonite.

La terapia consiste nel riposo a letto in ambiente ben acclimatato e areato, nella dieta leggera, nella somministrazione di acido acetilsalicitico e di analgesici se sonon presenti dolori muscolari, e nell’istallazione di anticongestionanti per via nasale.




Particolare riguardo va rivolto ai soggetti anziani. Per prevenire alle infezzioni batteriche si può ricorrere agli antibiotici. La profillassi è resa possibile da vaccini (contenente ceppi inattivati) allestiti solitamente con i ceppi responsabili dell’influenza degli anni immediatamente precedenti, ai quali dovrebbero sottoporsi gli anziani, i soggetti immunodepressi e coloro che operano nelle comunità (ospedali, ospizi, collegi, carceri, ecc.); essi risultano tuttavia efficaci soltanto in circa il 75% dei casi.





MONONUCLEOSI: E’ una malattia infettiva dovuta al virus di Epstein-Barr o al citomegalovirus (herpes virus), il cui contagio avviene tramite le goccioline della saliva (per questo viene anche detta "malattia dei fidanzati", che se la trasmettono attraverso il bacio),o per contatto diretto con oggetti contaminati. E’ molto frequente, ma nella maggior parte dei casi decorre del tutto asintomatica. Solo circa il 5% delle persone affette mostra inizialmente febbre, cefalea, astenia, perdita di appetito, seguiti da infiammazione della gola (angina) con formazione di essudato, e tumefazione delle linfoghiandole regionali. Nel sangue compaiono grosse cellule (monociti atipici) e anticorpi contro il virus.

La diagnosi, oltre che sulla sintomatologia clinica, si basa sulla prova (sul siero) di Paul-Bunnell per l’accertamento degli anticorpi. La terapia è puramente sintomatica, e non richiede abitualmente l’impiego di antibiotici; di solito la malattia regredisce nel termine di qualche settimana, residuando per un certo tempo astenia, depressione,stanchezza.



FEBBRE GIALLA: E’ un’infezione virale che si trasmette attraverso la puntura della zanzara.

Aedes aegypti, infettatasi due settimane prima pungendo un paziente. Il periodo di inqubazione dura da due a sei giorni. La malattia inizia bruscamente con febbre elevata, aumento della frequenza cardiaca (che presto si riduce), il volto e gli occhi sono arrossati, i margini della lingua rossi e il centro della lingua "peloso". Coesistono nause, nausea vomito, stipsi, cefalea, dolore all’epigastrio, dolori musculari, prostrazioni, irritabilità. Dopo un breve periodo di remissione, ne subentra uno di intossicazione, che dura tre-nove giorni. La febbre riprende, la frequenza cardiaca resta lenta; compaiono ittero, vomito ematico e albumina nelle urine; i globuli bianchi diminuiscono. V’è tendenza alle emorragie.

Il soggetto appare confuso, e nella fase terminale mosta delirio, convulsioni e coma. Segue, nei casi trattati, il periodo della convalescenza e della guarigione, senza sequele.

Il trattamento si basa su misure di supporto ed e’ diretto ad alleviare i sintomi (per lo più con trasfusione di sangue e di liquidi) e a ridurre la possibilita’ di emorragie.

La prevenzione e’ resa possibile dalla somministrazione di un vaccino che va ripetuta ogni 10 anni.

Va praticata da tutti coloro che si recano in Paesi dove la febbre gialla è endemica (America Centrale, parti del Sud America, dell’Africa e dell’Asia).






POLIOMIELITE: Detta anche malattia di Heine-Medin o paralisi infantile, è un’ infezione acuta da virus, contagiosa.

E’dovuta a lesione delle cellule nervose situate nel midollo spinale che inviano gli impulsi per i movimenti. E’ dovuta al virus poliomielitico, Poliovirus homini, appartenente agli Enterovirus.

Di esso si conoscono tre virus patogeni per l’ uomo, immunologicamente differenti tra loro: tipo 1(Brunhilde), tipo2 (Lansing), tipo 3 (Leon).

Piccolo appena 28 milionesimi di millimetro, penetra nelle cellule nervose e vi si moltiplica con estrema rapidità, il che spiega il perchè molti casi di polio evolvano così rapidamente.

Il virus può trasmettersi attraverso le feci, dalle quali tramite le dita il virus si trasmette direttamente al corpo o agli alimenti. 

Ma è anche possibile la trasmissione aerea. Dopo un periodo di incubazione di 2-10 giorni e una fase prodromica caratterizzata da febbre elevata, mal di gola o da frequenti disturbi intestinali, possono non comparire altri sintomi (85% dei casi). Altrimenti questi sono rappresentati da paralisi più o meno estese, che possono andare dall’ interessamento di un solo muscolo o di piccoli gruppi di muscoli sino alla paralisi di tutti gli arti. La forma più grave è, naturalmente, la paralisi dei muscoli respiratori. L’ entità dell’ interessamento varia in funzione del livello del midollo spinale in cui sono colpite le cellule nervose, nonchè del numero di cellule interessate. Tutte le forme di trattamento escogitate in passato per la poliomielite sono risultate inefficaci. Soltanto le misure di supporto (massaggi, riabilitazione, ecc.) davano qualche risultato. La forma più efficace di prevenzione è rappresentata dal vaccino, del quale si conoscono due varietà: vaccino Sabin (allestito con virus vivi attenuati) e vaccino Salk (con virus uccisi). In Italia viene adottato il vaccino Sabin, detto trivalente perchè contiene i tre tipi di virus. (Per le modalità v. vaccinazione).

Dopo l’ introduzione generalizzata (e in molti Paesi obbligatoria) della vaccinazione antipolio,l a poliomielite è stata quasi totalmente eradicata dagli Stati Uniti e dall’ Europa; ma costituisce ancora un grave rischio per coloro che, non vaccinati, si recano in Africa, Asia o Sudamerica.





MORBILLO:  E' una malattia esantematica altamente contagiosa, di natura virale.

Viene trasmessa attraverso le goccioline di saliva o le secrezioni nasali o faringee del malato durante il periodo prodromico. La malattia prevale in primavera, con frequenza massima tra 1 e 5 anni di età; ma può comparire a tutte le età. Raramente nel lattante conferisce un’immunità permanente.

Particolarmente grave è il morbillo durante la gravidanza, perchè può provocare morte del feto.

Il bambino malato può trasmettere la malattia già dal periodo di incubazione (quando il suo morbillo non è ancora noto) sino a una settimana dopo la comparsa dei sintomi.

Il periodo di incubazione dura da 8 a 14 giorni, ed è per lo più asintomatico.

Nel periodo prodromico lafebbre rappresenta di solito il primo sintomo e persiste raggiungendo i 38.5- 40°, per poi recedere con la comparsa dell’ esantema, sussistono inappetenza, sete talvolta nausea e vomito, coriza all’inizio sierosa , indi mucopurulenta,laringite con tosse intensa, insistente, abbaiante, congiuntivite con fotofobia e lagrimazione. E compaiono le tipiche macchie di kö plik: piccole macchie bianche, grandi come una testa di spillo, presenti in circa 60% dei casi, sulla mucosa della guancia in corrispondenza dei molari inferiori. Sono molto fugaci.

Nel periodo esantematico compare un’eruzione (esantema) maculo- papulosa intorno al quinto giorno di malattia di colore rosso, a margini frastagliati ,che rapidamente diviene rosso vivo, intervallato da aree di cute normale .Entro 2-3 giorni l’eruzione è completa. L’esantema compare prima sul volto e dietro le orecchie, poi si estende al torace, all’addome e infine agli arti. Impallidisce alla pressione.

Dura da 4 a 7 giorni e quando ha raggiunto il suo massimo scompaiono generalmente la febbre il malessere e gli altri sintomi. Segue lieve desquamazione secondo lo stesso ordine della comparsa.

Possono insorgere complicazioni: otite media purulenta al termine del periodo prodromico e durante l’ evoluzione dell’ esantema; tracheobronchite che può evolvere in broncopolmonite .Altre complicazioni sono l’ encefalite, e il morbillo emorragico, con emorragie e porpora generalizzate. Nei casi non complicati la prognosi è eccellente. Sfavorevole nell’ encefalite, con alta frequenza di sequele (65%).

Il trattamento è sintomatico contro l’ infiammazione delle prime vie respiratorie, inoltre, si consiglia il riposo a letto in ambiente ben areato, una dieta leggera, il lavaggio degli occhi con soluzione fisiologica o acqua borica al 3%,e impacchi di camomilla tiepida.

Se la febbre è molto elevata si ricorre alla somministrazione di antifebbrili, (aspirina, tachipirina).

La terapia antibiotica è riservata ai casi complicati.

La profilassi consiste nell’ allontanamento del bambino dagli ambienti infetti, e nella vaccinazione antimorbillosa a partire dal 15° mese (somministrazione di vaccino antimorbilloso con virus attenuato che conferisce di solito immunità permanente; prevista anche la somministrazione di immunoglobine specifiche).





DENGUE: E’ una malattia infettiva limitata alle zone tropicali e subtropicali, dovuta ad un arborvirus che vienedengue zanzara trasmesso attraverso la puntura della zanzara AEDES AEGYPTI, a sua volta infettata pungendo un soggetto malato; può anche essere trasmessa da una zanzara del genere HAEMAGOGUS infettata dopo aver punto una scimmia. In alcuni casi decorre in forma asintomatica; in altri con febbre, cefalea,dolori ossei e articolari, eruzioni cutanee, emorragie, tumefazioni di linfoghiandole. Non esistendo una terapia specifica, la lotta al dengue è affidata a quella contro le zanzare.



A-B-C:indicano la forma e le striature del capside

RABBIA:
E’ una malattia infettiva degli animali dovuta ad un virus appartenente alla famiglia dei rabdovirus (letteralmente =virus a forma di pallottola), grande 150-200 micron (millesimi di millimetro), molto sensibile al calore. Nell’uomo provoca l’idrofobia (avversione all’acqua).

Una volta penetrato nella cellula nervosa, come ogni altro virus "si impadronisce" del materiale genetico di questa per moltiplicarsi, pur senza distruggerla completamente. Il virus rabbico alberga abitualmente nella saliva degli animali infetti, tramite la quale si trasmette ad altri animali e all’uomo attraverso il morso. Ma può bastare il contatto della saliva con una pur piccola ferita (ad es. quando l’animale lambisce il suo "amico") a che si stabilisca l’infezione. Cani, gatti, volpi e pipistrelli sono i più frequenti responsabili della trasmissione. Una volta penetrato nell’organismo umano, il virus rimane nel punto d’ingresso per un certo periodo, senza però moltiplicarsi. Dopo alcune ore, esso percorre per via centripeta (cioè dalla periferia verso il cervello ) i nervi periferici, sino a giungere a quelle stazioni intermedie che sono i "gangli nervosi". E’ nelle cellule nervose di questi gangli che esso si moltiplica, invadendo poi il sistema nervoso centrale.

A questo punto l’idrofobia si manifesta in tutta la sua gravità, e diviene irreversibile. Da parte sua l’organismo cerca di difendersi producendo anticorpi contro il virus, i quali possono essere evidenziati con speciali prove sul siero. Dopo un periodo silente di incubazione di 18-90 giorni (è più breve nei bambini che negli adulti, e quanto più la sede del morso è vicina alla testa ), intorno alla ferita compare una reazione infiammatoria, ha inizio la fase prodromica con febbre, cefalea, perdita dell’appetito, vomito, insonnia, tachicardia, dilatazione delle pupille, difficoltà nella deglutizione. A questo punto insorge la cosiddetta "fase neurologica acuta", con ipersensibilità agli stimoli esterni, e nella quale – tipicamente – la semplice vista dell’acqua provoca convulsioni generalizzate, donde il nome di "idrofobia". Le manifestazioni tendono ad aggravarsi sempre più, sino alla comparsa di spasmi faringei e di paralisi in varie parti del corpo. Ad ogni contrazione il soggetto emette bava dalla bocca e suoni rauchi dalla gola, che ricordano il latrato del cane.

E’ durante una di queste crisi che il soggetto può morire, mantenendo in genere integra sino all’ultimo la coscienza. E’ molto raro che la malattia possa regredire. Non esiste un trattamento specifico o efficace dell’idrofobia. Le sole misure con le quali si può aiutare il paziente sono di supporto, per mitigare quanto più possibile i disturbi respiratori, cardiovascolari e neurologici. Qualche vantaggio può derivare dalla somministrazione di gammaglobuline iperimmuni e di interferon. Meno difficile risulta la prevenzione, che è ovviamente legata alla profilassi negli animali: maggiore è il numero degli animali vaccinati, minori sono le opportunità di infezione. Una volta che il soggetto è stato morso (il che va sempre denunciato), per prima cosa occorre procedere alla toletta accurata e alla disinfezione della ferita, non che alla vaccinazione antitetanica (il tetano è sempre in agguato). Se il morso è nelle parti alte del corpo (ad es. in testa ), si pratica il più presto possibile la somministrazione di gammaglobuline iperimmuni. Se si cattura il cane che ha morso, si può tralasciare ogni altro intervento, lasciando il cane in osservazione per una decina di giorni e stando attenti a che non compaiono in esso segni di rabbia. Se questi sopravvengono, ci si comporta allo stesso modo di quando il cane è un randagio e non sia stato catturato: oltre alle suddette misure, si procede alla somministrazione di una delle varie forme di vaccino oggi esistenti, tutte a base di virus attenuati. Il vaccino di uso più comune è quello inattivato con una speciale sostanza detta "betapropiolattone": implica la somministrazione intramuscolare di sei iniezioni (da praticare, oltre la prima, al terzo, settimo, quattordicesimo, trentesimo e novantesimo giorno). Questa vaccinazione conferisce un’immunità (dopo un paio di settimane) che giunge sino a tre anni. Con il vaccino antirabbico, realizzato per la prima volta dal chimico francese Louis Pasteur nel 1885, e con i successivi perfezionamenti, la rabbia subì una certa sconfitta per una cinquantina di anni, ma ora sta di nuovo dando segno di sé. Anche nei paesi industrializzati i casi di idrofobia sono ormai rarissimi, aumenta il numero degli animali infetti. Dopo l’ultima guerra si è verificata una diffusione progressiva della rabbia tra gli animali dalla Polonia verso occidente, in direzione sud-ovest, con una progressione di circa 40 km l’anno.

Nel febbraio 1977, in Val Surina (BZ) venne di nuovo rilevata per la prima volta la presenza di volpi e caprioli infetti, e nello stesso tempo i Servizi Sanitari austriaci hanno segnalato l’avanzare del virus rabbico verso il nostro confine. I casi di idrofobia registrati in Italia dal 1947 al 1970, anno in cui si è verificato l’ultimo caso, furono 369, con un picco nel ’59. L’andamento decrescente è da considerarsi strettamente correlato alle drastiche misure di sorveglianza e all’applicazione del regolamento di polizia veterinaria e di vaccinazione profilattica degli animali.

Questi sono potenzialmente sempre esposti al pericolo di essere infettati da altri animali, sia in strada che nelle campagne o nei boschi.



VARICELLA: Malattia esantematica molto frequente e contagiosa, dovuta al virus "varicella-zoster". Si trasmette attraverso le goccioline di saliva sparse nell’aria o per contatto con indumenti contaminati. E’ contagiosa dal primo al sesto giorno dalla comparsa dell’eruzione, e conferisce immunità permanente.Di rado colpisce gli adulti;ma in questo caso assume carattere di gravità. Sebbene la varicella possa conferire immunità per tutta la vita, il virus può rimanere silente anche per decine di anni per poi riattivarsi e provocare HERPES ZOSTER. Il periodo di incubazione varia da 14 a 21 giorni, ed è in genere asintomatico. Abitualmente l’esantema (eruzione cutanea) è il primo segno di malattia e tende a comparire in poussées successive: possono quindi essere presenti simultaneamente tutti i vari stadi della sua evoluzione. L’esantema si estende a tutto il corpo, anche al cuoio capelluto, e viè eruzione sulle mucose (enantema) dei genitali e del cavo orale. 


Gli elementi attraversano i seguenti stadi:macula rossa - papula-vescicula (piena di liquido chiaro) - crosta.

Le croste si distaccano tra il nono e il tredicesino giorno. Il prurito, dapprima lieve, puo’ divenire intenso nello stadio crostoso.

La varicella puo’ complicarsi con infezione delle vescicole, e (molto di rado) con meningoencefalite.

Per quanto riguarda il trattamento, nel neonato puo’ essere utile la somministrazione di immunoglobuline per prevenire le complicazioni neurologice. Le vescicole non vanno toccate ma solo nettate delicatamente e trattate con polveri inerti. Occorre evitare che il bambino le distacchi grattandosi. In caso di infezione delle vescicole si ricorrere alla applicazione locale di antibiotici; nei casi piu’ gravi, alla somministrazione di antivirali (acyclovir).



 



 


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