I meccanismi di difesa - LA RIMOZIONE NELLA PROSPETTIVA PSICANALITICA
Categoria : MISTERI NASCOSTI
Pubblicato da Adriana Addy in 1/4/2011
La rimozione non è solamente il meccanismo di difesa basilare, ma è anche quel concetto che pone le basi per la teoria dell'inconscio freudiano, giacché è in essa che Freud ravvisò la costituzione di un processo psichico che agisce al di sotto della coscienza. Per la verità la nozione di una parte inconscia della psiche nasce prima della teorizzazione freudiana, ma il lavoro di Freud definisce, in modo sistematico, l'ontogenesi e lo sviluppo dei processi psichici inconsci.


Donna7Gli sviluppi di tale ricerca porteranno Freud a rivisitare e a ridefinire molti dei concetti che il binomio teoria-clinica gli indicavano, e in tal modo anche il concetto di rimozione ha subito variazioni di significato. Pertanto, prima di specificare la rimozione come meccanismo di difesa, si ritiene utile illustrare sinteticamente questo concetto nella sua evoluzione teorica.




La rimozione come processo costitutivo dell'inconscio



Il concetto freudiano di rimozione è così importante da costituire, come Freud stesso ebbe ad affermare, la pietra angolare su cui poggia l'intero edificio psicoanalitico.



All'inizio dei suoi studi, e per un considerevole lasso di tempo, Freud impiegava i termini rimosso e inconscio come sinonimi, per indicare quella parte dell'apparato psichico che si pone al di sotto della sfera cosciente.



Tale concezione dell'apparato psichico gli veniva indicata dai dati clinici e, specificamente, dall'analisi dei pazienti isterici. Siamo al tempo della terapia ipnotica quando Freud, in collaborazione con Breuer, mise a punto il metodo catartico.



Talvolta, i pazienti in stato d'ipnosi riuscivano a ricordare certi episodi traumatici del passato con un'intensa carica affettiva. Quando ciò accadeva il sintomo o i sintomi associati a tale unità di rappresentazione-affetto scomparivano.



In questo periodo il rimosso coincide con ciò che viene dimenticato dell'esperienza attuale e che va a costituire la trama psichica inconscia, intuibile nei suoi derivati con taluni segni e sintomi.



Ben presto, Freud si rese conto dei limiti intrinseci al metodo ipnotico (non tutti i pazienti erano ipnotizzabili, spesso i sintomi ricomparivano o erano sostituiti da nuovi sintomi) e cominciò con l'invitare i pazienti a cercare di ricordare le esperienze dimenticate o rimosse.



In un primo momento egli utilizzò la suggestione, ad esempio premeva la fronte dei pazienti e li invitava a ricordare; successivamente ricorse al metodo delle libere associazioni.



In questo periodo, Freud iniziò a capire la dinamica del processo inconscio: si rese conto del gioco delle forze e delle tendenze psicologiche che stavano alla base della rimozione e che nell'analisi si manifestavano come opposizione (resistenza) all'emergenza del ricordo traumatico.



Freud, dunque, aveva formulato il principio tecnico del rendere conscio l'inconscio, ma i contenuti dell'inconscio prendevano forme sempre più precise man mano che progrediva la ricerca clinica.



Fin qui, il rimosso coincide con episodi traumatici di natura multiforme, episodi penosi cui l'individuo, e in special modo il bambino, cerca di sottrarsi con la rimozione.



La nozione successiva del rimosso è molto importante, perché la definizione che Freud darà di essa influenzerà in modo rilevante il percorso della psicoanalisi. Vediamo brevemente qual è e perché è così importante.



Durante le sedute analitiche, quando i pazienti parlavano della loro vita e dei loro ricordi, emerse sempre più chiaramente che la nevrosi originava da esperienze infantili drammatiche che riguardavano anche la sessualità.



Più specificamente, Freud si rese conto che in molti casi i pazienti avevano subito durante l'infanzia delle seduzioni sessuali da parte di persone adulte a loro vicine (i genitori o gli educatori).



Questa scoperta lo indusse a studiare più da vicino la sessualità e l'importanza che essa riveste per l'individuo. Tuttavia, ad un certo punto, Freud si convinse sempre più che la maggior parte delle esperienze di natura sessuale che i pazienti gli raccontavano erano il frutto della loro fantasia, non erano fatti realmente accaduti.



Con ciò, l'ottica di Freud si spostò decisamente verso il mondo interno dell'individuo, alle pulsioni e ai loro destini, mettendo in secondo piano le reali esperienze vissute dal bambino.



In tale concezione intrapsichica, il rimosso consisteva di impulsi e desideri di natura libidica e aggressiva che il bambino, anche a causa delle pressioni sociali, non poteva elaborare e che, quindi, aveva dovuto sacrificare alla coscienza.



In ogni modo, la rimozione assunse gradualmente la connotazione di meccanismo difensivo principale, una barriera eretta dall'Io per impedire che certi contenuti dell'inconscio (impulsi e desideri proibiti) emergessero provocando angoscia e altri sentimenti dolorosi.



Freud si occupò principalmente della rimozione, e il suo lavoro sulle difese dell'Io sarà approfondito dalla figlia Anna, la quale coniò il termine "meccanismi di difesa" (1936) per indicare tutti quei processi dell'Io deputati alla difesa nei confronti dell'Es.




La rimozione come meccanismo difensivo



La rimozione è un'attività dell'Io che impedisce all'impulso proibito proveniente dall'Es, e a qualsiasi derivato di tale impulso, come ricordi, emozioni, desideri o fantasie, di giungere alla coscienza.



Per l'individuo che lo ha rimosso, l'impulso semplicemente non esiste, e quindi se la rimozione è perfettamente riuscita non vi è alcun conflitto o sintomo manifesto. Con la rimozione siamo di fronte ad un gioco di forze in opposizione in cui la tendenza alla scarica, propria degli impulsi provenienti dall'Es, viene contrastata da una controcarica operata dall'Io.



In altre parole, il materiale rimosso, caricato dall'energia pulsionale, trova l'opposizione o contro-investimento dell'Io, il quale mantiene la rimozione mediante l'utilizzo costante di una certa carica d'energia psichica che è a sua disposizione.



È chiaro, dunque, che la rimozione ha un costo in chiave energetica, sia per il suo mantenimento sia perché l'energia legata agli impulsi rimossi non è più disponibile. La conseguenza di tale depauperamento d'energia si manifesta, sul piano psicologico, con una limitazione comportamentale e una perdita degli interessi.




Esempio clinico



In quest'esempio abbiamo una paziente che ha seri problemi a stabilire un rapporto con un uomo. Quando la donna incontra un uomo che l'attrae, inizia a vederne i difetti e le debolezze, facendo nascere dentro di sé il rifiuto per l'uomo.



Poiché tutti hanno difetti e debolezze, appare chiaro che questa donna non riesce ad iniziare nessun rapporto. La paziente è consapevole di tale modello di comportamento, ma non riesce a cambiarlo.



L'analisi di questa paziente conduce all'individuazione di un modello comportamentale in cui il rifiuto per gli uomini è una difesa dal pericolo di sentirsi rifiutata essa stessa. In questo caso ciò che la donna ha rimosso è il dolore per essere stata rifiutata da un genitore.




Osservazioni



Poco fa abbiamo affermato che quando la rimozione è perfettamente riuscita, l'individuo non presenta alcun sintomo e non avverte nessun senso di conflitto interiore. In quest'ipotetico caso il bilanciamento tra la carica pulsionale dell'impulso proibito e il controinvestimento dell'Io è in perfetto equilibrio o meglio la controcarica dell'Io è più forte della carica del materiale rimosso.



Tuttavia, tal equilibrio non è mai statico, perché è un lavoro di tipo omeostatico, fatto di aggiustamenti continui. In molti casi, come ben sanno gli analisti che ricevono i pazienti, la rimozione fallisce e ciò per varie cause, che adesso vedremo.



Le maggiori condizioni affinché venga turbato l'equilibrio tra gli impulsi proibiti e la difesa dell'Io, sono le seguenti (Brenner, 1973):





Sindromi cliniche che illustrano la rimozione





La rimozione nel comportamento normale



Noi tutti rimuoviamo una quantità d'impressioni, azioni e percezioni interne ed esterne, e non sempre lo facciamo in modo patologico.

Le comuni dimenticanze sono un esempio di rimozione, ma non per questo sono in relazione con i conflitti emozionali.



Un esempio molto banale e comune, è il non ricordare esattamente il nome di un attore o il titolo di una canzone, ma lo abbiamo sulla punta della lingua. Con uno sforzo intenzionale è facile che il nome o il titolo siano ricordati.



In questo caso, il nome era preconscio e, con un po' di sforzo, capace di divenir cosciente. I contenuti conflittuali rimossi, invece, essendo relegati nell'inconscio non possono essere resi consci con un semplice lavoro di recupero mnestico.



Certamente anche le comuni dimenticanze possono rivelare che alla loro base c'è un conflitto o comunque il desiderio di non ricordare.

Per esempio, non ricordarsi dell'anniversario del matrimonio può nascondere il desiderio di ferire il proprio partner.