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Rubriche > RUBRICA MEDICA > Gravidanza
Gravidanza
Articolo di Dott. Luigi Scarpato pubblicato il 5/1/2009 (1642 Letture)
Con il termine gravidanza si intende la particolare condizione in cui si trova la donna dal momento del concepimento fino a quello del parto. Un vero e proprio percorso di trasformazione (non solo dal punto di vista biologico ma anche psicologico e sociale) che dura – in condizioni normali – per nove mesi, ossia 280 giorni, quindi 40 settimane. Il termine di una gravidanza fisiologica, comunque, è da intendersi più in generale tra le 38 e le 42 settimane.


Apparato Femminile



Tradizionalmente, poi, la gravidanza viene divisa in tre diversi trimestri: il primo che va dall’ultima mestruazione alla quattordicesima settimana; il secondo che prosegue fino alla ventisettesima; infine il terzo che naturalmente si conclude con il parto. Ciascun trimestre è fortemente caratterizzato e porta con sé importanti cambiamenti nel corpo e nella mente della gestante, nelle sue abitudini di vita, nelle sue emozioni, nonché nelle relazioni e nell’ambiente complessivo (familiare, culturale, lavorativo ecc.) che la circonda.



Il primo trimestre di gravidanza è particolarmente delicato. Innanzitutto si tratta della fase della cosiddetta embriogenesi ed organogenesi del concepito. E’ proprio in questa fase che l’uovo fecondato, lo zigote, trasformatosi prima in morula e poi in blastocisti, darà origine all’embrione. Ed è questa la fase in cui lo stesso embrione passerà da pochi millimetri a circa 10 centimetri di lunghezza.



Non solo. Proprio in questa fase l’embrione inizierà progressivamente a sviluppare tutti i tasselli del proprio organismo. Dal cervello alla colonna vertebrale, dagli arti al sistema circolatorio, dalla bocca, agli occhi fino alle orecchie. Verso la tredicesima settimana sarà anche possibile ascoltare il battito cardiaco fetale attraverso gli appositi apparecchi ad ultrasuoni.



Si tratta quindi di una fase fondamentale della gravidanza in cui, ad esempio, occorrerà osservare grande attenzione prima di utilizzare eventuali farmaci e sostanze di alcun tipo che potrebbero provocare aborti o malformazioni. In caso di necessità sarà essenziale rivolgersi prima al proprio medico. Per lo stesso motivo sarà anche importante – in caso di sospetti, ad esempio di fronte ad un significativo ritardo del ciclo - diagnosticare l’eventuale gravidanza il prima possibile. Questo proprio per evitare che la donna, inconsapevole dell’iniziata gravidanza, possa incautamente assumere prodotti nocivi per sé e per il nascituro.



Ma le trasformazioni del primo trimestre vanno al di là di queste basilari precauzioni. Il quadro ormonale della gestante, infatti, andrà incontro ad un vero e proprio terremoto. Compaiono ad esempio le beta-HCG (utilizzate appunto per fare diagnosi di gravidanza), prodotte dal trafoblasto prima e dalla placenta poi. I livelli di tale glicoproteina si moltiplicano rapidamente per settimane fino a raggiungere il loro picco proprio in corrispondenza del terzo mese. La presenza di questo ormone – che permette al corpo luteo di mantenersi attivo e produrre progesterone - è fondamentale per consentire alla gravidanza di procedere correttamente; tuttavia gli effetti collaterali determinati dalla sua rapida crescita –così come dall’aumento del progesterone stesso - sono alla base di alcuni caratteristici e fastidiosi disturbi del primo trimestre: nausea, vomito, stanchezza, sbalzi d’umore, turgore al seno e pollachiuria (ossia un aumentato bisogno di urinare). C’è chi parla addirittura di vera e propria "anarchia del corpo".



gravidanzaLa donna potrà anche avvertire qualche prima piccola contrazione dovuta all’utero che, dalla piccola pelvi in cui si trova, inizia a prepararsi per il proprio successivo e graduale sviluppo a livello addominale. Non a caso nel corso dei nove mesi di gravidanza, l’utero - dai circa 60 grammi di peso iniziale - arriverà gradualmente a superare i 1000 grammi con una capacità aumentata di centinaia di volte. Tutto il tratto genitale della gestante, d’altra parte, andrà incontro ad importanti trasformazioni: a livello della cervice avremo ad esempio una certa ipertrofia e iperplasia ghiandolare e un significativo aumento della vascolarizzazione, mentre a livello vaginale aumenteranno lo spessore della mucosa e la lassità del connettivo.



La gravidanza determinerà importanti modificazioni anche a livello del sistema cardiocircolatorio, con aumento del volume di sangue circolante, della frequenza e della gittata cardiaca e di quello gastrointestinale, con un consistente rallentamento della persitalsi – dovuto nel corso dei mesi sia a fattori ormonali che meccanici - e conseguente rischio di bruciori, reflusso, stitichezza ed emorroidi. Infine la gestante potrà sperimentare anche un certo aumento della ritenzione idrica con possibile formazione di edemi e gonfiori, ad esempio a livello degli arti inferiori.



Oltre alle trasformazioni strettamente fisiche, però, la donna nel primo trimestre si trova ad affrontare anche alcuni delicati passaggi psicologici ed emotivi. La presa di coscienza della nuova gravidanza – al di là del fatto che questa fosse più o meno programmata e desiderata – comporta comunque un momento di intenso e articolato assestamento. Subentreranno momenti di incertezza e sentimenti di ambivalenza. La gioia per questo straordinario evento si accompagnerà ai dubbi e alle incertezze sulla propria adeguatezza e sui cambiamenti che l’arrivo di un figlio inevitabilmente comporterà. Fino a quel momento esclusivamente figlia, la donna inizierà a percepirsi madre, oscillando tra l’accettazione e il rifiuto di questa nuova condizione.



Con l’avvento del secondo trimestre, invece, si apre generalmente un capitolo nuovo. La gravidanza – che ormai è stata in gran parte metabolizzata, sia dal punto di vista fisico che psicologico – inizia a manifestarsi con segni tangibili. Innanzitutto diventa visibile grazie all’utero che aumenta di volume e cresce a livello addominale. La gravidanza adesso diventa un evento sociale.



In secondo luogo la donna inizia a percepire i cosiddetti movimenti attivi fetali (MAF). Il feto – tra l’altro già sensibile agli stimoli esterni - si manifesta direttamente alla propria madre. La donna si sente piacevolmente invasa. Stabilisce un rapporto di autentica simbiosi con il suo piccolo. Si fanno largo sentimenti di contenimento e accoglienza.



L’organogenesi è ormai terminata. La placenta completa la sua crescita. Scompaiono molti dei disturbi precedentemente elencati, come nausea e vomito. Possono tuttavia aumentare le secrezioni vaginali e verificarsi alcuni noiosi bruciori di stomaco. Gli estrogeni e il progesterone continuano a modellare la donna, creando le condizioni necessarie ad una buona gestazione. Si registrerà un primo significativo aumento di peso. Si svilupperanno le dimensioni di mammelle e capezzoli e avremo delle alterazioni della pigmentazione a livello delle areole (dove si verificherà anche un aumento delle ghiandole sebacee del Montgomery). Possono inoltre, progressivamente, intensificarsi alcuni fenomeni a carico della cute (cloasma gravidico, linea nigra, strie rubre) e comparire alcune modificazioni vascolari (come gli angiomi).





Dalla ventottesima settimana in poi entriamo infine nell’ultimo trimestre di gravidanza. Il periodo che prepara e porta alla nascita. In questa fase il feto cresce (arrivando alla fine a più di 50 cm di lunghezza) e si sviluppa soprattutto dal punto di vista delle dimensioni fisiche (un po’ alla volta non peserà più grammi ma chilogrammi) e naturalmente delle capacità funzionali. I suoi spostamenti, così come i suoi calci e pugni saranno ben percepibili dalla madre. Finché, in condizioni normali, non assumerà – nelle ultime settimane, quando lo stesso spazio disponibile si sarà ridotto notevolmente – la presentazione ideale per il parto. Cioè quella cefalica.



La donna andrà incontro alle ultime e decisive trasformazioni. Tra queste la comparsa delle contrazioni di Braxton-Hicks (l’utero un po’ alla volta si prepara per il momento del parto) e del colostro, precursore del latte materno. Ovviamente il peso aumenterà ulteriormente, così come le dimensioni del pancione. La gestante non potrà quindi essere agile come prima della gravidanza. Salendo le scale le mancherà il fiato. Non sempre, la notte, riuscirà a rigirarsi nel letto e a riposare come al solito.



Potrà trovare sollievo nell’acqua. Nella vasca di casa come in piscina. Magari assistita e sostenuta da operatori competenti come l’ostetrica. Un ambiente tranquillo, protettivo e intimo, in grado di favorire il contatto tra la madre e il bambino. Un ambiente capace di stimolare la liberazione di endorfine e quindi una maggiore sensazione di benessere. Un ambiente che – eliminando la forza di gravità – si presterà senza dubbio ad un’attività fisica adeguata perché non troppo stressante.



Specie nelle ultime settimane potrà subentrare qualche problema di mal di schiena. Ecco perché sarà importante che la gestante partecipi a corsi di preparazione al parto nei quali, oltre alla parte teorica, sia previsto uno spazio per la ginnastica e la preparazione fisica. Rispettare una corretta postura, nonostante i cambiamenti del corpo, rappresenta infatti la condizione fondamentale per tutelare efficacemente la propria colonna vertebrale e più in generale tutta la propria salute. Sarà inoltre importante preparare il proprio perineo con massaggi ed esercizi mirati – per ridurre il rischio di lacerazioni durante il parto - ed allenarsi ad una corretta respirazione in vista del travaglio.



Sotto il profilo psicologico ed emotivo, emergeranno nella donna pensieri e preoccupazioni differenti, a volte persino contrastanti. Ansia e insofferenza, a volte paura, quasi sempre allerta. Da una parte sentirà l’inevitabile stanchezza di nove mesi di gestazione e si preparerà alla nascita imminente. Si farà largo il cosiddetto "istinto di nidificazione", ossia la necessità di preparare tutto perfettamente, nei minimi dettagli. Di sistemare ogni cosa, materiale e non, affinché il parto possa avvenire solo quando tutto sarà "a posto". D’altra parte però, la gestante, dovrà anche fare i conti con una certa ansia di separazione. Con la consapevolezza cioè che quel magico rapporto simbiotico con il proprio feto, durato nove mesi, sta per terminare o almeno sta per assumere una nuova forma. La forma di un bambino reale e non più solo immaginato, sognato, comunque idealizzato. Un bambino che potrebbe anche rivelarsi differente da quello "programmato" fino a quel momento. Il bambino insomma acquista una propria, autonoma, identità.



Tutto questo lungo viaggio - che si concluderà naturalmente con il parto – sarà probabilmente caratterizzato anche da visite mediche, esami di controllo, ecografie e monitoraggi. I progressi della medicina permettono oggi alla maggioranza delle coppie di vivere delle gravidanze tecnicamente quasi perfette. Ma di questo si parlerà altrove. A noi, in questo contesto, preme piuttosto sottolineare che al momento nessun progresso scientifico può pretendere di esaurire il miracolo della nascita, riducendolo a mero evento tecnico. Troppo profondo è il mistero che avvolge quella pancia e le dinamiche che al suo interno si compiono tra la madre ed il proprio bambino. Solo loro ne sono artefici e protagonisti. Solo loro ne custodiscono il segreto. Solo a loro spetta il compito di continuare la vita.



 







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