L'evoluzione della sessualità umana (The evolution of human sexuality)
Categoria : MISTERI NASCOSTI
Pubblicato da Luisa De Micco in 10/7/2011
Almeno due sono le valide ragioni per cui la sociologia deve occuparsi dei problemi della sessualità, nonchè delle sue modificazioni e della sua evoluzione in rapporto alle varie epoche ed ai vari popoli: prima di tutto perchè il sesso ha grande importanza per il comportamento sociale dell'individuo; in secondo luogo per i profondi rapporti e le intime influenze che esistono tra cultura e condotta sessuale. Lo studio di tali problemi nonchè delle istituzioni e delle credenze sessuali, è quindi un valido mezzo di indagine su una determinata società o una particolare epoca. Proprio queste ricerche hanno confermato che il modello di una condotta sessuale ha grande importanza nella comparsa degli atteggiamenti del gruppo e nella formazione dello individuo e che ad ogni modificazione culturale e sociale corrispondono anche mutamenti e diversificazioni nei valori attribuiti alla vita o al comportamento sessuale (e spesso, viceversa).

Shu, dio dell'aria, separa la figlia Nut dall'amplesso con il fratello Geb

Sulla base di studi sociologici si è inoltre potuto accertare come durante. l'evoluzione biologica il sesso sia andato assoggettandosi sempre più a particolari regolamentazioni sociali. La considerazione e il valore in cui sono tenute la sessualità e le sue espressioni - appunto perchè profondamente influenzabili dall'ambiente socio-culturale - non risultano in ogni civiltà uguali; i vari popoli considerano molto diversamente il sesso ed in base a tale particolare valutazione realizzano un proprio particolare modello di comportamento sessuale. Per questo, a seconda dei casi e del grado di libertà di una società, il sesso può essere represso molto duramente ed essere causa di sentimenti di colpa e di conseguenti stati di - ansia; può essere costretto in ristretti limiti e considerato un puro e semplice mezzo necessario per la riproduzione e la conservazione della specie; può, viceversa, godere di una certa libertà di espressione ed essere considerato una legittima e naturale occasione di piacere.

Tale profonda diversità di valutazione della sessualità non è assolutamente ricollegabile, in alcuna comunità con il grado di civiltà. Non è infatti vero, come spesso credono i profani, che le tribù -cosiddette selvagge siano più libere di fronte al sesso; si dà il caso anzi che presentino limiti più rigidi di quelli esistenti nella nostra società, che pur si ispira a criteri sessuo-negativi.

C'è, è vero, tra i selvaggi chi considera il sesso una fonte di piacere fine a se stesso, come accade presso un popolo della Melanesia, i Trobriandi; ma proprio all'opposto ci sono le tribù delle isole Marchesi, che usano il sesso come strumento di compensazione a delusioni e stati d'ansia, e i Mani della Nuova Guinea che lo condannano o quanto meno lo ignorano. Tali differenti valutazioni si ritrovano, tutte o in parte; anche nella civiltà occidentale.

I Trobriandi della Melanesia usano del sesso come d'una piacevole attività ludica: i loro piccoli conoscono presto il significato del sesso e imitano nei loro giochi i genitori, ai cui rapporti sessuali hanno liberàmente assistito. Conoscendo tutto della sessualità sin da bambini, i giovani trobriandi arrivano gradualmente - senza improvvisi salti qualitativi d'ordine psicologico - alla maturità sessuale e al suo esercizio. Il rapporto pre-matrimoniale è così molto diffuso, sia come prosecuzione del piacevole gioco genitale infantile, sia come vero e proprio allenamento al duraturo legame del matrimonio, realizzato il quale, qualcosa muta: la maternità riduce la libertà e l'attività sessuale si fa più riservata.

Gli abitanti delle isole Marchesi ricorrono all'attività sessuale per trovare un compenso alle paure e alle delusioni di quello che è per loro il problema di maggior importanza e gravità: la fame. Quest'incubo è poi accompagnato ed aggravato da un altro fattore, per altre ragioni frustrante: una rilevante scarsità di donne. da cui deriva l'usanza della poliandria. L'attività sessuale è consumata per poter dimenticare la fame, ma essa non è totalmente rasserenante e gioiosa, poichè l'uomo vive sempre nel timore di non trovare una compagna o di essere respinto da una donna amata. Malnutrizione e privazioni sessuali si uniscono quindi per mitizzare la sessualità: le paure e la fame agiscono come stimolanti del desiderio sessuale.

Un terzo esempio è offerto dai Mani della Nuova Guinea, presso i quali il sesso è visto come peccato e svalutato almeno nell'istituto familiare. La comunità si preoccupa soprattutto di accumulare beni e ricchezze: a tale scopo è subordinata ogni altra attività ed ogni interesse sociale. Le -famiglie predispongono, a distanza di tempo, i matrimoni basandoli esclusivamente su considerazioni economiche, e rifiutando che preferenze e desideri sessuali individuali possano in qualche modo ostacolare i loro propositi. Essendo bandito dai rapporti coniugali l'amore, ogni amplesso è semplice espressione di una istintiva funzione biologica e può, senza pregiudizi o condanne, avvenire anche comunemente fuori dall’ambito coniugale. Per le donne il sesso appare una funzione disgustosa e tra gli sposi la confidenza e lo affetto sono inesistenti; la cultura recepisce poi questa situazione: non un canto, presso i Mani, parla d'amore.








Accoppiamento propiziatorio per la caccia (incisione rupestre)

Differenze sia geografiche che nel tempo ed analoghe varie valutazioni si ritrovano anche nella storia dei costumi sessuali della nostra società. Nel secolo scorso (specie in Europa nell'epoca vittoriana) i valori sessuali nel matrimonio erano svalutati quasi come fra i Mani e ne furono influenzate analogamente cultura e civiltà. Il successivo sviluppo delle conoscenze anatamo-fisiologiche e psicologiche apportò profonde modificazioni ai vecchi modelli di comportamento sessuale, ma tra la repressione antecedente e il riconoscimento del valore naturale (e positivo) della sessualità il salto qualitativo fu così grande da provocare profondi squilibri. In reazione al puritanesimo bigotto ed alla repressione più assurda, si ebbe un'esaltazione dello erotismo, che portò il sesso ad un livello di gioco del tutto analogo a quello che si è visto caratterizzare la vita dei Trobriandi. Ed ancora. terzo caso, nella nostra società improntata ad un'accesa competizione ed a un'esasperato individualismo, gli uomini e le donne cercano nell’amore coniugale una condizione di sicurezza psicologica. Il possesso sessuale offre una sorta di compensazione ai pericoli ed alle paure sociali; proprio come accade tra gli abitanti delle isole Marchesi. E' significativo un episodio ormai divenuto famoso: in una sera del 1967 a New York in conseguenza di un grave guasto ad una centrale elettrica la città rimase senza luce; per l'impossibilità di dedicarsi alle normali attività e certamente spinti dall'ancestrale paura del buio, uomini e donne si rifugiarono nel rassicurante esercizio della sessualità, come fu documentato nove mesi dopo da un improvviso

ed esplosivo incremento delle nascite... Pur brancolando ancora tra l'uno e l'altro dei modelli di comportamento, il giovane d'oggi tende a costruirsi una nuova linea di condotta, più spontanea e naturale, in cui la sessualità è vista come una funzione costruttiva e positiva, atta a migliorare i rapporti fra uomo e donna e fondata sulla parità dei sessi.

Sono molti gli aspetti ancora oscuri della nascita e dello sviluppo della sessualità: si possono fare, per tutta una lunga fase dell'evoluzione dell'uomo, solo delle ipotesi, cui non offrono molte conferme adeguati documenti.

Probabilmente all'inizio; il sesso era una cieca e non finalizzata energia, una necessità che trovava sfogo su oggetti indifferenziati. Non doveva ovviamente esistere un sentimento simile all'amore, né differenze soggettivamente e oggettivamente apprezzabili tra bisogno istintivo e desiderio affettivo. Nel corso di migliaia di anni, dal giorno cioè in cui (un milione e mezzo e più d'anni fa) in una parte dell'Africa comparvero i primi progenitori dell'uomo, la sessualità si è sviluppata e trasformata parallelamente alla civiltà. Essa rimane tuttora una enorme forza che condiziona tutta l’attività umana. L'impulso elementare, biologico, è restato fondamentalmente lo stesso, ma la sua espressione si è modificata più volte nel corso dei tempi, non sempre linearmente, condizionata a sua volta dall'ambiente, dal clima, dall'alimentazione, dai rapporti sociali, dalla cultura.

Sulla base di ciò che accade fra gli animali è da supporre che nei primordi della sua esistenza, l'uomo esprimesse la sua sessualità con manifestazioni di violenza: cercava e inseguiva la femmina senza alcuna precisa scelta, ma solo ubbidendo alla necessità istintiva di soddisfare un bisogno. L'accoppiamento non presupponeva quindi alcuna condiscendenza da parte della donna.

Questa era la situazione al tempo della preistorica orda selvaggia, prima cioè che si instaurasse una qualsiasi organizzazione sociale. Anche con la successiva formazione del « clan » le cose non dovettero mutare di molto. Restava ancora ignorato, assai probabilmente, il rapporto biologico tra sesso e procreazione, non dovevano esistere ancora sentimenti alla base dell'esercizio sessuale. La donna era infatti non una compagna (od anche solo una proprietà) di un determinato uomo, ma dell'intero clan: apparteneva cioè a tutto il gruppo. Successivamente, con l'evoluzione biologica e civile, i rapporti dovettero cambiare. Quando sia avvenuta una prima differenziazione nei ruoli tra i sessi è impossibile stabilire, dovendo tale fenomeno risalire a tempi lontani decine di migliaia d'anni.

Certo le donne partorivano e l'uomo no, ma non erano altre, agli albori dell'umanità, le differenze. Il compito di cacciare e guerreggiare per l'uomo e quello di accudire ai lavori domestici per le donne (in una ben più larga accezione di quanto non si intenda oggi con tale termine) vennero stabiliti successivamente, in un'epoca che probabilmente risale di poco oltre l'inizio dell'ultima era glaciale, una ventina di migliaia d'anni fa.







Frammento di statuetta erotica

Due ipotesi vengono fatte a proposito delle possibili cause del qualitativo e rivoluzionario salto rappresentato dalla comparsa di una sessualità basata, almeno grossolanamente, ,sulla consapevolezza di una scelta, sul possesso individuale della donna. Una prima si ricollegherebbe ad un possibile rifiuto, messo in atto ad un certo momento, dalla femmina di cedere alla pura e semplice violenza del maschio: tale teoria porrebbe la donna alla base della trasformazione della sessualità, anche se poi sarebbero occorsi millenni - un tempo brevissimo nella storia dell'umanità - perchè da questa ripulsa derivassero amore e scelta, corteggiamento e tenerezza. Una seconda ipotesi si rifà, invece, al desiderio della donna - insorto durante l'assenza dei maschi andati a caccia o in guerra, - di abbellirsi con colori, collane e rudimentali vesti, allo scopo di suscitare nuovo interesse nel maschio che tornava alla base. Anche quest'altra ipotesi pone la donna alla base del mutamento del primitivo comportamento sessuale, confermando così l'importante ruolo che ella avrebbe. avuto (e che in fondò avrebbe ancora oggi) nella comparsa e nello sviluppo dell'amore, della felicità erotica, della libertà sessuale.

Prima che la sessualità da animalesca ed istintiva si facesse almeno un poco umana e cosciente, non doveva esistere non solo l'amore ma neppure amicizia fra uomo e donna. Forse un sentimento del genere comparve prima fra uomo e uomo, alleati nel raggiungimento di una qualche impresa e quindi sempre più legati fra loro da interessi comuni, riconoscenza, simpatia. Tale sentimento comparve, probabilmente dopo un lungo tempo, anche nei rapporti fra maschi e femmine, trasformandosi poi in affetto ed amore, in occasione di qualche grave tensione fra i sessi, in presenza cioè di qualche grave contrasto, per la cui soluzione fu necessario trovare una qualche novità di comportamento. Se il contrasto fu, come si è ipotizzato, il rifiuto della donna allo stupro animalesco, il superamento della tensione fu forse possibile con l'introduzione del principio della richiesta e del corteggiamento, che presuppone una scelta preventiva e una successiva dolcezza di comportamento, l'una e l'altra elementi importanti dell'amore. Il maschio con un processo evolutivo di grande importanza; mitigò il suo carattere violento, aggressivo e brutale.



Questa prima trasformazione non portò probabilmente a veri e propri legami duraturi, perchè dopo un periodo d'amore, forse anche dopo un solo atto sessuale, sia pure di tipo nuovo, i due compagni si lasciavano, tornando liberi e pronti ad altre scelte ed altri accoppiamenti.

Ma la scelta, il desiderio prima ed il suo appagamento dopo, non solo finalizzarono chiaramente e definitivamente l'istinto sessuale, ma misero in moto una catena di complesse successive reazioni: una prima fu probabilmente (si tratta sempre di ipotesi) il fatto che il maschio si sentì attratto dalla femmina che gli si rifiutava più che da quella che si concedeva. Ciò introdusse nella schermaglia, che precedeva l'accoppiamento, il corteggiamento, del resto largamente presente tra gli animali. La donna, dal canto suo provvide a realizzare una propria scelta e ad evitare di essere un puro oggetto delle altrui attenzioni, imparando a offrirsi e a ritirarsi a seconda dei casi, con un comportamento che oggi si definirebbe di civetteria e di malizia.

Una seconda conseguenza fu probabilmente ancor più importante per l'evoluzione della specie umana: il rapporto sessuale meno brutale e più coscientemente desiderato, dovette piacere anche al maschio, che provò; per la prima volta, un piacere nuovo e diverso da quello un tempo collegato alla sua brutalità.

Una terza conseguenza, forse più recente, fu il formarsi di una coppia fissa (o solo più duratura) o quanto meno di un gruppo poliandrico o poligamico più ristretto. Le tribù, i clan, i gruppi di cacciatori maschi che avevano conosciuto la nuova sessualità - basata sulla scelta e sul piacere - non potevano più accettare, quando erano in missione lontano dalla loro casa che le loro femmine fossero esposte all'aggressione o al desiderio d'un altro uomo, d'un cacciatore o di un guerriero di altro gruppo. Il maschio preistorico, in questo momento cercò probabilmente di assicurarsi una permanente possibilità di affetto e fruizione di quella che era stata la sua donna: il risultato fu la formazione della coppia, e la richiesta di fedeltà. Da ciò derivarono una serie di altri processi molto importanti per l'evoluzione sociale dell'umanità: le - femmine restavano fedeli al maschio assente; tra i maschi, che accettavano tale principio, diminuiva la rivalità motivata dal permanente desiderio di conquista, e si accentuava il rispetto dei reciproci diritti amorosi e sessuali.

Circa la terza ipotesi, ossia la decisione della donna di ornarsi, abbellirsi, vestirsi, è facile pensare che la femmina abbia modificato o completato il suo aspetto per desiderio di distinguersi dalle altre, per il piacere del tutto estetico per le cose colorate e via dicendo, più difficile è forse poter capire le ragioni che possono averla spinta a coprire il corpo, poichè 1.'ipotesi di una protezione contro il freddo non resiste alla critica. Si tenga conto infatti che furono le donne e non gli uomini a coprirsi per prime e le sole a farlo per lungo tempo, e che sino a epoche già storiche le parti del corpo coperte erano le regioni genitali.

Probabilmente la comparsa degli ornamenti e delle vesti ha determinato nel maschio una maggiore. eccitazione sessuale e la ricerca selettiva nell'ambito delle femmine, che gli si presentavano marcatamente più diverse l'una dall'altra. La sollecitazione alla scelta da un lato e la possibilità di maggior difesa dall'altro potrebbero aver portato alla necessità di un corteggiamento e di rapporti psicologicamente più elevati.