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Rubriche > SOTTO VOCE > La ragazza compiva diciannove anni la stessa età di sua madre quando si sposò
La ragazza compiva diciannove anni la stessa età di sua madre quando si sposò
Articolo di Anonimi pubblicato il 15/8/2012 (2852 Letture)
gif56Il parrucchiere arrivò alle 7,00 in punto, Laura aveva appena fatto la doccia indossava un accappatoio rosa di spugna sotto era nuda. Nella casa c’era un via vai frenetico, madre, fratelli, padre. Tutti andavano avanti e in dietro nervosamente senza concludere niente. Laura, con Alfonso (il parrucchiere), si chiuse nel soggiorno lontana dal caos. Alfonso in arte “Fofò”, era effeminato, tutti sapevano i suoi orientamenti sessuali. Fofò era il miglior acconciatore per matrimonio del paese un’artista nel suo genere. Oltre a essere bravo era anche divertente, spassoso con le sue battute faceva svanire la tensione che una sposa ha quel giorno. Quando Fofò operava, non voleva nessuno tra i piedi per questo chiusero la porta del soggiorno a chiave.


dalbarbiereFofò, aveva un mito ed era: “Cristiano Malgioglio”. Come lui parlava come lui si muoveva e di lui aveva anche i capelli tagliati a spazzola con una ciocca bianca nel mezzo della fronte.

Laura era bella forse la più bella tra le tante spose che Fofò aveva servito. Capelli lunghi rosso rame, carnagione chiara levigata, occhi azzurri, bocca ampia incorniciata da due labbra ben disegnate. Un corpo ben fatto seni non molto grossi, ma nemmeno piccoli, giusti. L’unica cosa di sé che a Laura non piaceva, erano le troppe lentiggini sparse per tutto il corpo, ne avrebbe fatto almeno volentieri.

Era sabato 9 aprile 2011. Il matrimonio di Laura, coincideva con il suo compleanno, infatti, la ragazza compiva diciannove anni la stessa età di sua madre quando si sposò.

La fedeltà non era una virtù di Laura nei due anni di fidanzamento aveva tradito spesso Vittorio (il suo futuro marito). Tradire le piaceva aveva preso da sua zia la sorella della mamma le somigliava anche fisicamente. A Laura il cazzo attraeva non poteva starne senza era una cosa vitale che la aiutava a stare bene. Ora aveva fatto un giuramento solenne una volta sposata sarebbe stata fedele o per lo meno avrebbe fatto di tutto per esserlo. Fofò, nel sistemare i capelli della ragazza canticchiava una canzone di Pupo scritta da Malgioglio

“Gelato al cioccolato”. Laura era seduta su uno sgabello senza spalliera di tanto in tanto sentiva che Fofò si appoggiava con il ventre alla schiena. Forse si sbagliava sì, sicuramente si sbagliava quella cosa dura che sentiva non poteva essere il cazzo di Fofò lui era gay non si sarebbe eccitato con una donna. Prestò più attenzione e lo riconobbe con certezza quella cosa consistente era proprio il cazzo. «Fofò con sto coso nella schiena mi fai male!». Fofò smise di cantare. «Scusa cara, non so che mi sta succedendo sono tutta agitata». Laura rise. Era contenta di fare un certo effetto anche a uno dell’altra sponda. «Forse mi stanno venendo le mie cose». Aggiunse il parrucchiere. Laura scoppio a ridere una risata con risucchio. Le stava mettendo i bigodini. Quando le fu davanti, Laura con molta malizia e mestiere, fece saltar fuori dall’accappatoio una tetta. Voleva stuzzicarlo divertirsi un po’ che male c’era nel giorno più felice della sua vita. Alfonso, notò la tetta deglutii. «Scusa Fofò ora la rimetto dentro». Stava per coprirsi. «Aspetta! È così carina lascia che le dia un bacio». Mise la mano sotto il seno, si chinò, al contatto il capezzolo divenne turgido lo prese tra le labbra, lo ciucciò con molta delicatezza. «Fofò avevi detto un bacio, ma stai andando oltre!».

«Anima mia mi piacciono le tette mi fanno tornare bambino». Scoprì anche l’altra e la ciucciò nello stesso modo. Laura, si stava eccitando non l’avrebbe mai immaginato che un gay l’avrebbe fatta inzuppare. «Fiorellino continuiamo l’acconciatura dopo ora ho delle urgenze».

«Che cosa vuoi dire?». Non rispose. Prese Sabrina per la mano e la fece alzare. Con una mossa fulminea, abbassò la cerniera e tirò fuori il cazzo. «Mamma mia Fofò! È un peccato, un sacrilegio privare noi donne di un cazzo del genere l’hai molto più grosso di quelli che si definiscono “maschi”». Le sollevò una gamba che teneva nella mano sinistra all’altezza della giuntura del ginocchio con l’altra mano, guidò...

Iniziò a stantuffarla e la baciava sul collo e sui seni. «oh Fofò sei un demonio chi l’avrebbe detto ahh sì… sì…».

«Vacci piano con questi sì altrimenti ci sentono».

La portò all’orgasmo. «sei un’artista».

«Passerotto me la cavo, ma ora mettiti a novanta gradi voglio farti il culo».

«Con quel coso me lo sfondi!».

«Entrerò dolcemente, a me i culi fanno impazzire».

Da buona checca amava il sesso anale. Laura, mordeva l’accappatoio stava entrando in lei centimetro dopo centimetro. «Fa piano di prego, piano». Entrò tutto. La teneva per i fianchi si muoveva con sintonia nella maniera giusta da gran chiavatore. «Ohh fiorellino che bel pertugio che hai ahh».

«vieni ti prego non ce la faccio più».

«Un altro po’ tesoro fammi stare dentro ancora un po’». Furono i dieci minuti più lunghi della sua vita per Laura. Finalmente venne. Le riempii le viscere di sperma.

«Ma non eri frocio?» Fofò rise. «Riprendiamo il lavoro devi essere la più bella sposa che la gente abbia mai visto».

Fu un bel matrimonio dalla funzione in chiesa al ristorante, turbato solo da un fastidioso bruciore all’ano che accompagnò Laura per tutta la giornata. Quel bruciore teneva in vita il ricordo di Fofò e del suo cazzo. La prima notte la passarono nell’albergo del ristorante la mattina dopo fatto colazione, con l’auto partirono per il viaggio di nozze. Volevano visitare l’Italia quella minore conosciuta da pochi. Non presero l’autostrada attraversarono paesi e città. Arrivata la notte, si fermarono in un paesino in provincia di Firenze. Presero una camera in un piccolo albergo. Fecero l’amore. Laura, non si fece sodomizzare i postumi dell’inculata con il parrucchiere non erano del tutto svaniti. Decisero di fermarsi un giorno in quel paesino sarebbero partiti la sera dopo cena a Vittorio piaceva guidare di notte Laura non aveva la patente poteva fare solo la passeggera. La mattina mano nella mano con la macchina fotografica a tracolla, andarono in giro per il paese. Pranzarono in una trattoria tipica tanta carne di vari tipi servita con contorni di funghi preparati in svariati modi tutto molto buono.

Tornarono in albergo verso le 16,00. Si chiusero in camera e fecero sesso. Dopo fatta la doccia intorno alle 19,00, scesero per pranzare. Erano seduti a tavola quando Vittorio fu colpito da dolori lancinanti al ventre e allo stomaco, spasimava sulla sedia.

Arrivò il proprietario dell’albergo, decisero di chiamare l’ambulanza. L’unica ambulanza in dotazione all’ospedale del paese, era in officina per riparazioni. Laura chiese al proprietario dell’albergo se poteva accompagnarli lui in ospedale con la macchina dei novelli sposi. L’uomo tentennò. A questo punto si fece avanti un signore del tavolo vicino che aveva sentito tutto sì, offrì di accompagnarli lui con la propria auto. Disse di chiamarsi Sandro era un bell’uomo sulla quarantina fisico atletico e capello brizzolato. Al pronto soccorso del nosocomio, il medico dalla descrizione dei sintomi che aveva Vittorio, diagnosticò che si trattava di intossicazione alimentare doveva restare in ospedale per una paio di giorni. Laura disse che sarebbe restata accanto al marito, ma sia Vittorio sia il medico le dissero di tornarsene in albergo non poteva stare giorno e notte su una sedia, furono persuasivi Laura andò via con Sandro. Era un po’ triste. «Che ne diresti se ci fermiamo a cenare in qualche ristorante sulle colline? Scusa se ti do del tu, ma sei così giovane, avrai l’età di mia figlia».

«Non ho tanta voglia di cenare penso a lui solo in ospedale».

«E’una cosa di poco conto vedrai magari domani già lo dimettono devi distrarti andiamo a cena».

«Ok, vada per la cena». Sandro, prese una stradina che si arrampicava su per le colline.

“Bacco e Venere”. Così si chiamava il ristorante. Era un tipo socievole la faceva sentire a suo agio. Presero delle pappardelle al sugo di cinghiale e come vino del Chianti. Laura, mandava giù il vino come se fosse acqua a metà cena, era un tantino alticcia. Parlava a ruota libera e rideva di gusto. «Pensa mi sono sposata l’altro ieri e la mattina del matrimonio ho fatto sesso con il mio coiffeur, uno che non si capiva se era uomo o donna, ma che aveva u pitone tra le gambe». Rise fragorosamente. Uscirono dal ristorante. L’auto era posteggiata in una zona buia lontana da occhi indiscreti. Sandro, non avviò la macchina si abbassò la cerniera e tirò fuori il cazzo. Non disse niente guardò Laura che si chinò e glielo prese in bocca.

«Fammi un bel bocchino piccola». Non c’era bisogno di sottolinearlo Laura sapeva come farlo godere. Mentre succhiava nella mente tuonavano le parole del prete: “Di amarlo e rispettarlo per tutta la vita e di essergli fedele”. Che stronzate come si fa a essere fedeli con tutte le tentazioni che ci sono in giro. Fece un gran bocchino forse uno dei migliori che aveva mai fatto, bevve fino all’ultima goccia. All’una era in albergo. Andarono nella camera di lei. Si baciarono freneticamente come due amanti che non si vedevano da anni. Mentre si baciavano uno spogliava l’altra. Fecero l’amore fino all’alba lui, venne tre volte mentre lei raggiunse una miriade d’orgasmi. Sandro era bravo più di Vittorio forse la sua bravura era dovuta all’età a una maggiore esperienza. Dormirono solo poche ore poi Sandro accompagnò Laura in ospedale lui rimase in macchina. Gli avevano fatto più di una flebo e liberato lo stomaco ora sembrava stesse un po’ meglio, ma doveva rimanere ancora in ospedale. Ora che il marito restasse in ospedale a Laura non dispiaceva più di tanto. Furono tre giorni e tre notti indimenticabili per la bella sposa. Di giorno se ne andava in giro con Sandro come turista e la notte facevano sesso. Le sembrava di essere in luna di miele con due uomini contemporaneamente si riteneva fortunata. Sandro e Laura mentre erano in giro per Firenze, furono assaliti da un attacco di libidine una voglia irrefrenabile di fare sesso. Erano in macchina in un parcheggio non distante da Ponte Vecchio. Il parcheggio era custodito da vecchi invalidi civili, prima di loro anni a dietro c’erano i reduci della seconda guerra mondiale. Incuranti della gente che transitava non lontano da loro, iniziarono a fare l’amore. Lo stava sbocchinando quando un turista giapponese si avvicinò e scattò delle foto, come se stesse fotografando un monumento della bella città d’arte, lo lasciarono fare non si opposero. In breve l’auto fu circondata da turisti giapponesi uomini e donne di varie età. Ridevano quel fuori programma inaspettato li entusiasmava il più originale dei souvenir d’Italy. La coppia fu immortalata in tutte le posizioni. Quando finirono, i nipponici fecero un inchino e se ne andarono educatamente. A Laura il pensiero che quelle foto con ogni probabilità sarebbero finite su internet, la eccitava un casino.

La luna di miele con Sandro ebbe fine Vittorio fu dimesso e la coppia partì per altre mete. Laura sperava in altri imprevisti che avrebbero reso quel viaggio di nozze unico nel suo genere.



N.B. La posta della rubrica " Sotto Voce " viene pubblicata integralmente, senza correzioni ne tagli, cestinando solo le storie ritenute troppo forti o di contenuto volgare. 






 


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