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Rubriche > RUBRICA MEDICA > Cibi e farmaci: ecco quali accostamenti evitare
Cibi e farmaci: ecco quali accostamenti evitare
Articolo di Angela Vivo pubblicato il 28/12/2011 (2009 Letture)
gif32Non solo alcolici e caffeina possono interagire con i medicinali, anche succhi di frutta e cibi stagionati sono in grado di alterarne gli effetti. Se è abbastanza noto che assu­mendo più farmaci contempora­neamente si rischiano interazioni fra principi attivi e si aumentano le probabilità di avere effetti inde­siderati, sembrano invece essere meno conosciute le interazioni tra i farmaci e alcuni alimenti che consumiamo, anche quotidiana­mente.


farmaci



È provato che alcuni cibi presenti sulla nostra tavola posso­no ridurne o potenziarne l’effica­cia e perfino causare la comparsa di problemi, più o meno gravi.  



 Gran parte delle interazioni si ve­rifica a livello dell’assorbimento gastrointestinale dei farmaci, cioè quando questi sono nello sto­maco e nell’intestino: il cibo può avere effetti sia sulla velocità di assorbimento sia sulla quantità di farmaco assorbito. Per questo mo­tivo è molto importante leggere il foglietto illustrativo per capire se si deve assumere il farmaco a sto­maco pieno o lontano dai pasti. Di solito, sul foglietto viene indicato se l’assunzione di particolari cibi può modificare il risultato atteso.



Va prestata attenzione anche alla scelta di ciò che si beve: se l’alcol è senza dubbio il vero antagoni­sta di qualsiasi medicinale, anche le bevande a base di caffeina e di pompelmo possono modificare gli effetti terapeutici desiderati.




L’alcol è il nemico numero uno dei farmaci. L’assunzione contem­poranea dovrebbe sempre essere evitata, perché imprevedibile e pericolosa. Infatti l’alcol interferi­sce con l’assorbimento dei medi­cinali, sovraccaricando soprattutto il fegato, dove sia alcol sia i farmaci sono metabolizzati.



L’assunzione regolare di alcol pro­voca un aumento dell’attività degli enzimi del fegato, che così smalti­scono i farmaci più rapidamente e ne diminuiscono l’efficacia tera­peutica. In altri casi l’alcol può in­vece provocare un sovradosaggio, ovvero la messa in circolo nell’or­ganismo di un quantitativo ecces­sivo di farmaco. In modo partico­lare bisogna fare attenzione ogni volta che ci si mette alla guida o comunque si svolgono attività che richiedono un alto livello di atten­zione: l’interazione fra alcol e far­maci può influire sulla percezione e sulle reazioni, con effetti più gravi in casi di stanchezza, stress e mancanza di sonno.



Chi soffre di allergia e usa antista­minici dovrebbe evitare di asso­ciarli all’alcol: il mix potrebbe in­fatti influenzare lo stato di veglia rallentando i riflessi e potenziare l’effetto indesiderato di sonno­lenza. Gli stessi effetti indesiderati sopraggiungono anche se l’alcol viene abbinato al paracetamolo, così come ad alcuni antibiotici e antimicotici, senza dimenticare che l’alcol potenzia anche l’aggres­sività degli antinfiammatori sulla mucosa gastrica.



Il consiglio di stare alla larga dagli alcolici si trasforma poi in divieto assoluto per i soggetti in terapia con farmaci che agiscono sul siste­ma nervoso.




Anche se è una bevanda salutare e dissetante, ricca di vitamina C, il succo di pompelmo interagisce con alcuni farmaci: ne basta solo un bicchiere per variare le con­centrazioni di principi attivi nel sangue e perfino per aumentare gli effetti dei medicinali.



Infatti i componenti del succo di pompelmo e di altri agrumi inibi­scono l’attività di un’enzima inte­stinale, coinvolto nell’assorbimen­to di molti farmaci di uso comune.



La conseguenza è che bevendo succo di pompelmo si può assor­bire una quantità maggiore di far­maci e aumentare quindi anche la probabilità di incorrere in effetti collaterali.



In particolare, il pompelmo è sconsigliato con alcuni medicina­li impiegati nel trattamento della pressione alta (sartani) e favorisce la tossicità dei farmaci destinati alla cura delle aritmie. Infine, in­teragisce anche con alcune benzo­diazepine (per esempio diazapem, alprazolam, triazolam) destinate alla cura di ansia e insonnia.




Ai primi accenni di cefalea o mal di denti molti di noi non esitano a ricorrere agli antinfiammatori: pochi sanno però che è meglio consumarli a stomaco pieno o con del latte.



Quando si accusano dolori si ricorre spesso ai Fans, ovvero agli antinfiammatori non steroidei (sono chiamati anche analgesici): per esempio aspirina, ibuprofene, diclofenac...



La maggior parte di questi sono venduti senza obbligo di prescrizione, come medicinali da banco: è bene sapere però che hanno un forte impatto sulle pareti dello stomaco e che per questo motivo è consigliabile assumerli sempre insieme a cibo o latte.



Inoltre per chi assume antinfiammatori è bene evitare il consumo di alcol, perché questo aumenterebbe il rischio di sanguinamento gastrico.



Fra la categoria degli analgesici rientra anche il paracetamolo, che oltre ad alleviare leggermente il dolore ha anche un’azione antipiretica. Insieme a questo principio attivo, il consumo di bevande alcoliche può far aumentare la possibilità di avere danni epatici.




Nonostante alcune delle cattive credenze più diffuse additino le uova come nemiche degli antibiotici, pochi sanno che a contrastare davvero la loro efficacia sono i derivati del latte



Gli antibiotici sono farmaci indicati per la cura di infezioni causate da batteri e vengono classificati in diverse categorie in base alla loro struttura chimica. Indipendentemente dalla loro composizione, però, è provato che a rallentare l’azione terapeutica degli antibiotici, in generale, sembrano essere i latticini: latte, yogurt, formaggio, gelati e anche i succhi di frutta arricchiti con calcio. Anche la tiramina, sostanza presente sia in bevande alcoliche sia analcoliche, caffeina, formaggi stagionati, banane, cioccolato, carni e pesce affumicato, vino Chianti o Porto per le lavorazioni a cui sono sottoposti, caffè, derivati del lievito usati come integratori alimentari è da evitare, soprattutto con una nuova classe di antibiotici che include il linezolid, perché potrebbe causare improvvisi aumenti di pressione. Sono ancora molto diffuse alcune false credenze circa i cibi da evitare durante l’assunzione di antibiotici. Si pensa per esempio che le uova non vadano mangiate. Il motivo? Dato che le uova risultano essere pesanti per il fegato, una volta associate all’assunzione di antibiotici, potrebbero sovraccaricare l’organo. In realtà non è vero: tutti i farmaci passano attraverso il fegato e in situazioni fisiologiche normali l’assunzione contemporanea di uova e antibiotici non causa nessun problema. Inoltre molte persone credono che la terapia antibiotica possa indebolire l’organismo e ritengono importante iniziare una cura ricostituente quando si termina il ciclo di cura. Anche questa è una convinzione erronea: il compito degli antibiotici è quello di debellare le infezioni batteriche, che sono le uniche vere responsabili del senso di stanchezza e debilitazione.


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