Il libro, molto bello, parla di un ragazzo adolescente, Leo, che si innamora di una sua compagna di scuola, Beatrice. E quando questo ragazzo, all'apparenza ribelle ma con una spiccata sensibilità come lo sono tutti gli adolescenti, entrerà in crisi per la morte prematura della ragazzina, sarà un giovane professore, un supplente "sfigato" a saper capire il suo malessere interiore e a trovare modo e maniera per poterlo aiutare.
Poiché mi ha colpito molto nel libro la figura di questo professore che si definisce, anche nel suo blog, "un sognatore" non appena Mario mi ha detto che Alessandro avrebbe tenuto una conferenza presso il suo liceo, non solo in qualità di scrittore ma anche di professore di liceo, sono andata ad ascoltarlo.
Non ho perso parola per parola di quello che aveva da dire e a fine conferenza non ho potuto fare a meno di chiedergli se, a suo parere, al mondo d'oggi esistono ancora dei professori sognatori.
La mia domanda l'ho motivata per aver fatto questa constatazione avendo io ancora i figli in età scolare e che, ora come ora, i professori cercano sempre di considerare i ragazzi appartenenti alla classe come un gruppo e mai uno per uno nella loro individualità e che, proprio per questo, non contribuiscono a favorire lo sviluppo delle loro specifiche potenzialità personali.
Con grande stupore mi sono sentita rispondere quello che ho sempre pensato ossia che quella dell'insegnamento non è una professione uguale alle altre ma è una vocazione, una missione.
Non è per tutti.
Un professore che si rispetti è chiamato a provocare i ragazzi e la provocazione va intesa nel senso letterale del termine, "pro vocare", "chiamare a sé".
Lo studio infatti non dev'essere mai fine a se stesso e consistere magari in una ripetizione pedissequa degli appunti dettati in classe ma gli alunni sono chiamati a esprimere le proprie osservazioni sugli argomenti che sono materia di studio e tali osservazioni devono essere il frutto di loro autonome riflessioni personali . Insomma lo studio serve anche a sviluppare un ragionamento autonomo, con la propria testa.
Questo, tra gli altri, il compito educativo che devono svolgere dei bravi insegnanti e per poterlo svolgere al meglio devono trovare sempre il tempo di dedicarsi ai loro alunni singolarmente presi e indipendentemente dal gruppo classe. Ogni ragazzo ha infatti una sua personalità.
Il Professore quindi deve aiutare i ragazzi a scoprire non solo le loro qualità (luci) ma anche i loro punti deboli (ombre). La personalità infatti è composta da luci e ombre. La vita stessa è composta da luci e ombre. Insomma compito del professore aiutare il ragazzo a capire l'uomo che sarà da adulto.
E, mentre mi diceva tutto questo guardandomi in faccia Alessandro d'Avenia aveva gli occhi che gli brillavano e si capiva che le sue non erano solo solo parole vuote ma che lui credeva davvero in quello che mi stava dicendo. Si vede che è un uomo che vive di passioni e di sogni e che ai suoi sogni crede veramente perché, a suo dire, i sogni non sono semplici illusioni.
Per questo ognuno deve avere il coraggio di inseguire i propri sogni e fare delle scelte orientate in tal senso. Lui è stato coraggioso. Avrebbe potuto fare il dentista come il padre e avere già uno studio avviato ma ha scelto il lavoro per cui si sentiva portato e che lo divertiva.
Quando gli ho rivolto la domanda un po' intimidita e perché i ragazzi erano davvero tanti e perché ero stata chiamata sul palco ed ero proprio accanto allo scrittore, inaspettatamente i ragazzi presenti in sala mi hanno applaudito ma io l'applauso lo voglio fare pubblicamente a questo "professore sognatore" che mi ha stupito e quasi commosso e lo voglio fare in segno di stima e di ammirazione.
Evviva i professori sognatori.
Credevo che fossero una specie in estinzione e invece esistono.
N.B. La posta della rubrica " Misteri Nascosti " viene pubblicata integralmente, senza correzioni ne tagli, cestinando solo le storie ritenute troppo forti o di contenuto volgare.