Sant' Agnese Vergine e martire, chi era? - 21 gennaio
Categoria : QUESITI RELIGIOSI
Pubblicato da Giuseppe Piccolo in 21/1/2024
Roma, fine sec. III, o inizio IV - Agnese nacque a Roma da genitori cristiani, di una illustre famiglia patrizia, nel III secolo. Quando era ancora dodicenne, scoppiò una persecuzione e molti furono i fedeli che s'abbandonavano alla defezione. Agnese, che aveva deciso di offrire al Signore la sua verginità, fu denunciata come cristiana dal figlio del prefetto di Roma, invaghitosi di lei ma respinto. Fu esposta nuda al Circo Agonale, nei pressi dell'attuale piazza Navona.
Un uomo che cercò di avvicinarla cadde morto prima di poterla sfiorare e altrettanto miracolosamente risorse per intercessione della santa. Gettata nel fuoco, questo si estinse per le sue orazioni, fu allora trafitta con colpo di spada alla gola, nel modo con cui si uccidevano gli agnelli. Per questo nell'iconografia è raffigurata spesso con una pecorella o un agnello, simboli del candore e del sacrificio. La data della morte non è certa, qualcuno la colloca tra il 249 e il 251 durante la persecuzione voluta dall'imperatore Decio, altri nel 304 durante la persecuzione di Diocleziano. (Avvenire)


Patronato: Ragazze - Etimologia: Agnese = pura, casta, dal greco - Emblema: Agnello, Giglio, Palma



Martirologio Romano: Memoria di sant’Agnese, vergine e martire, che, ancora fanciulla, diede a Roma la suprema testimonianza di fede e consacrò con il martirio la fama della sua castità; vinse, così, sia la sua tenera età che il tiranno, acquisendo una vastissima ammirazione presso le genti e ottenendo presso Dio una gloria ancor più grande; in questo giorno si celebra la deposizione del suo corpo. 

 



In data odierna, 21 gennaio, il Calendario liturgico romano fa memoria della santa vergine Agnese, la cui antichità del culto presso la Chiesa latina è attestata dalla presenza del suo nome nel Canone Romano (odierna Preghiere Eucaristica I), accanto a quelli di altre celebri martiri: Lucia, Cecilia, Agata, Anastasia, Perpetua e Felicita.

Nulla sappiamo della famiglia di origine di Sant’Agnese, popolare martire romana. La parola “Agnese”, traduzione dell’aggettivo greco “pura” o “casta”, fu usato forse simbolicamente come soprannome per esplicare le sue qualità. Visse in un periodo in cui era illecito professare pubblicamente la fede cristiana. Secondo il parere di alcuni storici Agnese avrebbe versato il sangue il 21 gennaio di un anno imprecisato, durante la persecuzione di Valeriano (258-260), ma secondo altri, con ogni probabilità ciò sarebbe avvenuto durante la persecuzione dioclezianea nel 304. Durante la persecuzione perpetrata dall’imperatore Diocleziano, infatti, i cristiani furono uccisi così in gran numero tanto da meritare a tale periodo l’appellativo di “era dei martiri” e subirono ogni sorta di tortura.

Anche alla piccola Agnese toccò subire subire una delle tante atroci pene escogitate dai persecutori. La sua leggendaria Passio, falsamente attribuita al milanese Sant’Ambrogio, essendo posteriore al secolo V ha perciò scarsa autorità storica. Della santa vergine si trovano notizie, seppure vaghe e discordanti, nella “Depositio Martyrum” del 336, più antico calendario della Chiesa romana, nel martirologio cartaginese del VI secolo, in “De Virginibus” di Sant’Ambrogio del 377, nell’ode 14 del “Peristefhanòn” del poeta spagnolo Prudenzio ed infine in un carme del papa San Damaso, ancora oggi conservato nella lapide originale murata nella basilica romana di Sant’Agnese fuori le mura. Dall’insieme di tutti questi numerosi dati si può ricavare che Agnese fu messa a morte per la sua forte fede ed il suo innato pudore all’età di tredici anni, forse per decapitazione come asseriscono Ambrogio e Prudenzio, oppure mediante fuoco, secondo San Damaso. L’inno ambrosiano “Agnes beatae virginia” pone in rilievo la cura prestata dalla santa nel coprire il suo verginale corpo con le vesti ed il candido viso con la mano mentre si accasciava al suolo, mentre invece la tradizione riportata da Damaso vuole che ella si sia coperta con le sue abbondanti chiome. Il martirio di Sant’Agnese è inoltre correlato al suo proposito di verginità. La Passione e Prudenzio soggiungono l’episodio dell’esposizione della ragazza per ordine del giudice in un postribolo, da cui uscì miracolosamente incontaminata.

Assai articolata è anche la storia delle reliquie della piccola martire: il suo corpo venne inumato nella galleria di un cimitero cristiano sulla sinistra della via Nomentana. In seguito sulla sua tomba Costantina, figlia di Costantino il Grande, fece edificare una piccola basilica in ringraziamento per la sua guarigione ed alla sua morte volle essere sepolta nei pressi della tomba. Accanto alla basilica sorse uno dei primi monasteri romani di vergini consacrate e fu ripetutamente rinnovata ed ampliata. L’adiacente cimitero fu scoperto ed esplorato metodicamente a partire dal 1865. Il cranio della santa martire fu posto dal secolo IX nel “Sancta Sanctorum”, la cappella papale del Laterano, per essere poi traslato da papa Leone XIII nella chiesa di Sant’Agnese in Agone, che sorge sul luogo presunto del postribolo ove fu esposta. Tutto il resto del suo corpo riposa invece nella basilica di Sant’Agnese fuori le mura in un’urna d’argento commissionata da Paolo V.

Sant’Ambrogio, vescovo di Milano, nella suddetta opera “De Virginibus” scrisse al riguardo della festa della santa: “Quest'oggi è il natale di una vergine, imitiamone la purezza. E’ il natale di una martire, immoliamo delle vittime. E’ il natale di Sant’Agnese, ammirino gli uomini, non disperino i piccoli, stupiscano le maritate, l'imitino le nubili... La sua consacrazione è superiore all’età, la sua virtù superiore alla natura: così che il suo nome mi sembra non esserle venuto da scelta umana, ma essere predizione del martirio, un annunzio di ciò ch'ella doveva essere. Il nome stesso di questa vergine indica purezza. La chiamerò martire: ho detto abbastanza... Si narra che avesse tredici anni allorché soffrì il martirio. La crudeltà fu tanto più detestabile in quanto che non si risparmiò neppure sì tenera età; o piuttosto fu grande la potenza della fede, che trova testimonianza anche in siffatta età. C’era forse posto a ferita in quel corpicciolo? Ma ella che non aveva dove ricevere il ferro, ebbe di che vincere il ferro. […] Eccola intrepida fra le mani sanguinarie dei carnefici, eccola immobile fra gli strappi violenti di catene stridenti, eccola offrire tutto il suo corpo alla spada del furibondo soldato, ancora ignara di ciò che sia morire, ma pronta, s’è trascinata contro voglia agli altari idolatri, a tendere, tra le fiamme, le mani a Cristo, e a formare sullo stesso rogo sacrilego il segno che è il trofeo del vittorioso Signore... Non così sollecita va a nozze una sposa, come questa vergine lieta della sua sorte, affrettò il passo al luogo del supplizio. Mentre tutti piangevano, lei sola non piangeva. Molti si meravigliavano che con tanta facilità donasse prodiga, come se già fosse morta, una vita che non aveva ancora gustata. Erano tutti stupiti che già rendesse testimonianza alla divinità lei che per l'età non poteva ancora disporre di sé... Quante domande la sollecitarono per sposa! Ma ella diceva: "È fare ingiuria allo sposo desiderare di piacere ad altri. Mi avrà chi per primo mi ha scelta: perché tardi, o carnefice? Perisca questo corpo che può essere bramato da occhi che non voglio". Si presentò, pregò, piegò la testa... Ecco pertanto in una sola vittima un doppio martirio, di purezza e di religione. Ed ella rimase vergine e ottenne il martirio”. (tratto da De Virginibus, 1. 1)





S.Agnese: chi era?



Click per ingrandireNonostante il culto di S. Agnese, giovanissima vergine e martire, sia stato molto popolare tra i cristiani - specialmente di Roma - sin dagli anni successivi alla sua scomparsa, la sua storia personale si basa su diverse fonti incerte e contraddittorie.



Vediamo innanzi tutto quali sono i punti certi, che trovano riscontro in diversi autori:




Possiamo inoltre supporre che il martirio sia avvenuto nel corso dell'ultima, tra le persecuzioni di cui furono vittime i cristiani romani: quella operata da Diocleziano tra il 303 e il 313 d.C.



A parte questi pochi, ma già significativi dati, diverse tradizioni ci sono state tramandate in merito alla storia della santa.




Ecco le principali fonti sulla storia di S. Agnese:



1) Papa Damaso (366-384), che riporta la storia in un carme scolpito su una grande lastra di marmo, attualmente murato sulla parte est dello scalone che conduce alla basilica onoriana, vicino alla vetrata d'ingresso;



2) S. Ambrogio (337-397), che esalta S. Agnese nel De virginibus (377 circa) e nell'inno Agnes beatae virginis;



3) Prudenzio (340-405), grande poeta cristiano spagnolo, che canta la Santa nell'inno XIV del suo Peristephanon, pubblicato nel 405;



4) La Passio latina (Passio Sanctae Agnetis), testo agiografico del V secolo basato sulla tradizione popolare, che probabilmente veniva proclamato nel giorno di ricorrenza della nascita di Agnese;



5) La Passio greca, composta nel V secolo e subito tradotta in siriaco, in cui si parla del martirio della Santa.




Vediamo ora di ripercorrere più in dettaglio la storia di S. Agnese, con le sue diverse varianti, sulla base di quanto riportato dalle varie fonti.



Papa DamasoSecondo Damaso, il martirio di Agnese consistette nel rogo, che ella affrontò con coraggio e con l'estremo atto pudico di coprirsi il corpo nudo con la folta chioma dei capelli. L'associazione tra fuoco e denudamento ha fatto pensare (Frutaz) alla pena delle fiaccole con cui si ustionava il corpo, per poi finire la vittima con un colpo di grazia. Del resto le ossa di S. Agnese non presentano tracce di combustione.



S. AmbrogioS. Ambrogio, basandosi su tradizioni orali, parla della costrizione ad adorare dèi pagani, e di un tiranno che la voleva ad ogni costo prendere in sposa. Agnese, rifiutando, preferì il martirio, che però le venne dalla spada del carnefice, invece che dal fuoco, anche se non è specificato se si trattò di decapitazione o iugulazione (taglio della gola). Ugualmene presente, nel racconto del vescovo di Milano, la volontà di coprirsi le nudità, ma in questo caso per mezzo di una veste.



Prudenzio introduce un nuovo elemento, raccogliendolo dalla già consolidata tradizione: la costrizione ad essere esposta in un postribolo. I frequentatori non avevano neanche il coraggio di guardarla, ad eccezione di un giovane, che desiderava possederla, ma non riuscì ad arrivare al suo scopo, a causa di un bagliore che lo accecò negli occhi, dovuto ad un angelo vestito di bianco, che la serviva come guardia del corpo. La morte, per questo autore, arrivò per decapitazione.



Per la Passio latina, il carnefice di Agnese è il Prefetto di Roma, il cui figlio si era innamorato della ragazza tornando da scuola. Il denudamento forzato, e il conseguente gesto pudico, preludono all'avvio della ragazza al postribolo.




S. Agnese in Agone - RomaInteressante è notare come la tradizione popolare situasse tale luogo infame in un fornice dello stadio di Domiziano, detto anche circo agonale, dalla cui forma è scaturito il perimetro di Piazza Navona. La piccola chiesa che vi era stata costruita nell'VIII secolo, venne più volte ricostruita, ed infine sostituita nel XVII secolo dalla maestosa chiesa di S. Agnese in Agone, progettata dagli architetti barocchi Carlo Rainaldi e Carlo Borromini su incarico di papa Innocenzo X. Mentre dunque S. Agnese fuori le mura ricorda il luogo di sepoltura della Santa, la chiesa di Piazza Navona serba la testimonianza topografica del suo martirio.




Per la Passio greca, S. Agnese è invece una persona adulta, che accoglie attorno a sé molte matrone, alle quali fa conoscere Cristo. Denunciata al Prefetto, viene esposta nel postribolo, da cui però esce illesa.



In conclusione, possiamo dire oggi che è importante inquadrare la figura di Agnese nella sua cornice storica. In un clima di conflitto e di persecuzione come quello vissuto dai cristiani all'inizio del IV secolo a Roma, non deve stupire che credenti di tutte le età fossero disposti all'estremo sacrificio per testimoniare l'appartenenza alla chiesa emergente. Va inoltre considerata la profonda impressione che deve aver suscitato, all'interno della comunità cristiana, la morte di una ragazza ancora nel periodo della pubertà, nel clima tragico di quegli anni.



Non è quindi così difficile da comprendere come mai una santa bambina, dalla biografia assai incerta, abbia potuto suscitare tanta venerazione tra i cristiani di Roma, specialmente nei primi secoli della Chiesa, e come la verginità sia potuta diventare, nel tempo, il suo attributo più rilevante.