DOMANDA: Molti dicono che la religione è l'oppio dei poveri, è vero? Mi dica qualcosa di concreto, grazie - Luca - Roma - 
RISPOSTA: Il teorema "la religione è l'oppio dei popoli" è di Karl Marx, il profeta dell'ateismo, il padre del materialismo scientifico. Le sue idee, a dir suo, rigorosamente scientifiche, sono invece la negazione della vera scienza, essendo stato dimostrato che la fede nell'uomo è profondamente radicata e inerstirpabile; non nasce per induzione o per calcolo, ma per assecondare una tendenza naturale dell'uomo a ricercare il suo creatore.
L'oppio dei popoli, sembra, a ragion veduta, la dottrina marxista, che ha mietuto milioni di vittime in tutto il mondo, promettendo ai suoi seguaci felicità e benessere; condizioni, queste, che non hanno mai visto la luce in nessun paese dominato dal pensiero marxista.
I popoli che sono incappati in questo flagello, oltre alle condizioni di povertà e miseria di ogni genere, sono anche stati sfruttati, plagiati e privati delle più elementari forme di libertà, compresa quella religiosa. Concludendo, la religione non è l'oppio dei popoli, ma è l'unica, vera speranza di riscatto per l'uomo. Marx non può sostituirsi a Cristo, il vero difensore dei poveri e dei deboli.
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Panico: Una «bugia» del cervello che può rovinarci la vita. Il primo attacco di panico è un'esperienza sconvolgente. Molti pazienti lo raccontano come l'esplodere nella vita quotidiana di un improvviso e profondissimo senso di morte. Da quel momento, la loro vita cambia radicalmente e vivono nell'angosciante prospettiva della "fotofobia", cioè della paura di aver paura. L'attacco di panico non è né un'invenzione né una stravaganza, ma un evento durante il quale il nostro cervello si accende, cercando di convincerci della presenza di un pericolo che non c'è. Oggi in Italia oltre due milioni di persone (soprattutto donne di età compresa fra i 18 e i 45 anni) ne soffrono in modo cronico. L'angoscia assale l'individuo, lasciandolo solo con sé stesso, nelle situazioni più disparate: quando deve decidere del proprio futuro scegliendo tra molteplici possibilità, ma anche quando è costretto a fare i conti con i suoi limiti e le sue colpe, con le insidie della vita, con i momenti di solitudine, con la coscienza del proprio destino caduco.
