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Rubriche > SOTTO VOCE > Prima che nascesse la bimba, lo facevano più spesso poi man mano la cosa andò scemando
Prima che nascesse la bimba, lo facevano più spesso poi man mano la cosa andò scemando
Articolo di Anonimi pubblicato il 15/8/2012 (2591 Letture)
gif56Sabrina accompagnava tutte le mattine sua figlia Ginevra a scuola, la andava a riprendere alle 13,00. Ginevra, aveva sei anni era una bella bimba bionda come sua madre, dalla mamma aveva anche ereditato gli occhi azzurri e il nasino all’insù. Mamma e figlia non sembravano italiane, molti pensavano che fossero dell’est europeo. Sabrina lavorava a part-time presso lo studio di un noto avvocato della città, dalle 9,00, alle 12,30. Come orario le andava più che bene aveva tutto il tempo per stare con sua figlia che adorava. Con la sua presenza massiccia cercava di colmare il vuoto che suo marito lasciava, Edoardo (il consorte), faceva il rappresentante per una ditta farmaceutica stava poco a casa. Loris…


Ginevra non faceva altro che ripetere questo nome Sabrina s’incuriosì. Chiese a sua figlia chi fossetrisdonne questo Loris! «Un bambino negro da poco è venuto nella mia classe». Sabrina rimase di sasso nel sentire il termine “negro”. «Chi ti ha insegnato queste cose? Non si dice negro». Il tono della voce era severo. «Forse è solo un po’ abbronzato». La madre sorrise nel notare quanta furbizia ci fosse in quella piccola creatura.



Da più di un mese non aveva rapporti intimi con suo marito; il sesso non le mancava, non era mai stata una gran femmina da letto, lo faceva perché amava il suo uomo, anche se, non sempre raggiungeva l’orgasmo. Prima che nascesse la bimba, lo facevano più spesso poi man mano la cosa andò scemando, stava bene anche così, il sesso non era tutto basta volersi bene questo pensava. Edoardo era il suo primo e unico uomo, non ne aveva conosciuti altri; si misero assieme che lei aveva diciassette anni e lui ventuno dopo tre anni di fidanzamento si sposarono. Rimase incinta dopo un anno di matrimonio adesso aveva ventisette anni troppo giovane per rinunciare ai piaceri del sesso. Non chiedeva niente alla vita stava bene o forse qualcosa avrebbe voluto ed era quella che suo marito facesse degli orari più decenti lo voleva più presente in casa.

Con largo anticipo seduta in macchina, aspettava sua figlia, pioveva. C’erano tante mamme qualche papà e anche diversi nonni che attendevano con gli ombrelli aperti gli scolaretti che a breve sarebbero usciti. Conversano tutti tra loro tutti tranne una che era in disparte sotto il parapioggia rosso trasparente. Dalla carnagione olivastra, Sabrina dedusse che quella donna doveva essere la madre di Loris l’amichetto di sua figlia. Prese l’ombrello e uscì dall’auto si avvicinò alla donna. Il cielo era scuro sembrava già notte. Si presentarono. Disse di chiamarsi Cristin ed era effettivamente la madre di Loris. Sabrina, rimase colpita da tanta bellezza Cristin, aveva un viso angelico due occhi verde smeraldo capelli lunghi e neri sembravano seta luccicavano. Labbra ben disegnate carnose e denti bianchissimi allineati perfettamente. Era alta circa quanto lei, un metro e settantacinque. Masticava poco l’Italiano, ma riusciva a farsi capire veniva dal Venezuela. Il suono della campanella annunciava l’uscita dei bambini tutti andarono incontro ai propri figli e nipoti.

«Mamma, mamma dobbiamo fare una ricerca sui mammiferi abbiamo formato delle coppie io sto con Loris. Oggi viene a casa da noi ci aiuterai vero?». La bambina era euforica vicino a lei c’era il famoso Loris, bello come la madre. Le due mamme si misero d’accordo Sabrina diede il suo indirizzo si sarebbero viste verso le tre del pomeriggio. Si salutarono e, presero strade diverse.



Mamma e figlia erano contente che sarebbero venuti i nuovi amici, Sabrina preparò anche una torta mascarpone e ananas. Fuori tuonava e i lampi squarciavano il cielo una tipica giornata autunnale eravamo in ottobre.

Mancavano pochi minuti alle 15,00 quando suonò il citofono, erano loro. Non appena entrarono, Ginevra e Loris corsero nella cameretta Cristin si tolse l’impermeabile sotto aveva una tutta dell’”ADIDAS” blu con bande gialle… molto attillata. Il corpo della mulatta non era meno bello del viso; statuaria, poteva fare benissimo la modella o l’attrice. Si accomodarono nel salotto. Cristin sedeva sul divano mentre Sabrina sulla poltrona di fronte. Erano un po’ imbarazzate fu la padrona di casa a rompere il ghiaccio. «Da molto sei in Italia?».

«Quasi tre anni. Qui da un mese prima eravamo a Ferrara. Ci siamo trasferiti qua perché una mia amica ha aperto una scuola di ballo latino-americano, insegno lì».

«Tuo marito cosa fa?». Cristin arrossì e abbassò lo sguardo. Sabrina si rese conto di aver fatto una gaffe. Forse la donna era separata o peggio ancora vedova. Cristin notò che anche Sabrina era a disagio. «Non sono sposata, come si dice qui in Italia, sono una ragazza madre». Disse di essere rimasta incinta che aveva diciassette anni il padre della bimba appena quattordici andava ancora alle scuole medie. Era troppo giovane per assumersi delle responsabilità, con l’aiuto della sua famiglia, Cristin decise di portare a termine la gravidanza non appena compì vent’anni, partì per l’Italia. Prima tappa Roma, poi si trasferì a Ferrara. Trovò lavoro presso una cooperativa di pulizie ci lavorò tre anni. «Alla fine eccomi qui. Finalmente faccio un lavoro che mi piace e, mi rende bene, ora sono più serena». Per tutto il tempo Sabrina era rimasta ad ascoltare la giovane rendendosi conto che n’era affascinata. Sentiva una forte attrazione verso quella meravigliosa creatura. Le labbra e gli occhi di Cristin scombussolavano Sabrina. «Ora mangiamo una fetta di torta poi aiutiamo i nostri figli nella ricerca».

«A me un pezzettino, non posso mangiare tanti dolci ho paura di ingrassare». Una paura infondata pensò Sabrina; quel corpo era perfetto atletico. Mangiarono la torta e fecero la ricerca sui mammiferi. Quando fu ora di salutarsi, Sabrina disse: «Domattina sono da sola in casa non ho lavoro se sei libera, mi farebbe molto piacere se venissi a trovarmi».

«Anch’io sono libera la mattina verrò volentieri». Perché quell’invito? Che cosa voleva da Cristin? …

La sera, Sabrina e Ginevra dormirono nello stesso letto; Edoardo sarebbe stato via tre giorni. La mattina dopo, le due mamme s’incontrarono nel cortile della scuola.

Nel cielo un timido sole faceva a gomitate con le nuvole cercava di farsi largo, ma inutilmente le nuvole avevano la meglio lo sovrastavano coprendolo. I bambini entrarono nella scuola.

«Tipica giornata da starsene al letto sotto le coperte al caldo». Disse Sabrina. «Magari con la persona giusta». Le fece eco Cristin. «Già la persona giusta non è facile trovarla». Nelle sue parole c’era del risentimento. «Non è detto. A volte sono più vicine di quanto immaginiamo», si guardarono in faccia e sorrisero. Entrarono in un bar. Si sedettero a tavolino magnetizzando gli sguardi degli uomini presenti. Ordinarono due cappuccini e, altrettante paste.

«Con tuo marito come và?».

«Non va». Rispose nel modo più naturale immaginabile. Le confidò tutto delle continue assenze di Edoardo dei loro rapporti intimi sempre più rari si sentiva a suo agio sembravano amiche di vecchia data. «Avevo intuito che qualcosa non andava, mi sembri molto sola, più di me».

«Ginevra, riesce a farmi star bene grazie a lei non penso ad altre cose». Parlando della figlia gli occhi s’illuminarono.

«Siamo sulla stessa barca due donne sole che cercano rifugio nei figli, ma per me è diverso quella di vivere senza uomini è stata una mia scelta». Fece una pausa si guardò intorno circospetta poi riprese a parlare.

«sono… “lesbica”», si fissarono negli occhi e, rimasero in silenzio per alcuni istanti.

«Non te la aspettavi ci sei rimasta male?». Davvero Sabrina non avrebbe mai immaginato una cosa del genere... per lei Cristin era una giumenta da letto che faceva impazzire gli uomini.

«Hai dei pregiudizi?». Sabrina scosse la testa come una che si era assopita e un rumore molesto l’aveva destata. «no scusa, nessun pregiudizio».

Non ne aveva. Non ne aveva mai avuti per nessuna forma di diversità. I suoi genitori le avevano insegnato che al mondo siamo tutti uguali. Uscirono dal bar. Le nuvole grigie nel cielo la facevano da padrona cominciava a piovere. «Allora io vado», disse Cristin allungando la mano per salutare l’amica.

«Eravamo rimaste che saresti venuta a casa mia non ricordi?». Sabrina le strinse la mano trattenendola. «Non temi che una volta sole in casa potrei provarci?».

«Correrò questo rischio». Risero di gusto.

Come si fa l’amore tra donne? Cosa mettono nella vagina al posto del pene? Questo si domandava mentre guidava sotto la pioggia battente. Non ne sapeva un gran che, il sesso era sempre stata la sua lacuna mai colmata. Arrivarono a casa. Dal posteggio al palazzo, c’erano trecento metri da percorrere sotto il cielo aperto non avevano ombrelli. Corsero. «Vaffanculo tempo di merda!». Disse Sabrina una volta dentro l’androne. Si scrollarono la pioggia di dosso come fanno i cani agitando i corpi. Quando furono in casa, andarono dritte in bagno.

«Togliamoci questi abiti zuppi». Disse Sabrina e iniziò a spogliarsi. Cristin la guardò per un attimo poi di buona lena imitò l’amica. Misero gli indumenti bagnati nella vasca, erano in due pezzi. Qualsiasi maschio nel vedere quei due corpi seminudi, si sarebbe arrapato di brutto. Il coordinato di Cristin era bianco spiccava sulla pelle scura. Slip sottili di pizzo il reggiseno conteneva due tette non molto grosse avrà avuto una seconda come misura. Sabrina, indossava un due pezzi rosa, il suo seno era molto più voluminoso ampio. «Ora che facciamo?». Chiese Cristin. «Ci togliamo tutto e mettiamo gli accappatoi dopo ti do io qualcosa di asciutto». Tolsero mutandine e reggiseno. Lo sguardo di Sabrina finì tra le gambe della venezuelana il pube era rasato. «Come mai ti depili il pube?». Domandò timidamente. «Non sopporto i peli». Sabrina, coprì con le mani il triangolo di pelo folto e riccio si vergognava di avere un cespuglio così nutrito. «Non sopporto il mio pelo, mentre quell’altrui mi piace». Sembrava una giustificazione per non far sentire l’amica a disagio. «Non mi è mai capitato di trovarmi nuda con una donna e non osare».

«Forse non ti piaccio?».

«Mi piaci alla grande, ma vorrei capire cosa piace a te».

«Sono curiosa, vorrei provare, ma temo di deluderti non sono gran che sessualmente».

«Questo lascialo decidere a me, devi solo abbandonarti». Andarono nella stanza da letto. Sabrina tremava come una foglia. Cristin, si avvicinò e le prese il viso tra le mani, la baciò in bocca. Da quanto tempo la bella bionda non baciava in quel modo con le lingue che si attorcigliavano con suo marito, aveva smesso da un po’ lei, riteneva i baci alla francese, una cosa da giovincelli da primi amori da adulti era sufficiente un bacio sulle labbra o sulle guance. Non ricordava che baciarsi fosse così bello. Con le bocche appiccicate si sdraiarono sul letto. Sarà bello lo sento. Cristin è brava, Cristin e dolce, Cristin ci sa fare. Questo si ripeteva nella mente Sabrina mentre la compagna le succhiava i seni. «Cristo!». Urlò la padrona di casa quando Cristin le mise la lingua tra le labbra della vagina intrisa di umori. Ecco come si fa sesso tra donne con le lingue e tanto amore, dolcezza. Era molto più bello non sentiva affatto la mancanza di quell’appendice che gli uomini hanno tra le gambe. Quante volte le era venuto il voltastomaco nel prendere il pene del marito in bocca e questi incurante egoisticamente senza pensare se le piaceva o no, gli veniva nella gola facendola stare male per giornate intere. Con certezza tra donne era più bello. Gli umori femminili non sono disgustosi come lo sperma. Si misero a “69”, ora anche lei poteva dare amore a piacere alla sua amante.

Ci metteva impegno leccava con maestria sia il pertugio vaginale sia quello anale.

«ohh sì… sì che bellooo».

«Ahh!! Sei arrendevole, docile, sottomessa, sono la tua padrona». Per Sabrina, andava più che bene avere una padrona del genere. Gemevano. Ora l’era tutto chiaro capiva perché non era mai stata così espansiva con il marito a lei, piacevano le donne, ma non l’avrebbe mai scoperto se non avesse conosciuto Cristin. Leccare la fica non le faceva schifo anzi, le piaceva. E non correva il rischio di rimanere soffocata com’era successo diverse volte quando in bocca aveva il cazzo del marito. Ricorda quella volta aveva visto la morte con gli occhi. Era sdraiata sul letto, lui si mise sopra e glielo ficco in bocca, spinse fino a farlo entrare tutto si muoveva come se la stesse chiavando in fica, a lei mancava l’aria annaspava piagnucolava lui, pensava che stesse godendo e spingeva sempre più forte. La donna divenne cianotica gli occhi vennero fuori dalle orbite con le ultime forze rimaste lo spinse ah! Finalmente poteva respirare. Lui, non capii il motivo di quella spinta si arrabbiò dicendo che stava per venire e lei l’aveva tolto sul più bello. Sabrina ansimava forte e cercava di inalare più aria possibile. Adesso non correva questo pericolo il clitoride che aveva tra le labbra non le avrebbe fatto alcun male. Godeva come mai era successo prima nella sua vita. Ringraziava la figlia per avergli dato la possibilità di conoscere Cristin. All’ennesimo orgasmo, esausta si mise supina la venezuelana, adagiò il suo corpo su quello della bionda si baciarono in bocca un bacio lungo appassionato pieno di libidine come solo due vere amanti possono darsi. Fecero la doccia. Sotto l’acqua fitta e tiepida che fuoriusciva dal bulbo, continuarono a baciarsi e a toccarsi vennero ancora.

«Penso di amarti», disse Sabrina in macchina posteggiata davanti alla scuola mentre aspettavano i figli. «Anch’io provo qualcosa di profondo nei tuoi confronti, ma non so se è amore dammi tempo», rispose Cristin poggiandole la mano sul ginocchio della sua amante.



N.B. La posta della rubrica " Sotto Voce " viene pubblicata integralmente, senza correzioni ne tagli, cestinando solo le storie ritenute troppo forti o di contenuto volgare. 



 


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