Il reale problema delle uova, utilizzate come fonte proteica alternativa alla carne, al pesce e ai derivati del latte, riguarda più che altro il fatto che per eguagliare il contenuto proteico di 100 g di carne ne occorrono quasi 3, con un apporto di calorie notevole (più di 200) e un apporto di colesterolo che raggiunge il doppio di quello giornaliero raccomandato, sconsigliabile quindi a chi soffre di ipercolesterolemia, ma potenzialmente critico anche per un soggetto sano.
Le uova sono anche controindicate per chi soffre di calcoli alla colecisti, poiché stimolano la contrazione della stessa a causa dei grassi in esse contenute.
Tutti questi problemi riguardano però il tuorlo e non l'albume, il quale risulta essere una fonte proteica purissima e ad elevato valore biologico, priva di grassi e carboidrati, che può essere impiegata in moltissime preparazioni. Tuttavia l'uso degli albumi in purezza non è mai stato molto gettonato, anche a causa del fatto che molti soggetti non accettano il fatto di gettare i tuorli.
Da qualche tempo alcuni produttori hanno iniziato a commercializzare gli albumi pastorizzati, un prodotto ottenuto da uova sgusciate e pastorizzate a una temperatura inferiore a quella di coagulazione dell'albume (che avviene intorno ai 70 gradi).
La pastorizzazione e il confezionamento in tetrapak o in brick monoporzione presenta diversi vantaggi:
A dimostrazione del fatto che il povero uovo è uno degli alimenti più bistrattati, secondo alcuni la pastorizzazione produrrebbe la conversione degli L-aminoacidi (forma utilizzata dal nostro organismo) in D-aminoacidi (non metabolizzabili dall'organismo e in alcuni casi tossici).
Basta un minimo di spirito critico e sapere che cos'è la pastorizzazione per capire che un riscaldamento a 65 gradi per 30 secondi è molto meno cruento della cottura casalinga (pensiamo all'uovo sodo, che cuoce per 9 minuti a 100 gradi!).
In parole povere se la pastorizzazione ha effetti così dannosi chiunque mangia uova sode o alla coque dovrebbe essere già morto da un pezzo.