Il sequestro dei beni - Il pignoramento dei beni - Recupero dei crediti -
Categoria : RUBRICA LEGALE
Pubblicato da Avv. Carlo Vitaliano in 23/2/2009
In alcuni casi limitati ovvero quando si presume che durante le lungaggini di un procedimento ordinario il debitore possa far sparire i propri beni è possibile ottenere un sequestro conservativo degli stessi. Per ottenere dal giudice un provvedimento di sequestro dei beni sono necessari entrambi i seguenti presupposti: probabile esistenza del credito; pericolo nel ritardo ovvero il rischio provato da elementi soggettivi tipo comportamenti del debitore tendenti ad un deprezzamento del suo patrimonio ovvero elementi oggettivi come la limitata capacità patrimoniale del debitore in relazione al credito vantato. Il vantaggio del sequestro conservativo è che ancora prima di iniziare una azione legale di recupero del credito è possibile bloccare i beni del debitore e porli a garanzia di pagamento.



Entro 90 giorni dalla scadenza del termine di pagamento dell’atto di precetto è possibile richiedere all’ufficiale giudiziario il pignoramento in danno del debitore.

Con il pignoramento si bloccano, mediante una indisponibilità giuridica ma a volte anche di fatto, tutti i beni del debitore al fine di sottoporli alla vendita giudiziaria fino al saldo del credito azionato.




In alcuni casi i beni del debitore vengono assegnati ad un custode onde evitare che il debitore possa farli sparire vanificando gli sforzi del creditore.




I beni del debitore saranno venduti con o senza incanto sotto la direzione del giudice dell’esecuzione e sul ricavato delle vendite giudiziarie il creditore potrà soddisfarsi in ragione del proprio titolo di credito.

Uno dei principi fondamentali su cui si basa l’intervento di recupero crediti giudiziale, è quello di conoscere
Avv. Carlo Vitalianoe valutare anticipatamente la situazione economica e patrimoniale del debitore, per garantire al creditore procedente una seria aspettativa di recuperare il credito insoluto. Di norma, se a seguito di tali accertamenti, risulta che il debitore non possiede alcun bene utilmente pignorabile, Comas comunica al cliente la non convenienza a dare corso ad azioni legali di recupero crediti giudiziale. Come è noto, infatti, in caso di esito negativo dell’azione legale, a carico del creditore rimane non solo la partita attiva non soddisfatta, ma anche un ulteriore onere finanziario aggiuntivo costituito dalle competenze legali nonché dalle spese di procedura.

Tuttavia, in alcuni casi, come ad esempio per i crediti di importo elevato, anche in presenza di un’ esito negativo certo, si rende comunque necessario avviare una procedura Giudiziaria contro il debitore, al solo ed esclusivo fine di portare correttamente in detrazione il credito inesigibile. Tale obiettivo è perseguibile anche tramite una cessione del credito.

Se, invece, dagli accertamenti eseguiti, risulta che il patrimonio del debitore è sufficiente ad estinguere la pretesa creditoria, Comas suggerisce al cliente la promozione di un’azione legale di recupero crediti giudiziale, comunicando anticipatamente costi, tempi e probabilità di successo della procedura.

In sostanza, il coordinamento della fase stragiudiziale a quella vera e propria di recupero crediti giudiziale, offre la possibilità di intentare soltanto azioni mirate, ovvero di adire le vie legali solo quando vi è ragionevole certezza di capienza patrimoniale del debitore.

Questo importante aspetto manca nell’ipotesi di un’azione isolata del legale di fiducia del creditore: di solito, salvo casi particolari, i legali sono piuttosto di manica larga nel decidere di procedere contro un debitore senza accertarsi delle sue condizioni economiche; come tutti sanno, atteso che la prestazione di assistenza legale e un obbligazione di mezzo e non di fine, le competenze spettano comunque agli avvocati, sia in caso di esito positivo, che in caso di esito negativo della procedura di recupero crediti giudiziale.