Per molto tempo la tradizione dell'albero di Natale rimase tipica delle regioni protestanti della Germania e solo nei primi decenni del XIX secolo si diffuse nei paesi cattolici. A Vienna l'albero di Natale apparve ufficialmente nel 1816, per volere della principessa Henrietta von Nassau Weilburg, mentre in Francia fu importato dalla duchessa di Orléans nel 1940. Oggi la tradizione dell'albero di Natale è universalmente accettata anche nel mondo cattolico. Papa Giovanni Paolo II lo introdusse nel suo pontificato facendo allestire, accanto al presepe, un grande albero di Natale proprio in piazza San Pietro
Ormai viviamo in una società multietnica. Questo è sotto gli occhi di tutti. Nelle scuole, soprattutto, sono molti i bambini stranieri, le nuove generazioni che, di fatto, cresceranno qui e, con ogni probabilità, si sentiranno più italiani dei loro genitori.
Purtroppo, però, accade sovente che i discriminati siano proprio gli Italiani, specialmente i bambini che frequentano le scuole materne ed elementari. Ogni anno, a Natale, le maestre si pongono il problema della celebrazione di una festa che non è più condivisa dalla totalità degli scolari. E così succede che scompaiano dalle scuole gli addobbi natalizi, né albero né presepe, non si preparino più i “regaletti” per i genitori (ricordo ancora, con una certa emozione, un rametto di agrifoglio in pannolenci che avevo preparato in seconda elementare per mamma e papà) e guai a proporre delle recite sul tema della natività. Tutt’al più si può osare un timido accenno a Babbo Natale, ma parlare di Gesù Bambino è del tutto improponibile.
Succede, così, che non volendo ferire la sensibilità dei bambini che professano altre religioni (specie i mussulmani), alla fine si provoca non poca delusione nei piccoli che a casa sentono parlare di questa festività e di tutti gli oggetti e i personaggi che la animano. Ovviamente, la presa di posizione di alcune scuole suscita il malcontento e le proteste delle famiglie. Ad esempio, le mamme milanesi chiedono spiegazioni all’assessore all’Istruzione di stanza a Palazzo Marino.
Proteste a parte, gli esperti che ne pensano? I cattolici, ovviamente, dissentono ma anche gli studiosi delle religioni sono dell’avviso che sacrificare, in nome della tolleranza, le proprie tradizioni sia un grave errore. «Quel che ci serve – spiega Ugo Perone, docente di Filosofia delle religioni all´Università del Piemonte orientale e inventore, negli anni Novanta a Torino, di uno dei primi “calendari multietnici” – è una cultura dell´accoglienza, non la rimozione di aspetti autentici e profondi come il cristianesimo è tuttora in Italia».
Ma siamo sicuri che gli auguri di Buon Natale possano non essere ben accetti?
Qualche giorno fa a scuola ho avuto modo di fare una chiacchierata con uno studente, che non frequenta una delle mie classi, che so essere straniero. Alla fine, prima di fargli gli auguri, mi sono informata sulla religione da lui professata. “Sono cristiano ortodosso, non si preoccupi. Anche noi festeggiamo il Natale e poi, anche se così non fosse, che male può fare un augurio se è sincero? Perché gli auguri di Buon Natale dovrebbero offendere qualcuno? Questa è una tradizione, chi non la condivide non ne subisce comunque alcun danno, ma gli farà piacere l’augurio in ogni caso, come se fosse buon ferragosto”.
Allora, rincuorata da questo “saggio” quindicenne, prendo il coraggio a quattro mani e AUGURO A TUTTI I MIEI LETTORI