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Rubriche > DIALOGO CON L'EDITORE > Il sesso al tempo dei faraoni
Il sesso al tempo dei faraoni
Articolo di Giuseppe Piccolo pubblicato il 31/1/2023 (402 Letture)
Austeri. Proiettati verso l’aldilà. Impegnati nel culto dei morti più che dei vivi. È stata questa, per secoli, l’immagine che ci è stata tramandata degli Egizi. Talmente impressa nella memoria che a nessuno verrebbe in mente di passare una notte d’amore al tempo dei faraoni. Pentendosi, naturalmente. Perché lo studio dell’eros degli Egizi rivela un lato inedito della loro società, di tutt’altro tenore

Il sesso al tempo dei faraoni






Austeri. Proiettati verso l’aldilà. Impegnati nel culto dei morti più
che dei vivi. È stata questa, per secoli, l’immagine che ci è stata
tramandata degli Egizi. Talmente impressa nella memoria che a nessuno
verrebbe in mente di passare una notte d’amore al tempo dei faraoni.
Pentendosi, naturalmente. Perché lo studio dell’eros degli Egizi rivela
un lato inedito della loro società, di tutt’altro tenore



In questa foto, quello che rimane del papiro


Papiri erotici. I documenti storici sulla vita
erotica degli antichi egizi si basano su diversi papiri risalenti a
varie epoche. Uno dei più importanti è conservato in Italia, nel Museo
Egizio di Torino. Risale al XII secolo a. C. e mostra, senza alcun
imbarazzo, alcune situazioni erotiche. Una di queste è l’incontro tra
una cortigiana e un contadino in una casa di piacere dell’antico Egitto.
Lei indossa solo una parrucca e un fiore di loto tra i capelli, lui è
calvo, in là con gli anni, completamente nudo. Le loro acrobazie
sessuali farebbero arrossire chiunque. E lasciano pensare che il sesso
non fosse proprio un tabù.




Emancipazione e felicità. Per gli Egizi il sesso era
l’atto più naturale del mondo. Era un popolo pragmatico, realista e
amante della vita. Le donne dell’epoca erano emancipate, potevano
gestire eredità e divorziare, avevano garanzie, diritti e un sereno
rapporto con l’eros. La prova migliore? L’espressione comunemente
impiegata per pronunciare inviti d’amore: “Vieni, passiamo un’ora
felice”. I matrimoni erano precoci: le ragazze si sposavano verso i 13
anni, i maschi intorno ai 15.






Niente tabù. Erano pochi i divieti, i peccati
capitali, ma l’idea che si praticassero perversioni come la pedofilia,
l’attrazione sessuale per i cadaveri, per gli animali o la prostituzione
sacra è frutto di interpretazioni errate di storie mitologiche o non
sufficientemente dimostrate. Unico, vero tabù, come risulta dal capitolo
125 del Libro dei morti, era l’omosessualità. Ma al riguardo vi erano
cattivi esempi anche ai massimi livelli: il faraone Pepi II (VI
dinastia) pare avesse una tresca con il suo generale Sisene



Statuette egizie contenenti peni mummificati (VII sec. a.C.).


Adulterio, divorzio ed evirazione. L’adulterio era
punito severamente. Per le donne, fornicare significava perdere tutti i
diritti patrimoniali acquisiti con il matrimonio e severe pene
corporali. La loro libertà sessuale terminava lì. Ma anche l’adulterio
maschile era punito: la moglie tradita poteva chiedere il divorzio e
ottenere un indennizzo dal marito infedele. Il quale, secondo lo storico
Diodoro Siculo, rischiava addirittura l’evirazione.






Spogliarelli. Una nuova ipotesi – ancora da
confermare – vorrebbe che tra i faraoni fosse diffuso qualcosa di simile
allo striptease: la prima immagine sarebbe stata trovata all’interno
della tomba di uno scriba vissuto al tempo di Thutmosi IV (1397-1387 a.
C.), poi nelle tombe private tebane e persino nel tempio di Luxor.






Nudisti. Non esisteva nessun tabù verso la nudità: spesso,
nell’antico Egitto, le donne erano nude o indossavano abiti trasparenti.
Da Deir el-Medina, dove probabilmente è stato redatto il papiro
satirico-erotico, provengono ostraka con figure sensuali di donne nude,
musiciste distese sul letto con grandi parrucche, ballerine vestite
soltanto di tatuaggi. Le donne egizie si fasciavano con vesti
plissettate in lino sottilissimo e trasparente, aumentando l’effetto
“quasi nudo” con unguenti spalmati sul corpo che creavano il noto
effetto “maglietta bagnata”.






Parrucche erotiche. La donna egizia si preparava agli incontri
erotici non spogliandosi, come avviene oggi, ma indossando una parrucca
elaborata e cospargendosi i capelli di unguenti e grassi profumati.






La posizione preferita. Alcuni graffiti
pornografici, a Deir el-Bahari, nei pressi della Valle dei Re e a Uadi
Hammamat, rivelano altri aspetti “a luci rosse”. Come la posizione
sessuale preferita dagli Egizi: quella “da tergo”. È quella più
ricorrente nelle immagini che sono state ritrovate. Era preferita a
quella del missionario forse per una questione di comodità, visto che il
letto fu inventato molti secoli dopo.






L’ideale erotico femminile degli Egizi. È il papiro
Chester Beatty I a rivelare il tipo erotico femminile degli Egizi:
“Pelle perfetta e luminosa, occhi seducenti quando guarda, labbra dolci
quando parla. Collo sottile, corpo splendente, capelli color
lapislazzuli”.



Due coniugi di un gruppo funerario in calcare risalente alla V dinastia.


Contraccettivi. Le conoscenze degli Egizi in fatto
di contraccezione erano starbilianti: preservativi, spermicidi,
diaframmi non erano un segreto. Se a Creta, ai tempi del mitico re
Minosse (intorno al 3000 a. C.), ci si proteggeva già dalle malattie
veneree indossando vesciche di pesce prima del rapporto sessuale, gli
Egizi utilizzavano anche intestini di animali, oliati e profumati, e
“cappucci” di lino ricamato.



Una
raffigurazione della divinità che, eiaculando, crea le 12 dee
personificanti le ore del giorno. Si trova nella tomba di Ramses VI.


Il primo spermicida della Storia. Il papiro medico
Ebers (del 1550 a. C. circa) descrive il primo spermicida della Storia
associato a un contraccettivo femminile “a barriera”: un tampone di lana
imbevuto di miele, succo di dattero e petali di acacia. Il segreto? La
fermentazione dell’acacia, che producendo acido lattico creava un
ambiente sfavorevole alla mobilità degli spermatozo.



Le statue di Rahotep, alto dignitario vissuto tra la III e la IV dinastia, e della moglie Nofret.


Ma allora niente bambini? Il sofisticato ricorso
alla contraccezione non deve trarre in inganno: la fertilità era un
valore. L’espressione del migliore augurio possibile era svegliarsi dopo
la morte e dimostrarsi ancora fertile. Per gli Egizi, la maternità era
proprio questo: la fase conclusiva dell’amore.



Una cosiddetta “concubina del defunto” (2000 a. C.) ritrovata a Tebe.


Sesso anche nell’aldilà. La sfrenata sensualità
degli Egizi si estendeva persino all’aldilà. Trascorrere la vita in
allegria con donne, danze e musica era considerato un bisogno talmente
importante ed essenziale da non poter essere negato neanche ai morti.
Per questo si depositavano nelle tombe addirittura “concubine del
defunto”, figurine femminili di terracotta, scambiate erroneamente per
bambole, con grandi parrucche, tatuaggi nelle zone sessuali e, spesso,
accompagnamento di liuti e tamburi.






Afrodisiaci. Anche in questo campo gli antichi egizi
non si facevano mancare nulla. Per piacere a ogni costo, rivelano gli
studi, non si disdegnavano pozioni a base di erbe ritenute stimolanti
sessuali. Valeva soprattutto per la lattuga, la pianta sacra del dio
della fertilità Min e la cipolla, talmente potente da essere vietata a
quei sacerdoti che avevano fatto voto di castità, perché non fossero
indotti in tentazione. Effetti afrodisiaci erano largamente attribuiti
anche al finocchio, allo zenzero, al melograno e al giglio d’acqua, che
all’occorrenza fungeva pure da narcotico. Mentre le ricette stimolanti
più comuni erano a base di vino al coriandolo e ravanelli mischiati a
miele.


Un simbolo fallico di epoca romana.


La ricetta del Viagra nilotico. “Allume, 1 dracma; pepe, 1 dracma;
ortica secca, 4 dracme; pianta satyrion, 4 dracme. Strofina a secco la
medicina per usarla nel modo che sai insieme con ogni donna”. Per
risollevare la virilità maschile, gli Egizi ricorrevano ad antesignani
del Viagra. Come quello contro l’impotenza descritto nel papiro Ramesseo
(1700 a. C.): “Pesta foglie di giuggiolo e di acacia nel miele e
applicalo poi come un impiastro”. Sempre pronti. Altre due prescrizioni
erotiche erano contenute nel papiro magico di Londra e Leida: “Prendi
una scorza di acacia triturata con miele, ungitene il fallo prima di
giacere con la donna”. Altrettanto semplice, ma non si sa quanto
efficace, risulta la seconda indicazione: “Per fare che una donna ami
l’accoppiamento con te: spuma dalla bocca di uno stallone, ungitene il
fallo e giaci con lei”
.



 



 


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