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Rubriche > DIALOGO CON L'EDITORE > I MISTERI PRINCIPALI DELLA FEDE LA TRINITÀ
I MISTERI PRINCIPALI DELLA FEDE LA TRINITÀ
Articolo di Giuseppe Piccolo pubblicato il 15/2/2016 (1997 Letture)
Nell'incontro precedente abbiamo considerato la nostra fede partendo dalla sua genesi storica, ossia dalla auto-manifestazione di Gesù di Nazareth, il Figlio di Maria, che dichiara non solo di essere il Messia atteso, ma anche di essere il Figlio di Dio. Questa solenne proclamazione non solo non è stata accolta dagli uomini religiosi del suo tempo, ma ha segnato la sua condanna a morte.


La nostra fede si fonda sull'accoglienza di entrambe le affermazioni di Gesù: è il Messia e anche è il Figlio di Dio venuto nel mondo per salvarci. Questa dichiarazione implica che Dio, dopo l'incarnazione, non può più essere pensabile come una persona unica, così some avviene nella concezione monoteistica pura, propria delle religioni ebraica e islamica, per la quale Dio è pensato appunto come una persona unica. Per il cristianesimo Dio non è solo uno ma è anche trino

Facciamo un esempio. Quando penso ad una persona, penso a un individuo preciso, che ha un proprio carattere, un nome, un volto, … caratteri specifici che la definiscono e la differenziano dagli altri. 

Prima della venuta di Gesù anche Dio, nella religione ebraica, era pensato come una persona con sue proprie caratteristiche: amore, onnipotenza, eternità, sapienza ... 

La dichiarazione di Gesù di essere il Figlio di Dio implica immediatamente che la divinità non può più essere pensata come appartenente a una sola persona ma a due distinte persone: il Padre e il Figlio.





Il mistero della Trinità



Icona della Santissima Trinità a CorfùOggi cercheremo di approfondire, nei limiti del nostro contesto e delle nostre possibilità, il mistero della Trinità, uno dei due misteri principali della nostra fede. Sicuramente è molto difficile da presentare ma è comunque doveroso farlo se non si vuole camminare nella più completa ignoranza religiosa. Proprio perché è estremamente complicato parlarne cercheremo di avvicinarci ad esso partendo da una prospettiva storica, quella attraverso cui la Chiesa ne è a conoscenza. 

I discepoli di Gesù hanno accolto e creduto alle sue parole, soprattutto a partire dalla risurezione del suo corpo, ma senza indagare molto sulle implicazioni di questo mistero in riferimento al monoteismo. Col passare del tempo i teologi hanno cominciato a dare alcune spiegazioni sul rapporto tra natura umana e natura divina di Gesù. 

Alcune di queste interpretazioni sono state considerate delle vere eresie, ossia non corrispondenti alla verità. Le più note sono il monofisismo che nega l'esistenza in Cristo delle due nature, ildocetismo che afferma che l'umanità di Gesù era guidata dall'esterno da Dio, l'arianesimo che nega l'uguaglianza del Figlio e del Padre. 

La Chiesa, di fronte alle diverse proposte di spiegazione che venivano presentate, attraverso i pronunciamenti dei Concili ecumenici ha definito il senso esatto con cui dovevano essere accolte e comprese le parole di rivelazione dichiarate da Gesù stesso sulla sua Persona e sulla sua relazione con Dio.



Sono così state formulate le due verità fondamentali della fede cristiana:



  • Gesù è vero Dio e vero uomo

  • Dio è uno e Trino, ossia la divinità è costituita dalla relazione eterna di tre Persone.





Gesù vero Dio e vero Uomo



Cominciamo a chiarire in modo essenziale e sintetico la prima di queste due verità: Gesù di Nazareth è nello stesso tempo vero Dio e vero uomo

Cosa si vuole affermare con questo dogma? 

Si vuole affermare che per fede dobbiamo credere che nella persona di Gesù in modo unico, e per la nostra intelligenza creata in modo molto misterioso, sono presenti due nature, quella divina e quella umana. Come? Impossibile chiarirlo razionalmente in modo perfetto ed esaustivo. 

Infatti mentre possiamo sapere molte cose sulla nostra natura umana, non sappiamo nulla di certo su quella divina. 

S. Giovanni dice infatti: "Dio nessuno l'ha mai visto ..." 

Per conoscere la natura divina abbiamo un solo modo: accogliere per fede l'annuncio di Gesù che ha detto ... io sono anche Dio

La Chiesa attraverso i pronunciamenti conciliari ha affermato che queste due nature vivono l'una nell'altra senza confusione e senza commistione; insieme danno identità a una sola persona: chi agisce è sempre e solo il soggetto umano-divino, la persona, chiamata Gesù di Nazareth, che fisicamente si presenta come un uomo uguale agli altri, ma la cui identità profonda è quella di essere Dio. 

Quando Gesù parla è Dio che parla nella storia. 

Dire che ha due nature significa affermare che Gesù, in quanto vero uomo, possiede tutto quello che possiede qualsiasi uomo, compresa la modalità di conoscere, sentire, soffrire …. In una parola, Gesù vive nella stessa condizione di qualsiasi altra persona di natura umana con tutto quello che questo comporta in termini di limitatezza. 

Anche Gesù si dispiaceva se qualcuno lo trattava male, soffriva se un suo amico o un suo discepolo si comportava in modo non conveniente, si sentiva abbandonato nei momenti di desolazione. 

Ad eccezione del peccato e della propensione al peccato, Gesù uomo aveva tutti i nostri limiti, inclusa la possibilità di allontanarsi da Dio, vivendo una vita in autonomia, così come è messo in evidenza sia dai racconti sulla tentazione nel deserto, sia dal grido disperato ai piedi della croce. 

La fatica che incontriamo nell'accogliere questa affermazione deriva dal fatto che per la nostra intelligenza è molto problematico pensare alla esistenza di una natura umana totalmente unita a Dio e nello stesso tempo in qualche modo autonoma: eppure è questo il mistero della nostra fede. 

La natura umana di Gesù avrebbe anche potuto allontanarsi da Dio. 

Come possiamo noi affermare questo? 

Lo affermiamo attraverso la presentazione che il Vangelo fa di alcuni fatti. 

Ad esempio la necessità di farsi battezzare nel Giordano, proprio come ogni altro uomo, per accogliere la salvezza offerta da Dio e annunciata da Giovanni il Battista. 

Altro esempio: dopo il Battesimo Gesù è stato tentato dal demonio. Può il demonio tentare Dio? 

No, è assurdo pensare questo; il demonio può invece tentare l'uomo come ha fatto con Adamo. 

Nel Getsemani Gesù sudava sangue ed ha chiesto aiuto, ha desiderato non bere il calice della sua passione e sulla croce ha gridato a Dio chiedendogli perché lo avesse abbandonato. 

L'umanità di Gesù è venuta al mondo, è stata generata pura e immacolata come quella di Adamo prima del peccato, perché la concezione verginale di Maria ha questo significato: con Gesù inizia una nuova creazione, una umanità pura, non diversa da quella di Adamo prima del peccato. 

Con Gesù c'è un nuovo inizio e questo è un dono straordinario che Dio fa all'umanità, e Gesù realizza al massimo grado tutte le capacità e tutte le potenzialità ricevute dal Creatore, avendo vissuto costantemente in obbedienza al Padre suo celeste.



Vi dico questo non tanto per trasmettervi dei concetti, ma per stimolarvi a meditare sempre sulla vita umana di Gesù, che viene al mondo come ogni altro uomo, esce dal grembo verginale di Maria come tutti i bambini di questo mondo. 

Quando ci rivolgiamo a Gesù non dobbiamo pensare ad una entità astratta ma a quell'uomo che conosce le fibre della debolezza umana, tutte le sfumature, tutte le pieghe della dimensione umana, e che ha sofferto ed è morto per noi. 

Questo dovrebbe farci innamorare dell'umanità di Gesù. 

Come possiamo noi innamorarci di Gesù ed avere un rapporto intimo con Lui se non consideriamo questa dimensione umana in tutto il suo spessore? 

Abituiamoci a meditare la sua umanità, il mistero della sua vita, i suoi primi trent'anni di vita nascosta in un villaggio sperduto della Galilea, l'inizio della sua predicazione in obbedienza alla chiamata del Padre. 

Abbiamo bisogno di interiorizzare tutto questo, ne va del significato della nostra fede, altrimenti corriamo il rischio di andare in automatico al Dio trascendente e non vediamo più il figlio di Maria, il fratello nostro.



Questo è il contenuto essenziale da meditare e interiorizzare; gli altri aspetti connessi possono essere approfonditi attraverso la meditazione dei capitoli del Catechismo della Chiesa Cattolica relativi a questo argomento.





Dio è uno e Trino: la Trinità



Cerchiamo di capire come si è arrivati ad affermare l'esistenza della Trinità e cosa significa credere che Dio sia uno e Trino.

I racconti evangelici ci informano non solo che Gesù ha dichiarato di essere Figlio di Dio, ma che Dio stesso ha confermato questa verità, al battesimo nel fiume Giordano:



Ed ecco una voce dal cielo che disse: "Questi è il Figlio mio prediletto, nel quale mi sono compiaciuto".

(Mt 3,17)



e poi nell'episodio della Trasfigurazione sul monte Tabor:



.. si formò una nube che li avvolse nell'ombra e uscì una voce dalla nube: "Questi è il Figlio mio prediletto; ascoltatelo!"

(Mc 9,7)



La Chiesa da sempre ha interpretato queste dichiarazioni in senso forte, cioè che Gesù è Figlio di Dio non in senso adottivo, ma in quanto generato da Lui: Gesù è della stessa sostanza di Dio, a Lui consustanziale. 

I Vangeli sinottici in alcuni passi sono chiari a questo riguardo, ma sono soprattutto San Giovanni evangelista nel prologo al suo Vangelo e San Paolo nei suoi inni cristologici, che sottolineano con forza e insistenza questa verità.



Cerchiamo di considerare alcuni aspetti essenziali. 

I Vangeli affermano che la paternità e la filiazione di Gesù Cristo devono essere attribuiti sia alla natura umana sia a quella divina. 

Gesù in quanto uomo è stato generato da Dio per mezzo dello Spirito Santo che ha fecondato il grembo verginale di Maria. È questo il significato dell'insegnamento dei Vangeli dell'infanzia di Luca e di Matteo. 

Ma lo Spirito Santo congiunge in Maria, nel suo ovulo fecondato, la natura umana non con ciò che noi definiamo in modo filosofico Dio, non semplicemente con la divinità, ma con il Verbo eterno, il Figlio eterno, ossia con la seconda persona della Trinità.



In principio era il Verbo, il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio. Egli era in principio presso Dio:

(Gv 1,1-2)



La rivelazione afferma che Gesù è il figlio di Dio in senso forte, sia nella sua umanità sia nella sua divinità, perchè esiste una sola persona con due nature. 

L'insegnamento del prologo di san Giovanni e gli inni cristologici sono stati scritti per farci conoscere questo mistero di Dio. Egli eternamente ha generato un Figlio a Lui consustanziale "… Dio da Dio, luce da luce, Dio vero da Dio vero ..." , e per mezzo di Lui ha fatto tutte le cose. 

Il mistero della Trinità ci dice che c'è un Dio Padre che genera eternamente un Figlio, che è la seconda persona della trinità, il Verbo, per mezzo del quale ha fatto tutte le cose. 

Questo Figlio eterno ha ora assunto in sé la natura umana di Gesù che nasce nel tempo come uomo, e quando diciamo che Gesù è il Figlio di Dio intendiamo riferirci sia alla seconda persona della Trinità sia all'uomo Gesù: quindi è la persona del Verbo eterno che si manifesta, che viene ad esistere nel mondo attraverso la natura umana di Gesù. 

Accantoniamo il concetto filosofico di Dio e concentriamoci sul Verbo eterno, il logos, che si manifesta, cioè entra nel nostro mondo e nella storia, attraverso l'umanità di Gesù. 

Quindi quando noi guardiamo l'umanità di Gesù, guardiamo e vediamo in Lui la seconda persona della Trinità che è venuta ad abitare nella storia in mezzo a noi. 

Questo è l'insegnamento teologico di S. Giovanni: "... e il Verbo si fece carne …". 

L'evangelista non dice "… e Dio si fece carne …". 

Anche gli inni cristologici di S Paolo sono stati scritti per celebrare questa verità:



Egli è immagine del Dio invisibile, 

generato prima di ogni creatura, 

poiché per mezzo di lui 

sono state create tutte le cose


(Col 1,15-16)



La natura umana di Gesù è venuta all'esistenza nel tempo e nella storia come ogni altro uomo, ma sostenuta nel suo essere dal Verbo divino. 

Noi esistiamo per mezzo di un essere che è creato, distinto dal Creatore, in Gesù invece non c'è un essere creato, Egli esiste per mezzo dell'essere stesso del Verbo eterno. Il Verbo di Dio è Figlio sia in quanto Dio sia in quanto uomo. 

In Gesù la natura umana è stata elevata alla dignità di Dio, e la cosa straordinaria è che esiste una natura umana perfettamente congiunta con il Verbo che è natura divina. La nostra natura è solo umana, in Gesù la natura umana è stata elevata alla dignità e alla partecipazione della natura divina.



La Sacra Scrittura nel presentarci il mistero della incarnazione rivela che questa è stata resa possibile per l'azione dello Spirito di Dio, qualificato anche dall'aggettivo Santo. Meditando i brani evangelici che parlano dello Spirito, soprattutto il Vangelo di Giovanni, la Chiesa ha compreso che anche lo Spirito è una Persona divina distinta dal Padre e dal Figlio. 

Cosa significa? Che lo Spirito non è una generica forza ultramondana, una forza proveniente da Dio, ma la Terza persona della Trinità, coeterna con il Padre e con il Figlio e la cui specificità in seno alla Trinità è l'amore. 

È infatti l'amore reciproco del Padre e del Figlio che spira lo Spirito, ossia che Lo genera. 

È l'amore del Padre e del Figlio verso tutte le creature che si posa su Maria, sulla sua umanità, sulla sua fecondità per generare Gesù di Nazareth. 

È l'amore, lo Spirito Santo, che guida Gesù uomo a cercare le cose di Dio e a vivere e morire per gli altri suoi fratelli, per renderli tutti partecipi della sua natura divina. Così per mezzo dello Spirito, nel Figlio prediletto, tutti abbiamo accesso alla sfera divina. 

È la Parola di Dio, il Logos, che rivelandosi ci ha invitato a purificare il nostro concetto di Dio. 

In estrema sintesi, la nostra fede consiste nel credere all'amore che Dio ha per noi, come ricorda Papa Benedetto XVI nella sua enciclica Deus caritas est, che riprende un versetto dalla prima lettera di S. Giovanni apostolo:



Noi abbiamo riconosciuto l'amore che Dio ha per noi e vi abbiamo creduto.

(1Gv 4,16a)



Abbiamo creduto che Dio è amore e questo amore viene chiamato Spirito Santo.





Riflessi pratici



Dio nella storia rivela se stesso come Trinità di Persone, ognuna di esse ha un nome proprio e una specifica identità, cioè con una specifica funzione. C'è un'unica natura, quella divina, ma ognuno svolge un ruolo unico. 

Qual è il significato di questa funzione? 

La rivelazione che Dio ha voluto fare di se stesso ha un significato puramente concettuale, di conoscenza, oppure questa rivelazione è importante per la nostra vita concreta? 

Se questo rivelarsi di Dio come Trinità non avesse riflessi concreti per la nostra vita quotidiana, saremmo come gli ebrei o come gli induisti che invocano l'aiuto di Dio, unico, indistinto, e poco importerebbe a noi sapere che Dio non è una persona unica. 

Mi sembra evidente che la corretta conoscenza di Dio debba influenzare la nostra relazione con Lui, ci permetta di entrare in una giusta relazione con Lui. 

Se così non fosse, la rivelazione che Dio ha fatto di se stesso rimarrebbe un puro e sterile concetto.



Cerchiamo di capire come. 

Dio si rivela come Padre, la sua identità è dunque la paternità. 

Quando pensiamo a Dio dobbiamo pensare a un Padre. 

Meglio ancora: il termine Dio non è propriamente cristiano: è generico, filosofico e pagano nel senso che appartiene a tutti i credi. 

Il Dio cristiano è il Dio di Gesù Cristo, ossia il Padre eterno che vuole generare dei figli, che guarda gli uomini come figli. Il Padre ha generato il Figlio e il Figlio vuole generare dei figli al Padre, dunque quando ci pensiamo in relazione con Dio pensiamoci come figli chiamati a vivere una pienezza di filiazione divina. 

Ciascuno di noi ha una identità definita dall'essere figlio di un padre e di una madre carnali, ma al di sopra di questa paternità e maternità umane esiste una Persona che è un Padre amante, che pazienta e trasforma il nostro male in occasione di salvezza. 

Leggiamo nel Vangelo di Matteo:



Chi tra di voi al figlio che gli chiede un pane darà una pietra?

(Mt 7,9)



Quando chiediamo qualcosa al Padre facciamolo con tutta la nostra consapevolezza e con tutta la nostra dimensione affettiva, sapendo che il Padre celeste è solo amore, non ha alcuna delle categorie umane che caratterizzano i padri umani ai quali si chiede cercando di assecondarli, per ottenere quello che si desidera. 

Il Padre celeste è solo amore e noi dobbiamo imparare a sentirci e a vivere come suoi figli. Possiamo imparare a vivere come figli partecipando in Cristo alla sua natura divina.



Il Figlio, il Verbo eterno, manifesta questo amore infinito nella concretezza e con la concretezza della sua vita spesa per noi. La sua morte trasforma il male in risurrezione. In Lui anche noi diventiamo partecipi della natura divina. 

Il Verbo eterno è diventato Figlio nel tempo, nella storia, per mostrarci cosa significa vivere da figli, e insegnarci come dobbiamo vivere e morire per fare una esperienza filiale divina. 

Non solo, ci insegna e ci invita a vivere da fratelli perché tutti siamo figli di un unico Padre celeste. 

Il Padre e il Figlio ci dicono che nessuno può vivere da solo, nessuno è fatto per se stesso, nessuno è autosufficiente. Il Padre genera eternamente il Figlio e il Figlio eternamente vive in relazione con il Padre. 

Come possiamo noi pensare di essere autonomi, di essere degli assoluti? Eppure viviamo così, pensandoci degli assoluti e scontrandoci con altri pseudo-assoluti. 

La rivelazione del Figlio è questa: ci dice che dobbiamo e possiamo vivere come figli e che il senso della nostra esistenza è vivere da fratelli non in modo generico, come vogliamo noi, come la nostra razionalità umana ci suggerisce, ma come Lui stesso ci ha mostrato. Il Padre e il Figlio ci dicono che noi possiamo vivere autenticamente solo nella misura in cui viviamo come figli del Padre e come fratelli. 

Se viviamo così entriamo in Dio, ma se non viviamo come ha vissuto Gesù, come Lui ha interpretato l'essere Figlio e fratello, siamo fuori dalla sua casa, ci auto-escludiamo.



Lo Spirito Santo ci rivela che possiamo vivere da Figli e da fratelli solo amando. 

Il Padre e il Figlio stanno in relazione reciproca solo per mezzo dello Spirito Santo, cioè per mezzo dell'amore. 

Non ci sono altri modi. 

Solo se accogliamo l'amore che è Lui, solo se ci lasciamo guidare dalla sua amorevole guida, dalla sua sapienza, solo se accogliamo il piano di salvezza che Lui ha stabilito per noi, viviamo da figli. 

Lo Spirito Santo è lo Spirito che ha guidato Gesù nella sua vita terrena, e l'uomo Gesù è diventato perfetto figlio facendosi guidare dall'amore per il Padre e per i fratelli. 

Lo stesso Spirito sarà in grado di farci morire alla nostra umanità per ricevere la divinità. 

Amore, fiducia, abbandono, obbedienza, sapienza sono le disposizioni che dobbiamo cercare e sviluppare ogni giorno se vogliamo essere ciò a cui siamo stati chiamati, ciò a cui siamo stati destinati. 

Questo è il mistero della Trinità. 

Padre Figlio e Spirito Santo sono una cosa sola, una perfetta unità, non possono vivere separatamente, indipendentemente l'uno dall'altro, perché sono accomunati da un'unica esistenza, anche se con ruoli propri e insostituibili. 

Anche i figli di Dio non possono vivere che in comunità, in comunione, essendo la comunione l'essenza della comunità: se non vivono in una comunione totale muoiono, soffocano! 

Ma come possono vivere in perfetta comunione i figli di Dio, i cristiani? 

Questa è senza dubbio la cosa più difficile da realizzare. 

Lo possono fare accogliendo ciascuno la propria identità sull'esempio del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo che vivono in perfetta comunione perché ognuno di essi ha la propria identità, perché nessuno vuole fare il Figlio se non il Figlio, nessuno vuole fare il Padre se non il Padre e la stessa cosa avviene per lo Spirito Santo. Non c'è gelosia tra di loro. 

E possiamo farlo anche noi solo se accogliamo e viviamo la nostra identità fino in fondo, solo se siamo consapevoli che abbiamo assoluto bisogno degli altri, e che gli altri hanno assoluto bisogno di noi. 

La vita del credente è uno scambio continuo di amore, dal Padre ai suoi figli, dai figli al Padre attraverso i fratelli, e questa, sull'esempio di Gesù, è la via obbligata, l'unica possibile. 

Il significato concreto del mistero trinitario si trova dunque nelle considerazioni che abbiamo fin qui fatto; tutto il resto possono essere elucubrazioni mentali, teologicamente corrette, ma prive di riflessi pratici.



 


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