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Rubriche > SOTTO VOCE > Mi ameresti anche se ti tradissi?
Mi ameresti anche se ti tradissi?
Articolo di Anonimi pubblicato il 15/8/2012 (5219 Letture)
gif56Mi spinse in un angolo del muro ficcandomi la lingua in bocca. Le sue mani frugavano sotto la maglietta, palpavano le tette, i capezzoli s’irrigidirono e... iniziò a lacrimare umori. Eravamo per strada sotto a un palazzo protetti dall’oscurità. Di lui non sapevo niente né il nome né da dove venisse ci bastò uno sguardo per ritrovarci avvinghiati. Arrapati, infoiati come maiali lo volevo dentro di me, non m’interessava che eravamo per strada e qualcuno poteva vederci desideravo solo godere.


donnaangelo Glielo tirai fuori, non era molto lungo ma grosso e duro come il marmo, gli dissi di penetrarmi, sollevai la gonna e spostai le mutandine allargando le cosce come la più misera delle puttane. Mio marito, era a cinquanta metri nell’appartamento di fronte con i nostri figli, vedevo la luce della cucina accesa forse stava preparando la cena. Me lo mise dentro. Gli morsi l’orecchio sinistro. Mi chiavava con energia i colpi erano secchi e violenti sentivo piacere e dolore allo stesso tempo. L’orgasmo si avvicinava prepotente.

«Aspettami non andare da solo giungiamo insieme». Rallentò il movimento.

«Ecco ora spingi forte fammi male ci sono sto per venire dai schizzami dentro daiiii!». Fiottò nelle mie viscere sentivo il cazzo palpitare come un serpente che gli avevano reciso la testa. Mi sentivo svuotata le gambe molli prive di forza. Per tutto il tempo della chiavata non disse niente ansimò solamente. Rimise il cazzo nelle braghe e, se ne andò. Attraversai la strada ciondolando come un’ubriaca. Quando fui su la cena era in tavola e le bambine pronte per mangiare. Mio marito mi baciò sulle labbra salutai le mie figlie e, corsi in bagno, lo sperma stava fuoriuscendo dalla vagina.

Tolsi le mutandine e mi sedetti sul bidet la sborra venne fuori a grumi. Mi lavai. Ora i dubbi mi assalivano pensavo che ero stata davvero incosciente farmi chiavare da uno che magari poteva anche avere qualche malattia, potevo evitare di farmi venire dentro ma in quel momento non ci avevo pensato, volevo solo godere. Mio marito mi chiamò ad alta voce dicendo che la cena si stava raffreddando.

Uscì dal bagno.

A letto ero messa di costa davo le spalle al mio consorte. Come abitudine indossavo solo gli slip il resto del corpo era nudo. Ripensavo a quello che avevo fatto la voglia mi stava tornando. Mio marito si mise dietro di me lui dormiva completamente nudo sentì il suo ... duro contro il mio fondoschiena. Mi abbassò gli slip fino alle ginocchia.

«Uhhh… sei zuppa». Disse mentre mi accarezzava la fregna.

«Hai voglia di ... eh?». Aggiunse leccandomi il collo.

«Mettimelo nel culo». Risposi e con la mano sinistra allargai le chiappe. Non era mia abitudine prenderlo nel retto, l’avevo fatto poche volte, non sopportavo il dolore, ma quella sera pensai che gli dovessi qualcosa di diverso per zittire la mia coscienza. Era entusiasta non gli sembrava vero di potermi inculare. Il mio sposo non ha una grande verga, sarà lunga quindici centimetri non di più ed è sottile e dritta, del tutto scappellata. Poggiò la cappella contro lo sfintere e iniziò a spingere. Il retto si riempì subito, ora c’era da abbattere l’ultimo baluardo prima di entrare nell’intestino grasso; entrò. Gli dissi di non stantuffarmi subito di aspettare un momento per accettare quella presenza dentro di me. Con i polpastrelli del pollice e dell’indice afferrai il clitoride e me lo menavo come un piccolo cazzo. Cominciò a muoversi. Il cazzo nell’entrare e uscire mi provocava lo stimolo di evacuare la voglia di andare in bagno. Avrei voluto urlare di piacere, ma non potevo farlo le mie figlie avrebbero sentito.

«Perché è cosi bello chiavare?». Gli domandai con voce spezzata dall’emozione.

«Sei tu che rendi tutto più bello ti amo tantissimo!».

«Mi ameresti anche se ti tradissi?».

«Non mi sono mai posto questo problema perché so che non lo faresti non sei la tipa». Parlava con affanno senza interrompere l’andirivieni.

«Dopo che sei venuto non toglierlo subito pisciami dentro». Da qualche tempo avevo questa fantasia farmi urinare nella vagina o nell’ano volevo vedere cosa si provava.

«Imbratteremo tutto».

«Non importa rifarò il letto». Volevo bene al mio uomo, ma avevo smesso di amarlo da un po’ di tempo e precisamente da quando avevo iniziato a tradirlo. […]



L’odore ... era una costanza nella mia famiglia, composta da otto persone: sei figli più mamma e papà. Io ero l’ultima della covata, prima di me c’erano cinque fratelli tutti maschi mia madre smise di fare figli quando nacqui io, voleva una femmina a tutti i costi.

Mio padre, faceva il barbiere, aveva un negozio due dei miei fratelli più grandi lavoravano con lui mentre io e gli altri andavamo a scuola. Mamma, era casalinga, sembrava più vecchia degli anni che aveva a causa delle troppe gravidanze. A quattordici anni ero già fatta bene con tutte le curve al posto giusto, avevo il seno prosperoso una quarta di misura. Per fortuna il lavoro di papà andava bene, aveva molti clienti riusciva a mantenerci tutti senza problemi, avevamo una bella casa molto grande arredata con gusto. Tre stanze da letto, soggiorno, cucina e, due bagni. Io avevo la camera per conto mio, i miei fratelli dormivano in un’altra stanza in tre letti. Avevo i miei primi turbamenti i miei primi orgasmi.

Raggiunsi il primo orgasmo una mattina: ero in ritardo a scuola, iniziai a correre più correvo e più sentivo qualcosa di strano tra le cosce corsi più forte fino a sentirmi magnificamente bene. Corsi altre volte per ritrovare quel piacere che non si manifestò più in quel modo. Spesso la notte mi masturbavo stringendo il cuscino tra le cosce. La mia camera, era attigua a quella dei miei genitori li sentivo, papà ricattava mamma dicendogli o mi dai il culo o ti metto incinta. Mio padre doveva avere il ... molto grosso perché quando inculava mamma questa urlava dal dolore. Le sue grida mi davano piacere godevo intensamente. Una notte non la finivano più, stavo impazzendo, avevo già avuto diversi orgasmi. Entrò mio fratello più grande. Indossava solo gli slip io, sotto le lenzuola era del tutto nuda le tirai fino al mento.

«Li senti? Stanotte papà è infoiato più del solito. Povera mamma la sta massacrando, siamo tutti arrapati, abbiamo tutti il cazzo duro guarda». Si abbassò gli slip sul davanti il suo cazzo schizzò fuori come una molla rimasi incantata nel vederlo mi piacque molto.

«Ti piace?».

«Sì, molto». Lo strinse con la mano destra e tirò tutta la pelle all’indietro scappellandolo completamente.

«Fammi vedere come sei fatta, togli il lenzuolo».

«Mi vergogno».

«Non devi io ti ho fatto vedere il mio cazzo dai scopriti». Che c’era di male nel mostrarsi era mio fratello lo conoscevo bene. Mi scoprì. Rimase lì a bocca aperta mi guardava con gli occhi fuori dalle orbite.

«Dio se sei fatta bene. Mettiti a pancia sotto fammi vedere anche il culo». Feci come mi disse.

«Non dobbiamo far rumore altrimenti mamma e papà ci sentono non lamentarti stai zitta».

«Che cosa vuoi fare?».

«Lo vedrai devi solo rilassarti stare calma».

«Mi farai male?».

«No se collabori».

«Cosa dovrei fare?».

«Stare calma e tranquilla al resto penso io». Mi disse di allargare le chiappe con le mani obbedì. Voleva incularmi. Temevo solo una cosa che dal dolore avrei urlato come mamma se ciò avveniva, sarebbe stata una tragedia un vero casino. Si sdraiò su di me. Fu molto piacevole sentire addosso il calore del suo corpo, la durezza del cazzo, la morbidezza del pelo.

«Ho paura Luigi (mio fratello)».

«Non temere Angela entrerò adagio facendoti meno male possibile». Strinsi tra i denti il cuscino. Lo sentivo entrare centimetro dopo centimetro l’orifizio si allargava cedeva sotto la pressione esercitata dai reni di Luigi. Gli occhi mi lacrimavano e le orecchie fischiavano avevo la sensazione che sarei svenuta da un momento all’altro, non accadde. Mi sembrava che fosse nella pancia quando entrò del tutto. Il mio piacere non veniva dalla penetrazione in se, ma dalla crudezza dell’atto sapevo che tra fratelli e sorelle certe cose non si fanno è contro natura ed era il peccato nella sua vastità che me la faceva inzuppare. Si muoveva con cautela per non fare cigolare il letto, i nostri genitori continuavano a chiavare e questo ci rassicurava finche erano avvinghiati non sarebbero entrati.

«Ohh sorellina mia che magnifico pertugio che hai ahh… sì… sì… ora ti sborro dentro». Per fortuna stava per concludere il dolore era lacerante. Gli ultimi colpi furono più veloci dati in rapida successione. Mi venne dentro. Subito pensai che fosse piscio quel calore umido dopo imparai che era sperma.

Dopo quella notte, quando i nostri genitori dormivano, a turno mi venivano a trovare m’incularono tutti e cinque. Imparai molto da loro facevo di tutto tranne che prenderlo nella fica. Il più bravo era Eduardo mi leccava la passera divinamente portandomi all’apice del piacere. Mi dissero che una brava “bocchinara”, doveva ingoiare imparai anche quello. Poi, un giorno mamma mi sorprese mentre stavo facendo un pompino a Stefano il secondo dei miei fratelli. Non fece una gran scenata disse solo che tra noi queste cose non le dovevamo fare. Per un po’ smettemmo, ma quando ci ritrovammo, fu ancora più bello di prima. Il lunedì, giorno di chiusura per i barbieri mamma e papà uscirono lasciandoci da soli. Tutti nudi nel soggiorno io in mezzo e loro intorno. Li sbocchinai uno per uno bevendo litri di sperma: fu fantastico perché dopo pensarono a me leccandomela in tutti i modi.



Quei tempi li ricordo con nostalgia furono davvero belli grazie ai miei fratelli diventai donna. Poi conobbi l’uomo che adesso mi stava pisciando nel culo, il mio futuro sposo



N.B. La posta della rubrica " Sotto Voce " viene pubblicata integralmente, senza correzioni ne tagli, cestinando solo le storie ritenute troppo forti o di contenuto volgare. 





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