Cos'è l'inferno? Il luogo o condizione inferno racchiude diversi concetti biblici
Categoria : MISTERI NASCOSTI
Pubblicato da Antonio Russo in 20/6/2012
gif78È giusto credere che la descrizione dell'aldilà fatta da Dante Alighieri, nella sua Divina Commedia, è frutto della sua fantasia? Non possiamo però ignorare che Dio stesso, prima tramite i profeti e poi tramite Suo Figlio Gesù e gli apostoli, ci parla dell'esistenza dell'inferno e di quella condizione di tormento, che Lui stesso ha destinato a durare per l'eternità.


InfernoGesù, nei suoi messaggi, ha parlato spesso della realtà dell'inferno. Nei Vangeli, Egli lo ha descritto come:






Sembra essere scontato che, come membri di chiesa e credenti di fede cristiana, accettiamo, tra l'altro, uno degli insegnamenti basilari di Cristo, che è l'esistenza dell'inferno. Purtroppo molti "credenti"  rifiutano di accettare tale realtà come voluta da Dio. Per qualcuno la questione dell'inferno viene aggirata con l'accettazione di ragionamenti e filosofie che alla fine pongono Dio in una posizione di impotenza (alla fine non è capace di perdonare tutti), o di troppa magnanimità (alla fine Dio perdona tutti) o, nel peggiore dei casi, nella posizione dell'ingannatore (Dio ha parlato sì dell'inferno, però non voleva dire che le persone debbono soffrire, etc., etc.). Quando Dio ha voluto creare tutte le cose che esistono non ha chiesto conto a nessuno, per cui anche se non crediamo e non accettiamo qualcosa che Dio ha fatto, non per questo possiamo dire che non esiste!





Cos'è l'inferno?



Il luogo o condizione inferno racchiude diversi concetti biblici che, seppur descritti con termini diversi nelle lingue ebraica e greca, hanno in comune un predominante concetto, che è quello dell'esistenza di una realtà, dopo la cessazione dell'esistenza dell'uomo sulla terra, di condizione eterna, lontana da Dio e nella sofferenza. D'altronde, la creazione di Dio, il Suo l'impegno per la realizzazione della salvezza dell'umanità, con la necessità della nascita, della morte e risurrezione di Cristo, sarebbero state inopportune in una realtà dove non ci sarebbe una punizione eterna e dove alla fine tutto sarebbe tornato nel nulla assoluto o nella eterna scomparsa dell'uomo malvagio e peccatore, tutte cose, queste, che ci portano alla deviazione totale dall'insegnamento di Cristo e completamente fuori dal cristianesimo. 



Anche se la dottrina dell'inferno non è la dottrina centrale del cristianesimo, possiamo tranquillamente dire che è, insieme alle altre, un insegnamento importantissimo, per cui negando la sua esistenza saremo costretti a rifiutare le altre che sono ad essa collegate. Tutte le dottrine e gli insegnamenti fondamentali di Cristo sono vitali per il credente, sono come i raggi di una ruota, per cui venendone a mancare uno, viene compromessa la funzionalità della ruota stessa.



I termini che riscontriamo nelle lingue bibliche sono:






Dunque i passi della Bibbia che ci parlano di queste realtà non ci vogliono trasmettere dei concetti puramente simbolici, come vogliono credere quelli che rifiutano il sano insegnamento di Cristo per abbracciare le tesi dell'annichilimento e del condizionalismo, ma ci descrivono, seppur aiutati da figure immaginarie, delle realtà presenti e future.



La Geenna, o lo Stagno di Fuoco e di Zolfo è veramente un luogo in cui si soffre. Infatti, dice ancora la Parola, "lì sarà il pianto e lo stridor di denti".



Inoltre bisogna distinguere tra la cessazione della vita fisica e la morte eterna.



Noi uomini creati ad immagine e somiglianza di Dio siamo spirito, abbiamo un'anima ed un corpo. Come dice l'Apostolo Paolo "abitiamo in questa tenda (corpo)". Quando, per un qualsiasi motivo di infermità o di incidente, il nostro corpo non è più in grado di funzionare, diciamo che "si muore", alla nostra anima viene a mancare quella condizione che le permette l'esistenza sulla terra, o meglio ancora, sulla superficie della terra. Questa è la morte fisica, la cessazione della vita del corpo.



La morte eterna, invece, è la condizione di mancanza di vita divina per l'eternità. E' chiamata anche "la morte seconda" in Apocalisse 20:14 ed è raffigurata come uno stagno dove bruciano continuamente elementi infiammabili.



Così quando leggiamo nella Bibbia che l'uomo che muore viene posto nella tomba e li non si ricorderà più niente, vuol dire che il corpo, creato o trasformato da Dio dalla terra, ritorna alla terra da dove è stato tratto, ma l'anima scende nel soggiorno dei morti (Sceol, Ades, o Inferno).



In ebraico il termine "tomba" è "queber", in greco "taphos" e "mnemeion". Sono tutti termini differenti da quelli sopra descritti e rappresentano e descrivono condizioni e luoghi diversi. La morte



Anche se vogliamo partire dal presupposto che termini come: stagno ardente, fornace ardente, pena di fuoco eterno, fuoco inestinguibile, verme che non muore e tormento, trattano di una descrizione simbolica, in tutto o in parte, sono comunque riconoscibili delle realtà spaventose: lontananza da Dio, tenebre, sofferenze e tormenti.



L'indicazione perentoria di tali dolori nello Sceol o nella Geenna, non si possono paragonare a un'estinzione o annientamento dell'esistenza. Se l'uomo fosse veramente annientato all'atto della morte terrena sarebbero superflui e incomprensibili i riferimenti al "fuoco eterno" o "inestinguibile", al "verme che non muore" e alle relative sofferenze.



Da nessuna parte della Sacra Scrittura si trova una chiara prova del fatto che questo "fuoco" rappresenta un atto unico di annientamento che dà termine all'esistenza dell'individuo, mentre invece si denota la sua eterna durata.



Per descrivere la realtà della punizione, della sofferenza e della lontananza eterna da Dio, la Bibbia utilizza costantemente concetti che richiamano orrore, dolore e sofferenze. Per esempio, la Geenna non rappresenta qualcosa di irreale, temporaneo e vuoto, ne qualcosa che annienta definitivamente, ne un luogo di condizione intercorrente fra le varie reincarnazioni, ne un luogo di purificazione come il Purgatorio.



Alla fine anche  "la morte" e "il soggiorno dei morti" saranno gettati nello Stagno di Fuoco (Apocalisse 20:14). Questo ci descrive: 1) il passaggio dei morti, da una condizione temporanea di sofferenze ad una condizione finale di eterna perdizione; 2) il termine della funzione dello Sceol di "anticamera dell'inferno", così, seppur ve ne fossero rimasti alcuni, anch'essi si troverebbero nella eterna e finale destinazione, dentro lo Stagno di Fuoco.





Conclusione



Accettare l'insegnamento sull'inferno e descriverlo, non significa gioire ed essere felici per le molte anime che vanno in quel luogo di tormento. Nella Bibbia sta scritto che Dio non si compiace nel peccatore che perisce, ma desidera che ogni persona giunga alla conoscenza della verità per poter scegliere per la sua salvezza.  Purtroppo, ed a malincuore, dobbiamo costatare che, o per ignoranza, o per negligenza, o per libera scelta, molte persone vivono la propria vita vicino alla religione ma lontano da Dio. Anche noi come figli di Dio ci associamo al sentimento di Dio, e il solo scopo di questa modesta iniziativa è quello di servire come monito ed avvertimento per coloro che consapevoli o inconsapevoli sono sulla strada che li porta all'inferno.



Gesù ha detto: "...due sono le vie: una stretta ed angusta che porta alla vita, e pochi sono quelli che la prendono; l'altra larga e spaziosa che porta alla perdizione, e molti sono quelli che vi si incamminano" (Matteo 7:13-14).



La strada che conduce all'inferno è prima di tutto una strada (trascorrere la vita) senza la Salvezza che Cristo offre e senza Dio; è la strada del peccato e delle concupiscenze, della realizzazione dei propri desideri ad ogni costo.



Strada significa "trascorrere la vita", "seguire una tale decisione", "fare una tale scelta". È una decisione che prendiamo noi, conseguentemente alla libertà che Dio ci ha dato. La strada della politica corrotta, della religione formale, della scienza senza Dio, delle filosofie e delle dottrine ingannatrici, della disobbedienza e dell'egoismo, è la strada che tira dritto per l'inferno.



Il rimedio per evitare ciò è cambiare strada, decidere di fare la volontà di Dio e arrendersi all'amore di Cristo, colui che può perdonare tutti i nostri peccati ed assicurarci una vita eterna vicino a Dio e fuori dall'inferno.





Alcune Scritture che confermano l'esistenza del soggiorno dei morti e che in esso vi scendono gli empi quando muoiono.



"Gli empi se ne andranno al soggiorno dei morti, sì, tutte le nazioni che dimenticano Iddio" (Salmo 9:17), ed a proposito della sorte di quelli che confidano nei loro grandi averi e si gloriano della grandezza delle loro ricchezze e scritto: "Sono cacciati come pecore nel soggiorno dei morti; la morte è il loro pastore" (Salmo 49:14).



Giobbe, parlando degli empi, disse: "Passano felici i loro giorni poi scendono in un attimo nel soggiorno dei morti" (Giobbe 21:13).



Isaia, parlando della sorte di quelli che in Sion non ponevano mente a quel che faceva il Signore, ma si inebriavano di piaceri disse: "Perciò il soggiorno dei morti si è aperto bramoso, ed ha spalancata fuor di modo la gola; e laggiù scende lo splendore di Sion, la sua folla, il suo chiasso, e colui che in mezzo ad essa festeggia" (Isaia 5:14).



Dio per mezzo di Ezechiele predisse ciò che avrebbe fatto a Tiro con queste parole: "Allora ti trarrò giù, con quelli che scendono nella fossa, fra il popolo d'un tempo, ti faro dimorare nelle profondità della terra, nelle solitudini eterne, con quelli che scendono nella fossa..." (Ezechiele 26:20).



Gesù quando rimprovero Capernaum gli disse: "E tu, o Capernaum, sarai tu forse innalzata fino al cielo? No, tu scenderai fino nell'Ades" (Matteo 11:23).









FALSE OPINIONI





Quelle che seguono sono alcune delle false idee sull'inferno, purtroppo molto diffuse, che in alcuni casi nascono da una lettura distorta della Scrittura, mentre in altri casi sono del tutto arbitrarie.



a. Universalismo



Insegna che alla fine tutti saranno salvati. "Iddio è troppo buono per escludere qualcuno dal Cielo", è l'argomento preferito da questa teoria, la quale è contraddetta e smentita da versetti come Romani 6:23, Luca 16:19-31, Giovanni 3:36 ed altri. In realtà, quello di escludere i peccatori dal Cielo è un atto di misericordia di Dio, perché un peccatore corrotto sarebbe infelice in Cielo come sarebbe infelice un santo di Dio all'inferno.



b. Restaurazionismo



Insegna che la punizione all'inferno non è una punizione eterna, ma un'esperienza temporanea che ha lo scopo di purificare il peccatore e renderlo adatto per il Cielo. Se le cose stessero così, le fiamme dell'inferno avrebbero maggiore potenza del sangue di Cristo. Inoltre, l'esperienza ci insegna che la punizione in se stessa non è rigeneratrice: può frenare, ma non trasformare.

Inoltre, secondo Matteo 25:41, se la punizione degli empi ha un termine, deve averlo anche la felicità dei giusti.



c. Seconda opportunità



Afferma che tutti avranno una seconda opportunità di accettare la salvezza, tra la morte e la risurrezione. Le Scritture, però, insegnano che al momento della morte il destino eterno dell'uomo è fissato (Ebrei 9:27). Inoltre, se la gente pensasse di avere un'altra opportunità, chi approfitterebbe della prima? E se essi trascurano la prima opportunità, per le leggi della natura umana saranno ancora più deboli quando dovranno approfittare della seconda.



d. Annichilazionismo



Insegna che Dio annienterà gli empi. L'Annichilazionismo trae questo insegnamento da una lettura errata di versi come II Tessalonicesi 1:9 ed altri passi, che dicono che gli empi saranno distrutti. In realtà nelle Scritture, questa parola non significa annichilimento, ma rovina. 

D'altronde, se la parola "distruzione" in questo versetto significasse annichilimento, la parola "eterna" sarebbe superflua, perché l'annichilimento dura per sempre.

Nell'ambito di questa teoria vengono citati anche dei passi che mostrano la morte come punizione per il peccato. Ma in questi casi il riferimento è alla morte spirituale, non a quella fisica, e la morte spirituale significa separazione da Dio. La promessa della vita, fatta da Dio a colui che ubbidisce, non significa il dono dell'esistenza, perché questa la posseggono tutti. E se la vita come ricompensa non significa il dono della semplice esistenza, la morte come punizione non significa la perdita della semplice esistenza.