La ragazza è una dei due milioni di sudcoreani affetti da dipendenza da gioco, ed era una delle frequentatrici abituali del cybercafé dove è accaduto il fattaccio.
A un certo punto la donna si è alzata dal suo sgabello, è andata in bagno ma non per fare la pipì, bensì per partorire.
Una volta messo al mondo la creatura, anziché chiamare la polizia o i servizi sanitari, ha metto il neonato in un sacco di plastica per poi buttarlo in un parcheggio vicino.
Successivamente è tornata a giocare alla slot-machine.
La ragazza, arrestata con l’accusa di infanticidio e piantonata in ospedale, sembra aver perso qualsiasi contatto con la realtà. Non si tratta però dell’unico caso nel paese asiatico.
Nel 2010 una donna uccise il figlio di tre anni per continuare a giocare senza essere disturbata dai suoi pianti. Qualche mese prima invece una coppia ha lasciato morire di fame il loro piccolo di tre mesi perché troppo impegnati in un gioco dove era necessario prendersi cura di un bimbo virtuale.
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