Mio marito: Con lui fa quello che ti dice accontentalo. Dovevo dimostrarmi disponibile
Categoria : SOTTO VOCE
Pubblicato da Anonimi in 15/8/2012
gif56Se non sei geloso, se non ami per davvero la tua compagna, è inutile provare: non avrai alcun piacere nel vederla scopare da un altro. Queste parole le disse mio marito a un suo amico che era venuto a trovarlo. - Devi amarla ed essere geloso di lei solo così raggiungerai il massimo del piacere - aggiunse, l’amico ascoltava attentamente. Cornuti si nasce ed io sono fiero di esserlo. Con questa frase terminò il discorso, l’amico andò via. Cornuti si nasce ?


coppiatris«Perché hai detto al tuo amico che sei cornuto?».

«Perché è la verità, guarda che non mi vergogno a me fa piacere esserlo».

«Sei tutto strano non ti capirò mai».

«Hai qualche appuntamento galante oggi?».

«Forse non lo so ancora dovrei vedere uno conosciuto l’altro giorno, ma non so se ci vado».

«Perché non dovresti andarci? Fatti una bella scopata dammi retta».

«Ci penserò ora non mi va». Il nostro rapporto era alquanto singolare sapeva che lo tradivo continuamente e non diceva niente anzi era contento. Per conto mio era a posto con la coscienza gliel’avevo detto quando mi chiese di sposarlo che non ero affidabile che mi piacevano gli uomini cambiare in continuazione lui rispose che non c’erano problemi potevo fare tutto quello che volevo in cambio dovevo dimostrarlo di amarlo di tenerci a lui. Non mi costava tanto; fingere era sempre stato il mio forte.



Avevo iniziato a fare sesso a sedici anni ora ne avevo quaranta in ventiquattro anni avevo scopato tanti uomini; non li ricordavo tutti alcuni mi sfuggivano si erano persi nel tempo, ma il primo lo ricordo: fu il socio di mio padre, Achille si chiamava, mi prese nella bottega in piedi contro il muro sverginandomi senza pietà. Un amplesso violento privo di tenerezza per lui ero un buco, dove mettere il suo cazzo voglioso. Dopo avermi tamponata per più di dieci minuti, volle mettermelo in bocca il cazzo era sporco di sangue mi fece un po’ schifo, ma lo presi nella gola mi sborrò dentro quanta sborra ingoiai dopo che lo tolse, era pulito l’avevo lavato con la saliva. Dissi a mio padre quello che era successo e che doveva mandar via il suo socio.

«Come faccio è lui che mette i soldi nel negozio non ci pensare ormai è successo». Non fece niente. Rimasi molto delusa. Un giorno papà era a letto con la febbre mi disse di andare nel negozio ad aiutare Achille.

«Si brava con lui fa quello che ti dice è una brava persona accontentalo». Dovevo dimostrarmi disponibile dargliela senza obbiettare.

«Se è questo che vuoi non ci sono problemi mi farò fare tutto ciò che vuole».

«Brava Anita ora va non farlo aspettare ha bisogno di te». Andai nel negozio era dietro al banco.

«Vieni qui dietro inginocchiati e fammi un bocchino». Mi disse con naturalezza. Obbedì. Mentre glielo succhiavo, sentì che era entrato qualcuno mi fermai lui, mi fece cenno di continuare. Parlava con la cliente stavo attenta a non fare il risucchio. La cliente, aveva scelto la merce ora doveva pagare mentre armeggiava con il registratore di cassa, mi venne in bocca. Aspettai che la signora uscisse per venir fuori. Avevo la bocca piena di sperma.

«Che cosa aspetti a mandarla giù dai ingoia. Devi metterci più passione quando me lo fai, voglio vederti godere sapere che ti piace succhiarmelo hai capito puttanella?». Da quel giorno glielo facevo con più enfasi come se mi stesse chiavando in fica, fingevo di godere era contento. Un pomeriggio ero andata al negozio nella pausa pranzo stavano per andar via papà e il socio quando entrai, Achille abbassò la saracinesca e senza vergogna davanti a mio padre tirò fuori il cazzo.

«Dai tiralo fuori anche tu tua figlia è molto brava vedrai ti piacerà».

«E mia figlia!».

«Che ti frega fatti fare un bel bocchino dai». Mio padre mi guardò si abbassò la cerniera e lo tirò fuori con molta sorpresa notai che l’aveva duro segno che gli piacevo. Mi accovacciai e iniziai a spomparli prima uno poi l’altro e a volte entrambi mi vennero in faccia. Quando fui in macchina con mio padre gli chiesi una sigaretta si arrabbiò.

«Non voglio che fumi sei troppo giovane queste cose non si fanno». Che ipocrita.

«La sigaretta no non si fa ma sbocchinare te e il tuo socio si fa alla mia età? Dammi la sigaretta se non vuoi che dica tutto a mamma». Me la diede. Quasi sempre lo facevamo in tre anche il rapporto completo e la doppia penetrazione Achille amava molto mettermelo nel culo godeva da matti. Papà si rivelò un gran porco, un depravato: aveva sempre voglia di fottermi.

Avevo trovato lavoro in un laboratorio che produceva jeans, eravamo una decina tutte donne. Il proprietario Tonino non era meno porco di mio padre e del suo socio me ne accorsi subito. Una sera mi chiamò nel suo ufficio.

«Vedi Anita, tu sei nuova non sai ancora come vanno certe cose, le tue compagne di lavoro lo sanno e fanno le brave in cambio mi dimostro molto generoso». Avevo già capito cosa voleva.

«Quanto generoso?».

«Abbastanza non preoccuparti vieni qua fammi vedere come succhi». Il terzo cazzo in poche settimane una bella media che mi sarei portata dietro nel corso degli anni. Crescevo diventavo più bella e prosperosa i maschi facevano a cazzotti per portarmi a letto non dicevo mai di no. C’era una cosa che non andava ed era la paura di rimanere incinta, non prendevo niente e ai miei amanti non piaceva usare il preservativo; all’insaputa di mamma, andai dal medico di famiglia.

«Dottore mi deve prescrivere la pillola».

«Sei ancora così giovane aspetta un altro po’». Gli dissi dei miei continui amplessi di non avere un ragazzo fisso, ma tanti si attizzò cambiò espressione si vedeva che era arrapato. Mi chiavò sul lettino delle visite sborrandomi sul ventre.

«Ti ho vista nascere non avrei mai immaginato che un giorno ti chiavavo vienimi a trovare spesso». Mi prescrisse la pillola che prendevo tutte le sere prima di andare a letto.



Un mio amico mi disse che era arrivato il nuovo parroco in sostituzione di quello morto. Disse che era giovane e bello sembrava uno di quelli attori da “soap opera”. Ero curiosa di conoscerlo andai in chiesa con la scusa di volermi confessare.

«Come ti chiami figliola?».

«Anita».

«Dimmi tutto».

«Vede padre a me piacciono gli uomini sono stata con molti persino con mio padre».

«Con tuo padre!?». Esclamò facendosi il segno della croce.

«Raccontami ti ha violentata? Abusato di te? Ti ha preso contro la tua volontà?».

«Per niente padre ero consenziente ne avevo voglia anche io. Mio padre ha un bel cazzo glielo prendo in bocca nel culo e nella fica».

«Basta! Andiamo in sacrestia». L’avevo cotto a puntino come mi ero prefissata. Andammo nella sacrestia.

«Sei una puttanella devo punirti per questo: inginocchiati». Sollevò la veste non aveva né calzoni né mutande il suo cazzo era gonfio e teso.

«Fammi quello che fai al tuo genitore». Non chiedevo altro. Mentre lo succhiavo, recitava il rosario. Dopo che venne, mi diede appuntamento per la sera ci andai scopammo sull’altare fu una cosa meravigliosa una sensazione unica mai provata inseguito. Ci incontravamo spesso e lo facevamo ogni volta in posti diversi della chiesa anche nel confessionale era fantasioso depravato come piaceva a me. Fu lui stesso anni dopo a celebrare il mio matrimonio. Era tra gli invitati venne anche al ristorante.

Ci sono ancora tanti altri uomini che mi sono fatta, ma non intendo rivelare tutto adesso con calma…



N.B. La posta della rubrica " Sotto Voce " viene pubblicata integralmente, senza correzioni ne tagli, cestinando solo le storie ritenute troppo forti o di contenuto volgare.