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News : La Morte
Inviato da Giuseppe Piccolo il 21/10/2023 8:30:00 (7283 letture)

FantasySe questa pagina riesce a farvi riflettere sulla morte fino a farvi acquisire con essa un rapporto sereno, avrò raggiunto il mio vero ed unico scopo - Quando un bambino nasce tutti ridono, ma lui piange! - Quando una persona muore chi resta piange, lui no... rinasce ad una nuova vita! 



Quando un bambino nasce tutti ridono, ma lui piange!



Quando una persona muore chi resta piange, lui no... rinasce ad una nuova vita!



Il mistero della morte ha spinto i filosofi a lunghe meditazioni, i poeti a scrivere fiumi di versi; tutti gli uomini, colti o ignoranti, poveri o ricchi, allegri o tristi, ognuno a modo proprio, vivono la loro vita con il pensiero ricorrente di ... quando verrà quel giorno e di ... come sarà. Noi vogliamo darvi un nostro piccolo contributo per arricchire di nuovi elementi la vostra conoscenza su questo mistero con citazioni, poesie e quant'altro. Chiunque di voi vorrà darci un contributo per esplorare questo mondo misterioso avrà la nostra gratitudine; Davanti alla morte che tutto spiana abbiamo deciso che i grandi della letteratura italiana, i grandi filosofi, i grandi scienziati saranno affiancati al contributo di chiunque possa offrirci un momento di profonda riflessione.





Santino Gattuso




 



Foglie morte...e la natura riprende il suo ciclo!


     Epicuro


"Il più terribile dei mali, cioè la morte, non è niente per noi, dal momento che, quando noi siamo, la morte non è, e quando essa inesorabilmente sopraggiunge, noi non siamo più."  Epicuro



Gustav Klimt, La morte e la vita (1908-1913), Vienna, Collezione privata.



«  Due cose belle ha il mondo: amore e morte. »  Giacomo Leopardi



Giacomo Leopardi



"Chi ha il coraggio di ridere, è il padrone degli altri, come chi ha il coraggio di morire."  Giacomo Leopardi



"Non c'è dolcezza che possa uguagliare la Morte




Più più più

intendi chi ancora ti culla:

intendi la dolce fanciulla

che dice all'orecchio: più più"

Da i Canti Orfici di Dino Campana




È l'amore, non la ragione, che è più forte della morte. (Thomas Mann)



Non c'è altra morte tranne che l'assenza d'amore. (René Barjavel)



"Ed è il pensiero della morte che al fin aiuta a vivere" da Ultime cose di Umberto Saba



Uom, se' tu grande, o vil? Muori, e il saprai




da Rime di Vittorio Alfieri




Lo stolto teme e fugge la morte, il pazzo la cerca e le corre incontro, il savio l’aspetta.



Preso da un cartiglio della Davit - Torino



Sant’Ippolito di Roma - Se uno muore perché fedele a Dio dobbiamo rallegrarci perché ha trovato la vita eterna.



"La nostra morte non è una fine se possiamo vivere nei nostri figli e nella giovane generazione. Perché essi sono noi: i nostri corpi non sono che le foglie appassite sull'albero della vita."  (A. Eistein) 



"So che morirò, ma non ci credo" - dice Jacques Madaule. Lo so, ma non ne sono intimamente persuaso. Se ne fossi persuaso, completamente certo, non potrei più vivere.








La morte è questo: la completa uguaglianza degli ineguali.





tratti da: Pensare la morte?  di Vladimir Jankélévitch  



Il terrore della morte è dovuto all'incertezza di ciò che ci attende. La risposta è semplice e tranquillante: esattamente la medesima situazione di prima che fossimo.   Le minime di Morandotti di Alessandro Morandotti



Non è vero che la morte ci giunge come un'esperienza in cui siamo tutti novellini (Montaigne).



Tutti prima di nascere eravamo morti. Cesare Pavese,  Il mestiere di vivere



Lucio Anneo Seneca



Noi pensiamo alla morte come a qualcosa che sta davanti a noi, mentre in gran parte è già alle nostre spalle: tutta l'esistenza trascorsa è già in suo potere.   Lucio Anneo Seneca,  Lettera a Lucilio



Il pensiero della morte ci inganna, perché ci fa dimenticare di vivere. Vauvenargues Riflessioni e massime



"Le persone che vivono intensamente non hanno paura della morte." (A. Nin) 



"La vita è un sogno dal quale ci si sveglia morendo."  (V. Woolf)



"Se sei triste e vorresti morire, pensa a chi sa di morire e vorrebbe vivere."  (J. Morrison)



Chi insegnerà all'uomo a morire, gli insegnerà a vivere Michel de Montaigne



"La vita continua" è un'espressione metafisica, che va al di là dell'apparenza. La vita continua "per tutti" - così andrebbe interpretata. Cioè la vita è un concetto che include la morte e che caratterizza l'intero universo. La morte, dunque, è solo trasformazione.



 


Trionfo della morte - Palermo, Palazzo Abatellis.



Il trionfo della morte



"Non è ver che sia la morte

Il peggior di tutti i mali

È un sollievo dei mortali

Che son stanchi di soffrir"




Da Adriano in Siria di Pietro Metastasio



Le meditazioni umane riguardo il fenomeno della morte costituiscono storicamente uno dei fondamenti nello sviluppo delle religioni organizzate. Anche se le interpretazioni e i modi di definire / analizzare la morte variano diametralmente da cultura a cultura, la credenza in una vita dopo la morte - un aldilà - è assai diffusa e molto antica.



Per la maggioranza delle religioni di matrice cristiana, si crede che il Paradiso sia un luogo o uno stato trascendente in cui l'anima del defunto, unita al corpo alla fine dei tempi, trascorrerà l'eternità in continua contemplazione di Dio. L'inferno, il limbo e il purgatorio costituiscono invece i luoghi a cui sono condannate le anime non pure, anche se chiese e teologi non sono concordi sull'esistenza e su cosa rappresentino questi luoghi.



"Laudato si', mi' Signore, per sora nostra morte corporale, da la quale nullu homo vivente pò skappare:"





Dal Cantico delle creature San Francesco d'Assisi



  Fra i Cristiani, dalla visione dell'anima immortale e dell'inferno si distaccano solo le chiese cristiane avventiste ed i Testimoni di Geova, che insegnano con toni diversi che dopo il giudizio finale i peccatori saranno puniti con la distruzione eterna.



Presso l'Induismo, il Sikhismo ed altre religioni orientali si crede nella reincarnazione; secondo questa filosofia, la morte rappresenta un passaggio naturale (tanto quanto la nascita) tramite il quale l'anima abbandona un involucro ormai vecchio per abitarne uno nuovo (il corpo fisico), fino all'estinzione del karma ed alla conseguente liberazione definitiva. Per questo motivo l'idea della morte viene affrontata con minor struggimento interiore.









Molti antropologi ritengono che le sepolture degli uomini di Neanderthal in tombe scavate con cura e adorne di fiori siano la testimonianza di una primordiale fede in una sorta di aldilà. Alcuni considerano che il rispetto per i defunti e per la morte (più o meno allegorizzata) sia istintivo all'uomo.







Per il Panteismo (il termine "panteismo" deriva dai termini greci pan = "tutto" e theos = "dio"), "tutto è Dio", o meglio "il Tutto è Divino", e cioè, c'è una identificazione fra Divinità e Natura.




Gli Dei non sono relegati in un astratto mondo ultraterreno, ma sono presenti nella Natura, il cui volto visibile non è che l’aspetto esterno degli Dei stessi, la Natura non è che teofania, manifestazione divina.




Eraclito considerava come un problema di cui render conto: all'interno della sua concezione panteistica la morte non è altro che un ritorno nell'"unità e comunanza del cosmo", dove l'individuo si dissolve e acquisisce l'immortalità, benché in senso impersonale.



Per Platone, che subiva l'influsso delle dottrine orfiche, la morte equivale alla separazione dell'anima immortale dal corpo corruttibile e all'inizio di una nuova vita dell'anima individuale. La concezione platonica suggeriva un atteggiamento di serena accettazione della morte, almeno per il filosofo, che si cura dell'anima e non del corpo.



In una prospettiva già ‘esistenziale’ si pone il sistema epicureo, che nega che la morte sia un male, non perché momento di passaggio all'immortalità, ma in quanto assoluta insensibilità derivante dalla cessazione della vita organica.



Prospettiva esistenziale e prospettiva metafisica sono invece connesse nello stoicismo, per il quale la serena accettazione della morte è conseguente alla consapevolezza che alla morte sopravviva un'anima (corporea) come parte dell'anima del mondo.



L'idealismo tedesco, soprattutto con Hegel, riproporrà l'antico tema della immortalità impersonale in una prospettiva panteistica, prospettiva peraltro comune agli autori del Romanticismo tedesco (Novalis, Hölderlin): la morte individuale è per Hegel un momento dello spirito universale, che comprende nel suo sviluppo storico i destini dei singoli.



Per Feuerbach, il concetto di morte individuale è espressione della finitezza dell'uomo, riscattata soltanto dall'infinità dello spirito di cui l'uomo è partecipe



L'esistenzialismo intende la morte come "situazione" decisa, come possibilità esistenziale sempre aperta e tale che in base a essa soltanto, intesa come limitazione dell'esistenza, è possibile valutare e comprendere la vita.



La morte di Didone (1631) | Giovanni Francesco Barbieri detto il Guercino



« Fui pervaso fin nel più profondo del cuore dal sentimento dell'impermanenza di tutte le cose che mi era stato trasmesso da mia madre. La vita umana era effimera come i petali avvizziti, spazzati via dal vento. La nozione buddhista dell'impermanenza (mujo) faceva parte del mio essere più intimo. Niente nell'universo intero può resistere al tempo. Tutto ne viene travolto, tutto è condannato a scomparire o a mutare. Anche lo spirito, come la materia, è chiamato a trasformarsi, senza mai poter raggiungere la permanenza. Per questo l'uomo è costretto ad avanzare in solitudine, senza alcun appoggio stabile. Come è detto nello Shodoka, neppure la morte , che lascia ciascuno solo nella sua bara, è definitiva. Soltanto l'impermanenza è reale »





 (Taïsen Deshimaru, "Autobiografia di un monaco zen", traduzione di Guido Alberti. Titolo originale: Autobiographie d'un Moine Zen)



La morte è anche una figura mitologica molto popolare, presente in forma più o meno differente in moltissime culture umane fin dall'inizio della tradizione orale.

















L'iconografia occidentale rappresenta la morte in genere come un sinistro mietitore: uno scheletro vestito di un saio nero, che impugna una falce fienaia. Come tale, è ritratta anche in una carta dei tarocchi ed appare sovente in letteratura e nelle arti figurative.



 



Conseguenze sociali, usi e costumi rituali




 







Nella cultura occidentale, il corpo del defunto viene in genere deposto in una bara. Nella quasi totalità delle culture, si celebra una cerimonia commemorativa detta funerale, durante o poco dopo la quale essa è inumata in una tomba (che può essere un loculo in un edificio cimiteriale o più tradizionalmente una fossa scavata nel terreno). La salma può anche essere cremata, in questo caso presso taluni popoli se ne conservano le ceneri, mentre presso altri si disperdono in corsi d'acqua o nel mare.




Le diverse culture hanno riti e usanze differenti per rendere ossequio ai loro defunti: ad esempio, presso gli antichi persiani, per i quali sia la terra che il fuoco erano sacri, i cadaveri non erano seppelliti o bruciati per non contaminare i due elementi, ma lasciati a decomporsi su piattaforme sopraelevate; uso vivo anche presso alcune tribù di indiani americani.



Le tombe si trovano generalmente accorpate in terreni civici destinati a tale scopo, detti cimiteri, ove il necroforo si occupa poi materialmente della sepoltura e delle altre operazioni tecniche e pratiche riguardanti le salme.





I cimiteri sono generalmente considerati luoghi sacri.







Giuseppe Ungaretti (1888-1979) - Sono una creatura



Come questa pietra

del S. Michele

così fredda

così dura

così prosciugata

così refrattaria

così totalmente

disanimata 



Come questa pietra

è il mio pianto

che non si vede 



La morte

si sconta

vivendo



Giuseppe Ungaretti
 
 
 


Agonia - Di Giuseppe Ungaretti



 


Morire come le allodole assetate

sul miraggio

O come la quaglia

passato il mare

nei primi cespugli

perché di volare

non ha più voglia

Ma non vivere di lamento

come un cardellino accecato



  


Inno alla Morte - Giuseppe Ungaretti - tratto da Sentimento del tempo


clicca per sentirla recitata






Amore, mio giovine emblema,

Tornato a dorare la terra,

Diffuso entro il giorno rupestre,

E' l'ultima volta che miro

(Appié del botro, d'irruenti

Acque sontuoso, d'antri

Funesto) la scia di luce

Che pari alla tortora lamentosa

Sull'erba svagata si turba.



Amore, salute lucente,

Mi pesano gli anni venturi.



Abbandonata la mazza fedele,

Scivolerò nell'acqua buia

Senza rimpianto.



Morte, arido fiume...



Immemore sorella, morte,

L'uguale mi farai del sogno

Baciandomi.



Avrò il tuo passo,

Andrò senza lasciare impronta.



Mi darai il cuore immobile

D'un iddio, sarò innocente,

Non avrò più pensieri nè bontà.



Colla mente murata,

Cogli occhi caduti in oblio,

Farò da guida alla felicità.
     







La terra e la morte - Cesare Pavese



Tu sei come una terra

che nessuno ha mai detto.

Tu non attendi nulla

se non la parola

che sgorgherà dal fondo

come un frutto tra i rami.

C'è un vento che ti giunge.

Cose secche e rimorte

t'ingombrano e vanno nel vento

Membra e parole antiche.

Tu tremi nell'estate



Verrà la morte e avrà i tuoi occhi - Cesare Pavese


Verrà la morte e avrà i tuoi occhi

questa morte che ci accompagna

dal mattino alla sera, insonne,

sorda, come un vecchio rimorso

o un vizio assurdo. I tuoi occhi

saranno una vana parola,

un grido taciuto, un silenzio.

Così li vedi ogni mattina

quando su te sola ti pieghi

nello specchio. O cara speranza,

quel giorno sapremo anche noi

che sei la vita e sei il nulla

Per tutti la morte ha uno sguardo.

Verrà la morte e avrà i tuoi occhi.

Sarà come smettere un vizio,

come vedere nello specchio

riemergere un viso morto,

come ascoltare un labbro chiuso.

Scenderemo nel gorgo muti.
      



Sulla morte - Kahlil Gibran



Allora Almitra parlò dicendo: Ora vorremmo chiederti della Morte.

E lui disse:

Voi vorreste conoscere il segreto della morte.

ma come potrete scoprirlo se non cercandolo nel cuore della vita?

Il gufo, i cui occhi notturni sono ciechi al giorno, non può svelare il mistero della luce.

Se davvero volete conoscere lo spirito della morte, spalancate il vostro cuore al corpo della vita. 

poiché la vita e la morte sono una cosa sola, come una sola cosa sono il fiume e il mare. 



Nella profondità dei vostri desideri e speranze, sta la vostra muta conoscenza di ciò che è oltre la vita;

E come i semi sognano sotto la neve, il vostro cuore sogna la primavera. 

confidate nei sogni, poiché in essi si cela la porta dell'eternità. 

La vostra paura della morte non è che il tremito del pastore davanti al re che posa la mano su di lui in segno di onore.

In questo suo fremere, il pastore non è forse pieno di gioia poiché porterà l'impronta regale? 

E tuttavia non è forse maggiormente assillato dal suo tremito? 



Che cos'è morire, se non stare nudi nel vento e disciogliersi al sole?

E che cos'è emettere l'estremo respiro se non liberarlo dal suo incessante fluire, così che possa risorgere e spaziare libero alla ricerca di Dio? 

Solo se berrete al fiume del silenzio, potrete davvero cantare.

E quando avrete raggiunto la vetta del monte, allora incomincerete a salire.

E quando la terra esigerà il vostro corpo, allora danzerete realmente.
       



Della testa di morto - Guido Gozzano tratto da Le farfalle. Epistole entomologiche



L'Acherontia frequenta le campagne,

i giardini degli uomini, le ville;

di giorno giace contro i muri e i tronchi,

nei corridoi più cupi, nei solai

più desolati, sotto le grondaie,

dorme con l'ali ripiegate a tetto.

E n'esce a sera. Nelle sere illuni

fredde stellate di settembre, quando

il crepuscolo già cede alla notte

e le farfalle della luce sono

scomparse, l'Acherontia lamentosa

si libra solitaria nelle tenebre

tra i camerops, le tuje, sulle ajole

dove dianzi scherzavano i fanciulli,

le Vanesse, le Arginnidi, i Papili.

L'Acherontia s'aggira: il pipistrello

l'evita con un guizzo repentino.

L'Acherontia s'aggira. Alto è il silenzio

comentato, non rotto, dalle strigi,

dallo stridio monotono dei grilli.

La villa è immersa nella notte. Solo

spiccano le finestre della sala

da pranzo dove la famiglia cena.

L'Acherontia s'appressa esita spia

numera i commensali ad uno ad uno,

sibila un nome, cozza contro i vetri

tre quattro volte come nocca ossuta.

La giovinetta più pallida s'alza

con un sussulto, come ad un richiamo.

"Chi c'e'?" Socchiude la finestra, esplora

il giardino invisibile, protende

il capo d'oro nella notte illune.

"Chi c'e'? Chi c'e'?" "Non c'è nessuno, Mamma!"

Richiude i vetri, con un primo brivido,

risiede a mensa, tra le sue sorelle.

Ma già s'ode il garrito dei fanciulli

giubilanti per l'ospite improvvisa,

per l'ospite guizzata non veduta.

Intorno al lume turbina ronzando

la cupa messaggiera funeraria.




  




 




 




 




 




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